Perché gestire lo sviluppo CAD di prodotto con il PLM?

Perché gestire i dati CAD 3D con il PLM?

Secondo una ricerca condotta da RAAD Research i prodotti tecnologicamente avanzati non possono più essere sviluppati senza il supporto di un sistema PLM che garantisca una efficace fase di R&D e un time-to-market ridotto secondo quanto previsto dal mercato attuale. Grazie ad una puntuale gestione del ciclo di vita del prodotto i limiti della capacità di archiviazione del file system e il problema del backup dei dati vengono in tal modo superati facilmente.
Il PLM consente di memorizzare in modo sicuro nel proprio database la conoscenza e il know how associati al prodotto (propri dei sistemi di modellazione solida 3D) ed è per questo motivo che risulta indispensabile l’integrazione tra CAD (MCAD e ECAD) e PLM, in modo da condividere tale risorsa sempre aggiornata e coerente con tutta l’azienda: in tal modo tutti i dipendenti che sono abilitati a farlo possono accedere alle informazioni principali e più importanti, indipendentemente dal sistema CAD e ERP.

I vantaggi del PLM nella gestione dei dati CAD

  • Controllo e monitoraggio dei processi di approvazione e di modifica per garantire la sicurezza dei processi.
  • Controllo e monitoraggio delle informazioni correlate a CAD, come i programmi CN, i piani di lavoro e disegni neutri appartenenti ad un modello specifico.
  • Tracciabilità garantita attraverso la gestione delle versioni e delle varianti.
  • Lavoro in parallelo / simultaneous engineering / working-around-the clock sempre nella versione aggiornata.

Gli elementi funzionali del PLM nella gestione dei dati CAD

  • Fornitura dei dati CAD in una memoria protetta
  • Creazione di versioni e varianti per monitorare e garantire la coerenza di tutti i riferimenti tra modelli CAD
  • I singoli componenti possono essere modificati o cancellati senza condizionare gli assiemi esterni
  • Supporto per la parametrizzazione e la strutturazione delle famiglie di elementi
  • Liste ˈwhere usedˈ e distinte base in diversi formati
  • Fornitura di parametri geometrici dal sistema CAD negli elenchi delle caratteristiche del sistema PDM

Il PLM apporta benefici a tutta l'azienda

L’introduzione inoltre di una soluzione PLM come PRO.FILE consente l’ottimizzazione dei processi di sviluppo R&D.

I vantaggi si possono rilevare in tutte le fasi del ciclo di vita, dallo sviluppo all’organizzazione del lavoro, dalla produzione fino al service post-vendita.

Benefici economici (misurabili):

  • accelerazione dei processi e dell’iter approvativo con processi di escalation
  • riduzione dei costi grazie al riutilizzo dei pezzi già progettati (sia meccanici che elettrici/elettronici)

Vantaggi indiretti:

  • Più rapido accesso ai mercati
  • Miglioramento della qualità dei prodotti

Sei alla ricerca di una soluzione PLM per gestire i tuoi dati CAD? Vuoi condividere la conoscenza salvaguardando la sicurezza dai dati? Prenota una demo di PRO.FILE e scopri anche tutte le altre interessanti funzionalità.

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La ricetta perfetta per guidare il Change Management con il PLM

Quando le aziende decidono di intraprendere un progetto PLM (Product Lifecycle Management) si aspettano di ottenere un cambiamento radicale nei risultati di business. Come? Fornendo l’accesso a dati di qualità, snellendo e razionalizzando i processi di sviluppo prodotto, migliorando l’efficienza aziendale. Molto spesso si definiscono obiettivi troppo alti e pretenziosi e – dopo grossi investimenti e sforzi – i benefici attesi non vengono raggiunti.

Le trasformazioni digitali basate sul PLM sono difficili perché abbracciano attività interdipartimentali, incrociando/scontrandosi con processi, cultura e sistemi ben consolidati e radicati. McKinsey & Company, nella sua ricerca The Inconvenient Truth About Change Management, afferma che circa il 70% di tutti i programmi di cambiamento falliscono. E il PLM non fa eccezione.

Perciò come occorre comportarsi? Esiste una ricetta segreta per affrontare le minacce comuni agli interventi di Change Management di successo?

Inizia la tua iniziativa di cambiamento con gli ingredienti giusti

Crea una visione convincente per il cambiamento: è la chiave per iniziare bene l’iniziativa PLM. Parti dal risultato in mente. La tua visione è una “immagine” di ciò che aspiri a raggiungere con il tuo programma di trasformazione PLM.
La tua visione deve andare oltre l’iniziativa di cambiamento stessa… oltre il problema che deve risolvere, per uno scopo più ampio e più significativo.
Una buona visione deve essere chiara e semplice: deve fornire direzione, ispirazione e impegno al cambiamento. Perché vale la pena cambiare? Ad esempio: per sviluppare prodotti o servizi migliori, per essere la prima azienda del settore completamente digitale end-to-end, per collaborare in modo stretto con clienti e fornitori grazie ad una condivisione più efficace dei dati.

Una volta condiviso con tutti gli stakeholders la visione prosegui impostando la strategia: gli obiettivi e il percorso migliore per raggiungerli. Obiettivi chiari e raggiungibili, che possano essere misurati e fungere da motivazione.

Una volta definita la tua visione e la tua strategia è ora il momento di costruire il team di progetto. Questo gruppo sarà incaricato di definire gli step del progetto PLM, essere promotore del cambiamento e, infine, guidare l’implementazione e il lancio in produzione. Il tutto con sostegno (essenziale) del top management. Ciò farà di certo la differenza tra il successo o il fallimento dell’iniziativa PLM.

I mattoni per far funzionare il progetto

Processo, comunicazione, formazione e supporto sono la chiave per il cambiamento della tua organizzazione. Processi ben definiti, con ruoli e obiettivi chiari, aiutano le persone a superare l’imbarazzo e il disagio di cambiare il loro modo di lavorare. I nuovi processi devono guidarle – passo dopo passo – lungo il percorso di Change Management per renderlo operativo.

