Ecco perché il PLM è un vantaggio competitivo per le aziende

Quanto spesso vi trovate a sprecare tempo inutilmente nella ricerca di un file o del modello CAD di un prodotto?

Quanto volte vi è capitato di dover riprogettare nuovamente un componente perché non è stato possibile trovare il modello originale?

La situazione è comune in azienda se non si utilizzano strumenti integrati per la gestione delle informazioni e dei dati, una soluzione PLM (Product Lifecycle Management). I sistemi di gestione dei dati di prodotto servono per controllare l’accesso e la gestione di tutti i dati relativi alle specifiche tecniche e realizzative dei prodotti e posso essere integrati con i sistemi CAD di modellazione.

Ne beneficia tutta l’azienda…

I sistemi PLM apportano benefici in tutti i dipartimenti dell’azienda:

  • Basta sprechi di tempo prezioso per cercare o rifare progetti già esistenti;
  • Risparmio di tempo e aumento della produttività;
  • Risparmio di denaro grazie ai costi ridotti;
  • Time To Market ridotto, elemento fondamentale per combattere la concorrenza nel mercato globale.

I vantaggi di un PLM

1° vantaggio: Ridurre i tempi di progettazione

Considerando che la progettazione di un nuovo prodotto contiene per l’85% conoscenza e componenti già progettati e utilizzati in progetti precedenti, diventa più veloce modificare prodotti già esistenti anziché riprogettarli da zero. Tutto ciò diventa ancora più evidente se pensiamo che altri dipartimenti aziendali possono beneficiare di informazioni su prodotti similari già presenti nei software aziendali (Ingegnerizzazione, Acquisti, Produzione, Assemblaggio, etc.).

2° vantaggio: Ridurre la fase di messa a punto dei processi

Riutilizzando i concetti già validati e maturi si riducono al minimo errori e scarti e la soddisfazione del cliente aumenta.  Questo perché la messa a punto dei processi si basa su esperienze consolidate che rendono il lavoro quotidiano più veloce e produttivo, efficace.

3° vantaggio: Migliorare l’organizzazione e la gestione delle informazioni

Organizzare le informazioni in modo efficiente significa, senza dubbio, certezza e univocità del dato. Grazie al PLM l’archiviazione è più razionale e snella, la duplicazione dei dati è ridotta e diminuisce il numero di parti da gestire nel database aziendale (e anche i costi associati).

4° vantaggio: Raccogliere la sfida della globalizzazione 

Il PLM facilita le aziende ad aprirsi verso mercati internazionali in modo facile e veloce, incentivando la collaborazione e il co-engineering tra le diverse sedi. Inoltre, il controllo sulle modifiche e sulle revisioni avviene in tempo reale evitando spiacevoli errori per l’utente.

Il PLM è la bacchetta magica?

I software PLM possono offrire alle aziende un netto vantaggio competitivo. Ci sono però delle riflessioni che l’azienda deve fare quando si accinge a scegliere una soluzione di questo tipo:

  • PLM e sistemi CAD in uso sono perfettamente integrati nella gestione dei dati e dei disegni esistenti?
  • Il PLM può essere connesso in maniera bidirezionale con il sistema gestionale per condividere la conoscenza e le informazioni in tutta l’azienda e per lo scambio di dati certo?
  • Il sistema può essere implementato in modo agevole e in tempi ragionevoli? Una implementazione mediante configurazione riduce i costi IT e consente una introduzione iterativa e graduale.

In conclusione

Ottenere vantaggi competitivi e strategici da un sistema PLM è possibile solo se la scelta del prodotto più idoneo viene fatta in base ai sistemi informativi e gestionali già presenti in azienda, per rendere più veloce ed efficace il passaggio e la condivisione delle informazioni.

PRO.FILE è la soluzione di Product & Document Lifecycle Management che consente di gestire, controllare e integrare i dati (PDM) e documenti (DMStec) di prodotto dall’inizio alla fine del ciclo di vita. Inoltre, si integra con i maggiori sistemi CAD e ERP presenti sul mercato. Contattaci per maggiori informazioni o richiedi una demo.

Fonte dell’articolo: rivista Tecnologie del filo

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Implementazione PLM: fra Change Management e Reverse Mentoring

L’implementazione di qualsiasi software in azienda è una questione estremamente delicata. Stressante per i decisori, impegnativa per gli utilizzatori e spesso va rivista a distanza per calcolarne l’effettivo ROI* con la dirigenza. In particolare, l’implementazione PLM come Product Lifecycle Management è una tipologia di software che cambia la filosofia aziendale, la gestione dei documenti, la collaborazione e la comunicazione fra reparti. Essa, infatti, punta a migliorare l’efficienza/efficacia dei processi in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Come evitare di farsi spaventare da un cambiamento così radicale della struttura? In che modo valutare anticipatamente le fasi di sviluppo del processo di implementazione? E’ possibile eliminare i blocchi di resistenza al cambiamento che potranno crearsi? Come gestire al meglio l’evoluzione aziendale verso il futuro?