La comunicazione gioca un ruolo importante in una trasformazione PLM. Le comunicazioni regolari sono essenziali per mantenere le persone coinvolte, ottenere il buy-in e l’impegno. Scegli diverse tipologie di comunicazione per coinvolgere il tuo pubblico. Prendi in considerazione e-mail, focus group, webinar, aggiornamenti sul portale aziendale o sessioni di feedback. Una interazione regolare e proattiva può ridurre la resistenza e coinvolgere i dipendenti sentendosi parte del processo.

Le iniziative di cambiamento falliscono ripetutamente a causa di falle nella strategia di formazione e supporto. Assicurati di fornire la giusta formazione nel momento dell’implementazione e del go-live: manuali scritti, corsi di formazione, supporto costante, dimostrazioni di best practice e casi di successo, tips & tricks per risparmiare tempo nella operatività quotidiana di tutti i giorni.
Supportare gli utenti e assicurarsi che ottengano tutto il supporto necessario è altrettanto importante, soprattutto durante i primi mesi dopo l’implementazione. Quando sorgono delle domande o delle richieste, risolvile rapidamente, non rimandare.

I motori del cambiamento

Il Program Management è un motore di cambiamento per quanto riguarda il PLM. Un progetto PLM ben organizzato, con iniziative collegate chiare e un piano di implementazione strategica orientato al successo, pone le basi per una trasformazione digitale di successo.

Per motivare il cambiamento, devi spiegare perché la situazione corrente non funziona e contrastarla con i benefici di un miglioramento. Fai prendere coscienza alla tua organizzazione del fatto che le cose così come stanno non vanno bene e che il cambiamento potrà farle funzionare meglio. Devi creare un senso di urgenza per avvisare l’organizzazione che il cambiamento deve avvenire qui e ora. Devi fornire ai dipendenti la possibilità di dare feedback e sfogare le loro preoccupazioni, così come esprimere la loro soddisfazione.

Infine, misura i progressi con gli indicatori KPI che riguardano la visione, la strategia e gli obiettivi. Le metriche devono concentrarsi su indicatori chiave che possano valutare la salute generale del tuo programma di Change Management. È importante celebrare i successi, anche il raggiungimento dei singoli obiettivi durante gli step di implementazione. Dare visibilità ai piccoli cambiamenti e creare slancio per cambiamenti più grandi sono ciò che rende i dipendenti desiderosi di partecipare al processo.

Comprensione e superamento della resistenza al cambiamento

La resistenza è una parte naturale del cambiamento. La resistenza al cambiamento può essere radicata nella paura, nella mancanza di fiducia o semplicemente nella confusione. A volte, i dipendenti potrebbero concentrarsi solo sulla parte che andrà ad impattare sul proprio lavoro quotidiano e potrebbero non riuscire ad avere una visione d’insieme, non riconoscere l’impatto positivo del cambiamento sull’intera organizzazione. Pertanto, potrebbero trovare il cambiamento dirompente e totalmente inutile.

Chiedere alle persone di cambiare è chiedere loro di uscire dalla loro zona di comfort. Se riuscirai a comprendere le cause della resistenza al cambiamento nella tua organizzazione sarà più facile trasformare la paura in cooperazione.

Stai intraprendendo anche tu un processo di cambiamento con l’introduzione di una soluzione PLM? La tua azienda ha bisogno di migliorare il proprio lavoro quotidiano?
Temi che un nuovo metodo di lavoro possa spaventare i tuoi utenti? Parliamo insieme del tuo progetto: scoprirai che con una soluzione come PRO.FILE i cambiamenti verranno introdotti per step successivi e autoconsistenti, gli utenti continueranno a lavorare nel loro consueto ambiente CAD e la tua iniziativa PLM apporterà benefici a tutta la tua organizzazione!

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di Change Management con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo e credits immagine: blog shareplm.com

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Processo digitale: benefici e vantaggi con il PLM

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Eliminare la carta non significa digitalizzare i processi

Per definire un processo realmente digitale non è sufficiente passare dalla carta al file digitale. Occorre stare attenti alle apparenze e non accontentarsi solo di lavorare con un file in formato PDF.
Ciò che fa la differenza è il modo in cui vengono gestite le informazioni e come possono dare maggior valore aggiunto all’azienda. I documenti sono letti dalle persone, le informazioni digitali vengono processati dal sistema. Ciò significa che scannerizzare un documento (email, PDF, disegni) e archiviarlo nel File System non equivale alla digitalizzazione. Così facendo le informazioni contenute nel documento non sono utilizzabili digitalmente. Le informazioni devono essere gestite, bene. Devono essere strutturate e processabili, con la possibilità di collegamenti e link tra di loro per ricercare velocemente ciò che serve.

Un processo è digitale solo se le informazioni possono essere ulteriormente utilizzate ed elaborate

Oggi bisogna fare un’attenta valutazione per distinguere in un’azienda i processi digitali falsi da quelli reali. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”. La fattura scansionata spedita come PDF da un fornitore al proprio cliente per e-mail ne è un tipico esempio. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili digitalmente. Per un processo aziendale veramente digitale occorrono informazioni che siano realmente digitali.
Nel caso della fattura, è necessario innanzitutto che i dati delle immagini vengano letti mediante OCR (Optical Character Recognition), siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Se il valore dell’ordine coincide con il valore della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità per il pagamento. La classica elaborazione automatizzata delle fatture senza intervento dell’uomo è esempio lampante di un vero processo aziendale digitale.

Un processo digitale è tale solo se le informazioni:

  • sono utilizzabili digitalmente.
  • sono elaborate meccanicamente.
  • è possibile l’interscambio tra i sistemi IT, sono collegati fra loro a tale scopo.

Digitalizzare i processi in Progettazione e R&D

Quanto detto può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo.
Le informazioni presenti in un sistema PLM sono dati, documenti e processi che fanno parte dello sviluppo e della gestione del prodotto. Un esempio può essere il processo di modifica. La richiesta di modifica di un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per diventare tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e linkata automaticamente con il rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora di classificarla completamente come digitale. E non è soltanto l’informazione sulla modifica che deve essere disponibile a livello digitale e deve essere collegata con la documentazione di modifica, bensì anche il task che ne deriva.

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un task per email e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto il task deve essere assegnato nel software PLM ad un utente incaricato e ciascun documento deve essere presente una sola volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida poi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal task.

In conclusione

Questi due scenari ci fanno comprendere quando un processo può definirsi realmente digitale. E che ogni settore dell’azienda può essere coinvolto in questa trasformazione digitale, traendone notevoli benefici sia economici che in termini di produttività. L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione: il sistema ERP (con SCM, Business Intelligence e manutenzione) per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza, i sistemi Office (inclusi Intranet, il portale e il sistema CRM) nonché i software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto.

I tuoi processi sono veramente digitali? Stai sfruttando appieno le informazioni nel tuo lavoro quotidiano? Hai mai valutato quanto risparmio potrebbe avere la tua azienda lavorando con dati univoci e di qualità.

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di digitalizzazione con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo: blog di PRO.FILE Italia

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10 regole per guidare la trasformazione digitale

Perché è necessaria la trasformazione digitale?

Sono passati oltre 15 anni da quando Internet ha fatto il suo ingresso prepotente nella nostra vita quotidiana, anche in azienda e in tutte le organizzazioni economiche, e ora si è in grado di comprendere appieno la portata di questa rivoluzione epocale. La trasformazione digitale è un percorso irreversibile, prioritario e necessario: responsabili e dirigenti devono essere pronti ad affrontare il cambiamento per sopravvivere e vincere nel mercato.
Ma per quale motivo tale percorso è tanto prioritario? Clienti e utilizzatori sono digitali, pertanto le organizzazioni che vogliono non solo crescere ma, semplicemente, sopravvivere, devono adattarsi alla nuova realtà richiesta dai loro stessi clienti. La trasformazione è necessaria per fornire una risposta alle loro necessità: si tratta di una forza trasformatrice per le aziende poiché cambia la maniera in cui gli internauti s’informano, stabiliscono dei rapporti con altri utenti e consumano prodotti e servizi. Un processo in continua evoluzione, man mano che la tecnologia disponibile diviene via via più raffinata e evoluta.

Esistono delle linee guida?

Il cambiamento tanto invocato non è un fattore congiunturale, bensì un fattore strutturale per le aziende e l’economia in generale: imprese e organizzazioni devono disegnare un nuovo modello economico e sociale. Non basta dire che l’utente è l’epicentro, ma si deve poi orientare tutta l’organizzazione per essere capaci di coprire veramente le sue esigenze specifiche.
Si deve tenere in conto che l’obiettivo della trasformazione digitale non è la tecnologia in sé, la capacità di stare dentro del mondo dei social o avere l’app nel cellulare. La tecnologia è un motore di cambiamento ma non è il cambiamento.

Anche se ogni organizzazione ha delle peculiarità che l’hanno portata a definire dei processi specifici, l’esperienza mostra che esistono delle linee guida che possono essere assunte per generare modelli e best practice senza commettere errori che altre hanno sofferto altre imprese.

Le regole d’oro per comprendere la trasformazione digitale

Sulla base di quanto detto possiamo stabilire un breve decalogo sulle implicazioni e i percorsi da seguire per intraprendere un processo di trasformazione digitale.

1. La tecnologia – da sola – non basta!

Focalizzare le proprie attenzioni solo sulla parte tecnologica è un grave errore, molto comune, e dalle conseguenze pessime: il rischio è quello di non comprendere adeguatamente la portata del cambiamento.

In questo senso è illuminante lo studio condotto dal MIT Sloan School of Management sulla maturità digitale delle organizzazioni. Secondo la ricerca, l’analisi del grado di digitalizzazione di un’organizzazione deve ricomprendere due dimensioni diverse. Da una parte l’intensità digitale misurata in termini d’insediamento tecnologico, dall’altra parte, quella che si riferisce all’intensità della trasformazione nella gestione. La prima misurerebbe l’inversione realizzata in progetti tecnologici orientati a cambiare la gestione tecnologica dell’impresa basata nella tecnologia (rapporti con i clienti, inversione tecnologica, ecc.). La seconda ha a che fare con lo sviluppo interno delle capacità di leadership necessarie per trasformare in maniera integrale tutta l’organizzazione. Esse devono agire in simbiosi poiché solo così facendo il cambiamento può avvenire su larga scala.

Inoltre, prosegue lo studio, dall’analisi reale dei dati di punto vendita di un numero significativo di aziende in diversi settori, si nota che quelle organizzazioni e imprese che hanno portato alla pratica una trasformazione in entrambe le due dimensioni

  • quelle denominate digitalmente mature sono un 26% più remunerative dei suoi competitor, e ricevono un 9% in più dei suoi ingressi.
  • le organizzazioni denominate ‘fashioniste’, anche se si godono di un certo grado di maturità in alcune delle sue aree, mancano di una strategia orientata alla trasformazione interna in processi e cultura dell’organizzazione anche se stanno scommettendo fortemente per l’insediamento tecnologico nelle sue strutture.

2. Una rotta ben definita per la trasformazione

La trasformazione digitale è un processo lungo e costoso e dunque ha bisogno di una rotta ben definita. Non si tratta della consecuzione di azioni marginali. Questo processo deve far parte della strategia globale dell’azienda, sposata e supportata dalla Direzione e fatta propria da tutti i lavoratori dell’impresa.
Come qualsiasi programma strategico si parte con l’intraprendere un processo di analisi interno ed esterno per capire da dove è opportuno partire. Da qui ne deve scaturire un documento-guida che fissa in modo chiaro obiettivi, azioni, calendari, escalation e responsabilità. E’ inoltre indispensabile stabilire indicatori e strumenti che permettono il controllo del processo. La figura chiave è il Chief Digital Officer (CDO), la persona responsabile di orientare l’organizzazione e mettere in atto la strategia.