Alcuni dei metodi più innovativi per mettere in atto questa implementazione PLM sono il Change Management e il Reverse Mentoring. Vanno intesi solamente come trend delle grandi compagnie e non come unici accorgimenti da mettere in atto; potrebbero, tuttavia, essere il punto di svolta per l’evoluzione aziendale.

Change Management, dalle Scienze Sociali ai cambiamenti aziendali.

Il Change Management è una tendenza di cui si parla molto (Forbes) ma, in realtà, è un concetto che esiste da centinaia di anni e consiste nella gestione dei cambiamenti. Nello specifico, la versione moderna del termine prevede un management che viene realizzato tramite fasi e strumenti dedicati, con particolare attenzione all’approccio umano alle trasformazioni.

“Questi strumenti comprendono un approccio strutturato che può essere efficacemente utilizzato per realizzare, accompagnare e supportare la transizione, aiutando così l’organizzazione a realizzare e governare la propria trasformazione” – Wikipedia.

Ma quali sono gli effettivi vantaggi del Change Management?

Tra i vantaggi che possono essere quantificabili vi sono:
– definizione chiara (e maggiorata) del ROI*;
– rispetto di tempi e budget prefissati per l’implementazione;
– raggiungimento puntuale degli obiettivi iniziali.

I maggiori benefici che apporta, tuttavia, non sono facilmente valutabili perché riguardano il personale aziendale coinvolto direttamente. Già nel 1974 Schön individua il cosiddetto “Conservatorismo Dinamico delle Organizzazioni” in cui sostiene come il conservatorismo “induce ad auto proteggersi dai cambiamenti non originati dalla propria volontà. Schön riconosce la crescente necessità delle organizzazioni a divenire più flessibili per far fronte alla crescente velocità dei cambiamenti che le investono in misura sempre maggiore, arrivando a dotarsi di un processo di ‘apprendimento’ continuo.” – Wikipedia

Le organizzazioni in genere, e le aziende nello specifico, possono utilizzare il Change Management come utile strumento per qualsiasi trasformazione aziendale, compresa l’implementazione PLM. In particolare, una gestione strutturata del processo diminuisce gli errori riscontrabili, permette di rispettare tempistiche, budget ed obiettivi, aumenta il coinvolgimento al progetto del personale riducendo le resistenze ed infine crea la coesione d’intenti di cui l’implementazione PLM necessita per essere efficace.

Reverse Mentoring: le generazioni a confronto

Un ulteriore sviluppo aziendale in voga (Corriere della Sera) è costituito dal Reverse Mentoring. Questo termine, per quanto di tendenza, nasce nel 1999 grazie a Jack Welch, ex CEO della General Electric. Egli ideò uno specifico (quanto semplice) programma per ridurre il gap generazionale. Welch “chiese ai 500 top manager dell’azienda di individuare giovani impiegati che potessero insegnare loro l’utilizzo del web. (..) Le competenze digitali dei junior e l’esperienza dei senior si incontrano.” – Fondirigenti

Oggi il Reverse Mentoring viene definito come uno dei capisaldi nello sviluppo della cultura al cambiamento. Utilizzare il know-how e le competenze aziendali in ottica di efficienza/efficacia permette non solo di risparmiare ma anche di aumentare la coesione del personale. Si rendendo così le skills proprie un bene comune a sostegno dell’intera impresa.

I principali benefici del Reverse Mentoring nell’Implementazione PLM

Un tempo, non così lontano, le competenze aziendali erano suddivise rigidamente fra settori ed in ognuna delle divisioni aziendali era presente una figura cardine.

Pensiamo ad esempio allo sviluppo di un prodotto, ed immaginiamo il “signor Giovanni”, dipendente dal lontano 1968 che conosce ogni particolare di ogni prodotto che è stato venduto in azienda. Gran lavoratore e perfetto risolutore di problemi si affida alle sue esperienze e ad anni di relazioni con fornitori e clienti.
Mai utilizzato un computer, si affida alle telefonate dirette per soluzionare grattacapi.
Immaginiamo ora di mettere nelle sue mani un PLM, uno strumento magnifico, completo ed efficiente che potrebbe risolvere molti dei suoi mal di testa e permettergli qualche giorno di ferie all’anno. Lo shock è assicurato e certamente egli diventerà un paladino della campagna anti-PLM.

Pensiamo ora di affiancare al signor Giovanni una delle nuove leve dell’ufficio: Francesco anno 2000, millennial con tanta voglia di imparare ma nessuna esperienza. La loro collaborazione permetterà ad entrambi di aumentare le competenze, li farà sentire utili e porterà il know-how ad essere condiviso e a costituire un valore aggiunto del loro lavoro.