3. Flessibilità

Di fronte alla rapidità dei cambiamenti e alla costante innovazione tecnologica, le organizzazioni devono essere capaci di adattare le proprie strutture e i propri processi al ritmo dettato dal mercato e dagli utenti “iperconnessi”. Decisioni rapide ed efficaci fanno la differenza: pensare come una grande azienda, ma agire velocemente come una start-up.

4. Processi

Una volta stabilita la roadmap della trasformazione e aver orientato l’organizzazione verso questo obiettivo, è necessario riorganizzare i processi per costruire un nuovo modello di azienda più dinamico, partecipativo e collaborativo. Ancora una volta gli strumenti tecnologici sono solo un mezzo per raggiungere lo scopo, e non devono diventare essi stessi un obiettivo.

5. Comunicazione e trasparenza

La necessità di coinvolgere tutti i membri del team richiede uno sforzo importante nella comunicazione interna che assume un ruolo da protagonista. La trasparenza e la collaborazione sono fondamentali per l’innovazione. Questi modelli si sono dimostrati di grande utilità, anche per aiutare all’organizzazione ad avere chiara la roadmap e capire il tipo di decisioni che devono essere prese.

6. Data driven

Il mondo digitale apporta numerosi ‘insights’ in tutti i processi interni ed esterni. Saper mettere in ordine i dati che si originano è ancora più importante. Le grandi imprese digitali che sono riuscite ad arrivare a una posizione di leadership hanno come caratteristica comune: l’attenzione ai dati.
Tutte loro, da Google fino Amazon, passando per Uber o Netflix sono ‘data companies’: imprese che danno valore alla conoscenza dell’utente basato sui dati di database. La trasformazione ha per obiettivo soddisfare le domande degli utenti, i dati sono le matematiche del cambiamento, il meccanismo imprescindibile per ottimizzare l’azienda nella sua totalità.

7. Attrarre i migliori talenti

L’espansione dei nuovi modelli di business comporta la necessità di incorporare nuovi profili, velocemente. Ciò che fa la differenza fra le imprese di successo è la loro capacità di identificare, riconoscere e attrarre i migliori talenti. Essere in grado di gestirlo è diventata una delle colonne della trasformazione, tanto che i dipartimenti HR devono giocare un ruolo preminente.

8. Formazione e abilitazione

In un modello di cambiamento costante in cui l’innovazione genera ritmi di obsolescenza tecnologica senza precedenti, le aziende sono obbligate ad offrire soluzioni formative adatte. I dipartimenti HR devono diventare consulenti formativi offrendo soluzioni personalizzate e anticipatorie delle domande di formazione dei suoi clienti: i lavoratori.
Allo stesso tempo i processi formativi sono declinati in modo da soddisfare nuove qualifiche digitali necessarie in un ambiente professionale che richiede competenza e massima expertise nelle nuove metodologie. Senza dimenticare che la formazione è anche diventata una carta vincente nell’attrarre e trattenere i migliori talenti.

9. Verso le EASS (Enterprise As A Service)

La digitalizzazione sta spingendo la trasformazione da prodotti a servizi: una delle possibilità della trasformazione è quella di evolversi verso i modelli EAAS. Ne sono esempio le aziende di utilities che all’inizio sembravano lontani dalla digitalizzazione ma che ora stanno anche loro sperimentando in maniera diretta la trasformazione.
Inoltre, il modello EAAS permette l’incursione delle imprese in settori diversi dai propri, com’è il caso delle imprese di telecomunicazioni quando agiscono come banche e come imprese di assicurazione.

10. Cultura della trasformazione

La cultura dell’impresa è basata su valori intangibili, costruiti nel corso degli anni e dei decenni, che fanno parte del DNA e del know how di ogni organizzazione. Conciliare i valori pre-esistenti e fondanti e al tempo stesso introdurre una cultura del cambiamento e dell’innovazione è una delle sfide più importanti e complesse che ci si trova ad affrontare.

Concludendo…

Quando si parla di digital transformation occorre evitare l’errore di concentrarsi troppo sul digitale e non abbastanza sulla trasformazione: la tecnologia è puramente un fattore abilitante, il più delle volte, le persone sono le risorse più preziose di un’organizzazione e il digitale è solo la strumentazione fornita per consentire loro di svolgere in modo più efficace il loro lavoro.

La grande maggioranza dei punti trattati in precedenza come la trasparenza, la struttura organizzativa o il disegno dei processi interni devono essere sempre allineati con l’obiettivo del cambiamento.
In conclusione, la trasformazione è un processo continuo che richiede uno sforzo condiviso e dal cui successo dipende il futuro dell’organizzazione stessa. La trasformazione digitale non è un’opzione, ma un obbligo.

Stai intraprendendo un percorso di trasformazione digitale in azienda? Contattaci per conoscere le nostre soluzioni di gestione dei dati e di tutta l’informazione aziendale e per prenotare una demo.

Per approfondire: siti web cultora.it e CapGemini Blog

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Ecco quanto costa un ICT obsoleto alle aziende

Gran parte del tempo viene utilizzato per cercare file sui server e per attendere l’accensione della stampante. Eppure con gli strumenti giusti il 70% dei lavoratori italiani sarebbe più produttivo.
Lo dice una ricerca condotta da Censuswide per conto di Sharpogni lavoratore spreca 19 giorni lavorativi all’anno a causa di inefficienze e inadeguatezze tecnologiche e ICT.
Tali criticità si ripercuotono sulla produttività, sulla soddisfazione dei lavoratori e sui costi da sostenere.

La classifica degli sprechi ICT

Il sociologo Domenico De Masi, che ha presentato a Roma i numeri di tale report, afferma che il primo ostacolo da affrontare è quello di far metabolizzare agli utenti le nuove tecnologie, che se utilizzate nel modo corretto rappresentano uno strumento straordinario.
Nel dettaglio: la parte più consistente del tempo sprecato sta nella ricerca dei file (23 minuti al giorno) perché non si hanno gli strumenti di ricerca adeguati. A seguire, l’utilizzo della stampante (15 minuti al giorno) e la strumentazione audio-video (8 minuti al giorno).

La situazione italiana, maglia nera

A livello di Unione Europea tali inefficienze costano alle aziende una media di 19 giorni a lavoratore, quasi quattro settimane di ferie.

In Italia la situazione è ancora più grave:

  • il 53% dei lavoratori ritiene il proprio posto di lavoro non al passo con l’evoluzione tecnologica.
  • il 68,2% sarebbe più produttivo se fosse a disposizione una migliore dotazione IT.
  • il 45,9% sarebbe più motivato e creativo.

La tecnologia deve semplificare la vita lavorativa

La tecnologia obsoleta o di difficile utilizzo rallenta le persone nello svolgimento della propria attività, mentre invece dovrebbe semplificarla e renderla più veloce.
Ma le aziende dovrebbero fare la loro parte su due fronti: da una parte comprendere il potenziale e l’importanza di tecnologie innovative e interconnesse, dall’altra sviluppare competenze umane e tecniche in grado di apprezzare la portata di questo nuovo metodo di lavoro.

Quali sono le maggiori cause di inefficienza ICT nella tua azienda? Vuoi intraprendere anche tu un percorso di innovazione tecnologica in direzione del Digital Workplace?
Affidati a chi ha già gestito progetti specifici verso la ottimizzazione e digitalizzazione dei processi aziendali e la condivisione del know-how aziendale e contattaci.

Fonte dell’articolo: Corriere Comunicazioni

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I vantaggi di un Document Management System relativo al prodotto

La documentazione tecnica è una parte fondamentale e integrante del prodotto e deve pertanto deve rientrare anch’essa nei processi PLM che lo governano.
E’ pertanto necessario disporre di una unica soluzione che consenta di classificare tutti i documenti, archiviarli in modo univoco e gestirli insieme ai dati del prodotto o alla documentazione del progetto: in tal modo si crea un file del ciclo di vita digitale che contenga tutti i dati per un particolare prodotto e lo accompagni durante il suo ciclo di vita.

Cosa fa un Document Management System DMStec?

Ciò significa avere a disposizione i documenti corretti quando se ne ha necessità, indipendentemente dall’origine dei documenti stessi. Una volta implementato, è possibile avere piena visibilità e trasparenza per quanto riguarda la relazione tra gli uni e gli altri. Ad esempio, tra Dati anagrafici delle parti di un componente o di un assieme e Documenti tecnici come manuali, contratti e specifiche, oltre a dati aziendali come massaggi di posta elettronica e verbali di riunione.

Ne beneficia anche la collaborazione…

Inoltre, è possibile migliorare la collaborazione tra il supporto post-vendita, i clienti e gli operatori contribuendo a fornire loro i file di ciclo di vita o i file desiderati e necessari, ad esempio fotografie digitalizzate, registrazioni audio e video o software di elaborazione per il controllo dei componenti della macchina.

Sistemi come PRO.FILE includono un sistema di gestione documentale aziendale per i tuoi dati e documenti relativi ai prodotti (DMStec).

E tu come gestisci tutta la documentazione tecnica relativa al prodotto? Rappresenta una parte consistente del tuo lavoro quotidiano e hai necessità di gestirla in modo completo e corretto?

Affidati a chi ha già gestito progetti specifici nell’ambito della gestione e della condivisione della conoscenza e del know-how aziendale e contattaci.

Fonte dell’articolo: Dimitri Baumtrok (PROCAD)

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Collaborative PLM: il PLM come strumento per la collaborazione aziendale globale

Sempre più spesso i Dipartimenti di R&D e di Progettazione di una medesima azienda sono dislocati su sedi geograficamente anche molto lontane tra loro. Ciò non vale solo per le grandi imprese multinazionali, ma anche per molte PMI manifatturiere.

Le sfide da affrontare nell’economia globale

In questo ambiente di produzione globale in cui viviamo, la comunicazione e la collaborazione tra diversi team sono fondamentali. Non sono poche le criticità che devono essere affrontate in questi contesti: coordinare e sincronizzare il lavoro di R&D, gestire i diversi fusi orari, ridurre al minimo le differenze linguistiche delle varie risorse coinvolte, etc…
La collaborazione tra persone dislocate in località geografiche anche molto lontane e con diversi fusi orari non è facile, e non è possibile affidarsi solo allo scambio di messaggi a mezzo mail o chat e al trasferimento di file o assiemi da una parte all’altra del globo.

 

Una buona gestione del personale e un coordinamento delle attività dei vari dipendenti possono non essere sufficienti. In queste realtà è necessario avere il supporto di una soluzione IT completa – in grado di incentivare il lavoro di squadra e la collaborazione tra team differenti – e favorisca a pieno la condivisione della conoscenza in tempo reale. Basta anche alle riunioni fiume di persone o in teleconferenza, che rappresentano una importante fonte di distrazione con tempistiche oltremodo dilatate.

La soluzione: il Collaborative PLM

Grazie ad una soluzione PLM come PRO.FILE è possibile gestire tutti i dati e i documenti legati al ciclo di vita di un prodotto:

1.  Rapido accesso ai dati CAD, anche da postazioni remote
Tutti i siti aziendali, anche lontani tra loro, possono godere di prestazioni di lavoro identiche grazie ad una infrastruttura che sopperisce alle inefficienze della banda larga.

2.  Replica dei dati
L’operatività di ciascuna sede è sempre garantita: anche in caso di guasti del server centrale PLM o di interruzione della connessione WAN ogni location continua a lavorare in maniera autonoma, senza alcuna limitazione. Al ripristino della connessione i dati vengono sincronizzati automaticamente.
La replica dei dati, inoltre, aggiunge un altro livello di sicurezza nella protezione dell’informazione aziendale.

3.  Designazione multilingua
Ogni differenza linguistica viene superata utilizzando la stessa terminologia per fornire un terreno comune di discussione su parti, assiemi e documenti.

4.  Item Standardizzati con eCl@ss
una base solida per una terminologia coerente che efficacemente riduce la generazione e il numero di parti.