L’uso del Reverse Mentoring nell’implementazione PLM non permette solamente di risparmiare sulle spese di formazione; abbatterà barriere generazionali e di competenza, darà dignità a tutte le figure coinvolte, diminuirà le resistenze al cambiamento e permetterà di utilizzare diversi approcci nella risoluzione di problemi.

Due metodi non fanno una soluzione!

Per quanto entrambi i metodi di cui si è trattato possano essere estremamente utili per un’ottima implementazione PLM, non è possibile utilizzarli come unico approccio.
La scelta di evolvere come azienda adottando un Product Lifecycle Management richiede attenzione e preparazione, dall’iniziale fase di scelta del prodotto e dei consulenti, alla comunicazione interna; dalla presentazione della proposta alla dirigenza fino alla comunicazione interna del cambiamento al personale coinvolto.

*ROI = Return on Investment o ritorno dell’investimento, la redditività degli investimenti effettuati dall’azienda.

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Industria 4.0 e PLM

Verso l’Industria 4.0: tra digitalizzazione e PLM

Industria 4.0 e PLM

“Il termine Industria 4.0 (…) indica una tendenza (…) che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti” – Wikipedia

La tendenza maggioritaria delle aziende è di concentrarsi sempre più nell’innovazione delle tecnologie produttive e nell’integrazione di tutte le fasi del ciclo produttivo in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Secondo i dati contenuti nel sondaggio della Staufen Akademie di dicembre 2014 le imprese meccaniche si approcciano all’industria 4.0 nei seguenti tre modi:

 

  1. un terzo circa non si è ancora confrontato con l’Industria 4.0;
  2. un altro 33% è ancora in una fase di orientamento e sta valutando i vari scenari in cui è possibile un suo impiego;
  3. il terzo rimanente delle imprese si vede già proiettato in quella che sarà la realizzazione della quarta rivoluzione industriale.

Processi digitalizzati, attenzione ai falsi

Nella pratica si trovano spesso processi che sono solo in apparenza digitali. Un processo digitale, infatti, si può definire tale solo se le informazioni sono nella condizione di essere ulteriormente elaborate. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”.

Ad esempio, una fattura scansionata spedita da un fornitore al proprio cliente per e-mail non è digitalizzata. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili o modificabili digitalmente. Nel caso specifico, è necessario che i dati delle immagini vengano letti mediante Optical Character Recognition, che siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Nel caso in cui i valori dell’ordine coincidano con i valori della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità finanziaria per il pagamento.

Un’elaborazione automatizzata tipo di un autentico processo aziendale digitale si caratterizza per informazioni utilizzabili digitalmente, elaborate meccanicamente e sistemi collegati fra loro a tale scopo.

Il PLM come ponte verso l’Industria 4.0

Esaminata dal punto di vista del PDM e PLM, la gestione completa dei dati di prodotto è la base per i processi gestionali in una produzione orientata verso Industria 4.0.

“La gestione efficiente ed efficace di questo modello di prodotto digitale che va dallo sviluppo alla vendita, dalla produzione alla messa in servizio fino alla creazione di valore per il cliente e alla garanzia dei servizi associati al prodotto, viene definita più o meno dall’inizio del nuovo secolo come gestione del ciclo di vita del prodotto o PLM. (…) Tale gestione dei dati di prodotto è il presupposto fondamentale affinché prodotti moderni, “intelligenti” e interconnessi svolgano la loro funzione e abbiano successo sul mercato mondiale. È la condizione essenziale affinché anche la produzione possa essere organizzata collegandola in modo “più intelligente”. È il requisito fondamentale per Industria 4.0”.
– Tesi Hechenberger del Sendler Circle –

Ciò che nel campo commerciale vale per le fatture, può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo. Una richiesta di modifica per un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per divenire tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e associata automaticamente al rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora una classificazione completamente digitale. E non è soltanto quest’informazione che deve essere disponibile a livello digitale e integrata nel sistema, bensì anche l’incarico che ne deriva.

Il processo aziendale digitale

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un incarico per e-mail e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto l’incarico deve essere attribuito nel software PLM mediante un file d’incarico e ciascun documento deve essere presente soltanto una volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida quindi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal file d’incarico.

Un’azienda pratica una digitalizzazione sistematica end-to-end quando dispone di informazioni in digitale e quando si adopera affinché esse possano essere immediatamente sfruttate da altri sistemi. Le informazioni devono quindi poter essere utilizzate nella loro forma digitale senza interazione umana ed essere in grado di attivare azioni e processi. Si parla, quindi, di “gestione dell’impatto”.

Per una corretta digitalizzazione in ingegneria meccanica, è necessaria una struttura portante adeguata che funga da base per le informazioni. Essa è rappresenta appunto dal Product Data Backbone.

L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione:

  • il sistema ERP per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza;
  • il sistema CRM;
  • il software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto: il Product Data Backbone.

Fonte: PRO.FILE Italia

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