5.  Gestione di dati multi-CAD
per coordinare i processi di aziende con più sistemi CAD di progettazione. Tale strumento permette di controllare e documentare i processi associati a prodotti meccatronici, con particolare attenzione all’integrazione di CAD meccanici, elettrici ed elettronici, e lo sviluppo di software con una soluzione PLM.

6.  Scambio sicuro di dati con partner esterni
per trasferire i dati e documenti che, per le loro dimensioni o la natura confidenziale, non possono essere scambiati tramite e-mail, FTP o altre piattaforme non protette.

Perché scegliere PRO.FILE come Collaborative PLM?

PRO.FILE rappresenta uno strumento efficace di Collaborative PLM per mettere in connessione le sedi remote di una azienda:

  • integrazione di sedi remote disegnata sulle vostre specifiche esigenze e in modo scalabile, sino al sistema ETOR di PRO.FILE (Enterprise Transaction Oriented Replication);
  • veloce accesso ai dati di prodotto indipendentemente dalla connessione di rete in caso di connessione persa o downtime della sede centrale, le sedi remote continuano a lavorare in piena autonomia;
  • sincronizzazione automatica dei dati al ripristino della connessione tra il server centrale PRO.FILE e quello locale;
  • la replica dei dati garantisce un livello ulteriore di sicurezza ai dati aziendali.

La tua necessità è quella di coordinare differenti team di R&D e rendere più performante lo scambio informazioni e dati di prodotto tra diverse sedi? Vorresti confrontarti con un partner che sappia accompagnarti in questo percorso e che abbia già affrontato diversi progetti di connessione sedi remote?

Scopri come noi di CADTEC possiamo supportarti nella tua scelta di una soluzione PLM e scopri perché PRO.FILE è già stato scelto da molte aziende per condividere e proteggere il proprio capitale di informazione.

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scegliere plm

Scegliere una soluzione PLM: alcuni consigli per redigere un Requirements Document a prova di futuro!

scegliere plm

Individuare i requisiti che dovrà avere la soluzione PLM che introdurremo nella nostra azienda è una lavoro alquanto importante e cruciale per decretare il futuro successo dell’intero progetto.

Tanto più precisa e accurata sarà questa fase di analisi e raccolta dei dati e delle informazioni tanto migliore e facilitata sarà l’implementazione del PLM stesso: è preferibile essere consapevoli già in partenza di requisiti complessi e completi, così da metterli già sul piatto in fase di startup, senza dover rincorrere successivi errori che potrebbero costare caro sia in termini di costo che di tempo speso inutilmente.

Imprescindibile: affrontare la fase iniziale del progetto con una mente aperta…

Molte aziende iniziano a dettagliare le proprie esigenze avendo già in mente una particolare tecnologia, in base al tipo di CAD che già utilizzano per la progettazione del prodotto oppure scegliendo a priori di affidarsi ad una soluzione cloud.
Nulla di più sbagliato… quando si analizzano le possibili soluzioni alternative presenti sul mercato, ciò che occorre tenere ben a mente come obiettivo ultimo è “come questa soluzione può risolvere i problemi della mia azienda?” e non “quali sono al momento i trend della tecnologia? ”.
La tua azienda ha alcuni problemi che sta tentando di risolvere. Queste criticità, da una parte costituiscono un costo per l’azienda, dall’altra rappresentano delle significative inefficienze causano ritardi e disagi.

Il primo obiettivo è quello di trovare una soluzione a questi problemi / tematiche: una tecnologia specifica non lo farà per te e non dovrebbe quindi guidare una simile decisione.

L’ascolto attivo delle persone coinvolte nel progetto

Ascolto attivo significa prestare massima attenzione a ciò che gli utenti coinvolti nel progetto hanno da dire e sul perché lo dicono. Se non si è certi del significato di ciò che hanno detto, prova a ripeterlo per vedere se la tua interpretazione è corretta.
Perché questo è importante? Perché chi utilizzerà la soluzione quotidianamente potrà meglio spiegare ciò di cui ha davvero necessità.
Ancora una volta, migliori saranno i requisiti raccolti in fase di analisi, migliori saranno i risultati finali e il successo ottenuti con l’implementazione PLM.

Un esempio per tutti: vedi una persona entrare in un negozio di ferramenta per acquistare un trapano con una punta da ¼ di pollice. Chiediti: questa persona ha davvero necessità di un trapano? O in realtà ha necessità di ciò che il trapano può fare per lei, ossia realizzare un foro da ¼ di pollice.
Lo stesso atteggiamento lo si deve adottare in fase di analisi per redigere il documento di requirements: perché un requisito è importante per gli utenti? Quale valore aggiunto può dare al loro lavoro quotidiano?

Questi due consigli, all’apparenza, potrebbero far apparire più lungo il percorso di analisi iniziale, ma in realtà ridurranno di molto tempistiche di implementazione e vi condurranno con maggiore probabilità di una positiva riuscita del progetto, senza deviazioni o correzioni di rotta lungo il percorso.

Qualche altro consiglio per portare avanti un progetto PLM di successo?

Oltre ai due punti di partenza già elencati, ci sono altri aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione:

1. L’interfaccia e l’utilizzo quotidiano devono essere user friendly cosicché gli utenti siano incoraggiati e incentivati ad utilizzarlo. Più la soluzione verrà considerata di facile utilizzo, più il progetto avrà successo.

2. La soluzione dovrà rientrare nei parametri di budget che sono stati precedentemente fissati.

3. Il rapporto con il fornitore andrà ben oltre la fase di implementazione e go-live, assicurati di poter instaurare con lui un rapporto di fiducia duraturo negli anni e di avere al tuo fianco un partner, che sappia apportare un beneficio anche di carattere organizzativo alla tua azienda.

4. Sarà indispensabile che il PLM possa integrarsi con le altre soluzioni IT presenti ora o in futuro in azienda per poter dare il massimo vantaggio di condivisione della conoscenza: assicurati che la soluzione che sceglierai sia un sistema aperto e pronta a dialogare con gli altri sistemi.

5. Il PLM dovrà servire anche per monitorare progetti e processi in tempo reale e fornire report sul loro stato di avanzamento.

6. Il business è sempre più mobile: non sarebbe molto più produttivo accedere al proprio PLM anche dal web o da app?

Stai per redigere un documento di requirements ma non sai come muoverti? Vorresti confrontarti con un partner che sappia accompagnarti in questo percorso e analizzi insieme a te processi e procedure interne per razionalizzarli? Scopri come noi di CADTEC possiamo supportarti nella tua scelta di una soluzione PLM e scopri perché PRO.FILE è già stato scelto da molte aziende per condividere e proteggere il proprio capitale di informazione.

Fonte dell’articolo: Scott Cleveland’s Blog

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parti e componenti

Come ottimizzare parti e componenti con il PLM

parti e componenti

Da una indagine promossa dalla rivista tedesca Computerwoche su 200 manager, il 92% degli intervistati ritiene che la loro attività sia fortemente condizionata da dati di scarsa qualità, di cui un picco si rileva nella gestione di parti e componenti duplicati.

Una gestione di dati di qualità è in grado di supportare e definire processi aziendali efficienti che creano valore e di coordinare le differenti aree dell’azienda (R&D, Industrializzazione, Acquisti, Produzione, Service).

Quali le sfide da affrontare nella gestione di parti e componenti?

  • I duplicati sono costosi! Riprogettare e ricodificare più volte i componenti è dispendioso perché ciascuno deve essere codificato, gestito nell’ERP, acquistato nel caso di tratti di articoli commerciali.
  • Le parti devono essere sincronizzate nei vari sistemi IT aziendali (sistema CAD, sistema gestionale, CRM, software per la industrializzazione…): non è pensabile affidare questo lavoro alla semplice digitazione manuale o a comunicazioni interne non documentate adeguatamente. L’errore umano potrebbe compromettere la qualità del dato, con notevoli costi per il recupero.
  • Il coordinamento tra le varie aree aziendali è essenziale e si concretizza con la condivisione della conoscenza (R&D, Acquisti, Produzione, Service, etc…).

Ma come ottenere dati di alta qualità?

La corretta classificazione dei componenti è il primo passo: ognuno di essi deve essere classificato in modo univoco, con tutte le sue caratteristiche tecniche. Lo strumento che ci aiuta in questo compito è senza dubbio il PLM.
La ricerca scientifica citata e l’esperienza concordano ampiamente quando si tratta di valutare i componenti da riutilizzare. Il numero di doppioni (sia di progettazione che di commercio) è molto alto: grazie a una gestione ottimizzata è possibile risparmiare fino al 20% dei componenti e dei relativi costi di gestione!

I vantaggi di un sistema di Product Lifecycle Management PLM

Le soluzioni PLM si sono dimostrate efficaci per consentire alle aziende di riutilizzare parti già progettate, in modo sistematico e preciso.

Infatti, tra i principali vantaggi possiamo elencare:

  • consentono una panoramica di tutte le parti e di tutti i componenti, indicando il modo in cui vengono usati.
  • utilizzano gli elenchi delle caratteristiche secondo la norma DIN 4000 e integrando la classificazione internazionale eCl@ss.
  • incorporano funzioni di ricerca per il facile recupero di parti e componenti acquistati da fornitori esterni.
  • utilizzano le funzionalità di ricerca geometrica per identificare componenti simili.
  • garantiscono descrizioni multilingua, evitando barriere linguistiche e territoriali.
  • favoriscono l’utilizzo della medesima terminologia all’interno di tutti i dipartimenti aziendali.

Oltre alla fornitura dei dati, le soluzioni PLM vengono impiegate anche per gestire e documentare i processi di sviluppo e assicurare che vengano rispettate le regole per il riutilizzo dei componenti.

Alcune testimonianze di chi già utilizza PRO.FILE per la gestione di parti e componenti

Ecco alcune dichiarazioni di aziende che già utilizzano la soluzione PRO.FILE e  sfruttano, quindi, la possibilità di classificare correttamente i dati di prodotto:

Plant Production Manager – Azienda produttrice di componenti idraulici in serie

“Il Classificatore del PLM, con la gestione delle caratteristiche delle classi di componenti, ci ha permesso di ottimizzare i nostri elenchi dei componenti.
Le voci ripetute e quelle alternative sono state indentificate e ottimizzate. Solo presso un nostro stabilimento a Kraichtal (Germania) siamo stati in grado di ridurre il numero di componenti di 300 unità”

Operations Manager – Azienda produttrice di Sistemi di backup su nastro 

“Con il PLM, siamo stati in grado di ridurre il tempo dedicato alla gestione dei dati tecnici dei componenti e della distinta base del 40-50%. Avere le voci corrette e aggiornate nel sistema PLM riduce il tempo necessario a mantenere aggiornati gli elenchi dei componenti del 30%”.

PLM & CAD Manager – Azienda produttrice di sistemi di sospensioni su commessa per settore automotive

“L’integrazione realizzata tra SAP (ERP), PRO.FILE (PLM) e CADENAS (librerie di progettazione) ci ha permesso di ridurre il numero dei componenti acquistati del 35% in 3 anni e aumentare il riutilizzo dei nostri componenti del 20%”.

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Gestire la conoscenza per evitare sprechi in progettazione e freni all’innovazione

Innovare non significa solamente proporre sul mercato prodotti o servizi differenti rispetto ai competitor, ma significa rendere le buone idee sviluppate una parte solida e robusta all’interno della struttura aziendale, struttura che le deve mantenere vive e vitali nel corso del tempo.

L’innovazione deve essere sostenibile

L’innovazione quindi deve essere sostenibile, come dice il Prof. Terzi del Politecnico di Milano, e supportata da strumenti e modelli strutturati per lo sviluppo prodotto: logiche lean per rendere la progettazione più flessibile e agile, tecniche e strumenti sofisticati da applicare al design (CAE, CAS e KBE), pratiche per l’innovazione sistematica come il metodo TRIZ e strumenti di gestione dei dati e della conoscenza come il PDM e il PLM.
Tutti questi strumenti, tuttavia, sono ben lontani dall’essere applicati in modo sistematico nella quotidiana realtà italiana.

Da una indagine condotta dall’Osservatorio Ge.Co. sul tema Innovazione e Sviluppo Prodotto su un campione di imprese italiane, le criticità organizzative che emergono sono:

  • Continue richieste di modifiche di progetti di sviluppo in corso d’opera con inevitabile allungamento dei tempi previsti (per il quasi 100% delle aziende intervistate).
  • Costante sforamento del budget iniziale di progetto e impossibilità di gestire adeguatamente il tempo e le mansioni dei progettisti (per oltre l’80% del campione).
  • Le attività di tipo “burocratico”, la stesura di documenti e i report da compilare periodicamente: queste spostano l’attenzione dal processo di sviluppo verso attività non strettamente necessarie e un allungamento dei tempi di sviluppo è inevitabile (per oltre il 50% del campione).

A queste si sommano anche una serie di criticità operative:

  • Definizione di ruoli e responsabilità non certa, con stagnazione del progetto e decisioni ritardate (per il 50% delle imprese che hanno partecipato all’indagine).
  • Difficoltà di riutilizzo di componenti o progetti già realizzati, ciò significa conoscenza non condivisa e sprecata (per oltre il 50%).
  • Sistemi IT presenti non sono compatibili e in connessione tra loro costringendo a lavori di codifica manuale con rischio di errori e omissioni (per il 40% del campione).

Cosa manca nel processo di innovazione?

Qual è il comune denominatore evidenziato nelle criticità elencate? La (mancata o solo parziale) gestione della conoscenza: catturarla, gestirla, rappresentarla e analizzarla, recuperarla e riutilizzarla. Che sia conoscenza personale o aziendale, che derivi dallo sviluppo di nuovi progetti o da progetti già completati, che sia strutturata o destrutturata, la conoscenza va e deve essere gestita per creare valore aggiunto e una base per l’innovazione e lo sviluppo prodotto.
Uno strumento di collaborazione e accumulo della conoscenza è il PLM (Product Lifecycle Management) per la gestione del ciclo di vita del prodotto e la sua piena integrazione con soluzioni ICT operative e sistemi ERP: grazie a queste soluzioni è possibile consultare e recuperare la conoscenza generata da progetti precedenti per sfruttarla nello sviluppo dei futuri progetti.

Recuperare la conoscenza e non significa NON innovare o NON creare prodotti nuovi o innovativi, significa piuttosto risparmiare tempo che può essere speso in attività più performanti, sfruttare l’esperienza precedente formalizzata, recuperare parti che rimarranno comunque inalterate nel tempo, imparare e correggere eventuali errori commessi in precedenza.

Queste soluzioni promuovono la creazione di una struttura dati coerente e un archivio di conoscenza condiviso dall’intera azienda in grado di supportare diverse esigenze di gestione dati e aggiornabile in tempo reale, facilmente accessibile.
Non solo, il PLM consente alle aziende di gestire l’intero ciclo di vita del prodotto, supportando il processo di decision making in maniera efficace e immediata.

Il ruolo del PLM nel promuovere l’innovazione

Molte volte, soprattutto nelle PMI e in alcuni settori in particolare, le potenzialità dei sistemi PLM non sono sempre comprese e a volte addirittura ‘spaventano’; tuttavia essi risultano un punto di forza determinante per promuovere l’innovazione, perché i ruoli sono chiari e determinati, il recupero della conoscenza e la collaborazione immediati, il tempo di sviluppo prodotto si può concentrare esclusivamente su attività di valore. Nessun cliente finale è disposto a pagare per sprechi, inefficienze e attività burocratiche.

Alcuni imperativi per l’introduzione di una soluzione PLM:

  1. informatizzare e digitalizzare;
  2. formalizzare i processi e le fonti di conoscenza;
  3. basare i progetti su conoscenza sviluppata precedentemente, limitando l’esclusiva dipendenza dalla variabile “esperienza umana”;
  4. evitare strumenti non condivisi e non facilmente accessibili e/o interpretabili;
  5. facilitare l’estrapolazione, selezione e riutilizzo di dati, limitando il tempo necessario al reperimento di dati utili.

benefici principali:

  • riduzione di tempi e costo di sviluppo.
  • miglioramento della gestione dell’attività di progettazione.
  • miglioramento della qualità della progettazione stessa.
  • miglioramento della comunicazione tra i progettisti.

A questi si aggiungono poi:

  • l’aumento della produttività delle risorse.
  • il miglioramento della standardizzazione dei componenti.
  • il grado e la velocità di innovazione.
  • la riduzione dei costi di prodotto e del tempo delle risorse impiegate.

Concludendo…

La conoscenza è alla base di tutti i processi e le attività aziendali. E la conoscenza, in tutte le sue forme, deriva dalla valorizzazione delle persone che vivono all’interno dell’azienda: le loro competenze ed esperienze arricchiscono l’azienda, ma la mancanza di un sistema formalizzato, strutturato ed efficace di gestione della conoscenza fa sì che le conoscenze restino solo nella mente delle persone o che lo scambio sia parziale e solo verbale, magari in un momento di pausa, davanti ad una macchinetta del caffé.
Troppo spesso le aziende sono in balia delle competenze e conoscenze personali e quando le persone se ne vanno portano con sé anche tutto il loro sapere.
Ecco quindi che la ricchezza di conoscenza propria di ciascuna risorsa va trasformata e resa fruibile, accessibile a tutti, mantenibile nel tempo. Ed è proprio di qui che siamo partiti: le aziende non solo devono introdurre innovazione, ma renderla sostenibile e mantenerla nel tempo.

La tua azienda ha bisogno di riorganizzare la gestione della conoscenza e potenziare la collaborazione tra le risorse? Vuoi ridurre gli sprechi in progettazione e favorire il riutilizzo dei componenti? Scopri di più sulla soluzione PRO.FILE e richiedi la nostra consulenza nella riorganizzazione dei processi: richiedi una demo presso la tua sede!

Fonte dell’articolo: fabbricafuturo.it

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