Alla guida dell’eccellenza del PLM: il potere trasformativo dell’OCM

La nascita di un nuovo prodotto, a partire dalla bozza iniziale, fino ad arrivare alla realizzazione del prodotto finito che esce dalla linea di produzione, presume un processo composto da molteplici fasi ben delineate, ognuna delle quali ricopre un ruolo determinante. Ogni singola fase di questo processo necessita della totale connessione tra responsabili di prodotto, tecnici, e tutti i collaboratori dell’azienda.

Una solida collaborazione, che preveda continue interazioni, attraverso un costruttivo scambio di idee, per convalidare il prototipo prima di mettere a punto il sistema di esecuzione della produzione, è di vitale importanza per il buon esito dell’intero processo.

Per ottenere questa collaborazione, tuttavia, spesso bisogna attuare strategie di OCM – Change Management dei vari attori coinvolti.

Il ciclo di vita del prodotto e la gestione dell'OCM

Tutti i movimenti del prodotto devono essere tracciati, ad ogni livello aziendale, con l’obiettivo di sostenerlo in ogni fase: codifica e ricerca articolo, gestione delle versioni e revisioni, modifiche della distinta base, stress test di laboratorio prima della messa sul mercato, gestione della qualità, e quant’altro comporti una gestione più ampiamente intesa del prodotto.
Detto in altri termini, si tratta di gestire l’intero ciclo di vita del prodotto – Product Lifecycle Management (PLM).

Questo passaggio non è solo metodologico, ma bensì prevede anche l’intervento di un cambiamento di mentalità o OCM che coinvolga in modo proattivo il personale aziendale dirigenziale.

Il PLM non è di esclusiva competenza IT

Nonostante il PLM possa sembrare un processo lineare e compartimentato, in realtà tutte le unità aziendali di business e le parti coinvolte, devono lavorare costantemente in maniera integrata e strutturata. Separate attività di produzione sequenziali non richiedono necessariamente che un’attività si fermi prima di iniziare lo step successivo.
I progetti devono spesso essere revisionati in corso d’opera, inoltre le metodologie PLM variano a seconda che un prodotto sia configurato, progettato o assemblato per l’ordine.

Solitamente questi progetti vengono trattati come progetti di esclusiva competenza IT, ci si focalizza quindi a senso unisco sull’implementazione di strumenti virtuali e software che integrino applicazioni (CAD, CAM), metodi e dati di prodotto.
A causa di questo approccio limitato le aziende non prendono così in considerazione l’elemento più critico e importante: l’utente finale.

L’arma vincente infatti non consiste solamente nell’allineare la visione sul PLM alle strategie aziendali, ma anche e soprattutto nel coinvolgere il cliente fin dall’inizio.
Con il mercato globale del PLM pronto a raggiungere 75,87 billioni di dollari entro il 2022, è giunto il momento che le aziende si rendano conto che il PLM è più di una semplice somma dei soli componenti tecnologici.

La guida al cambiamento: un approccio dall’alto verso il basso

Poiché la maggior parte dei modelli operativi attuali è costruita attorno a silos indipendenti l’uno dall’altro, i processi di sviluppo di nuovi prodotti (NPD) tendono a essere frammentati e non seguono standard comunemente concordati. Gli esperti in materia (Subject Matter Experts) non vengono coinvolti nel processo sin dalla fase iniziale di concettualizzazione, pertanto non c’è da meravigliarsi se i nuovi programmi introdotti per ristrutturare processi profondamente radicati, incontrano resistenza e mancanza di sponsorizzazione esecutiva. Le aziende moderne focalizzate sui clienti, richiedono soluzioni PLM complesse e dettagliate dal punto di vista tecnico; ricopre dunque un ruolo chiave la profonda conoscenza dei processi interni.

La resistenza al cambiamento aumenta quando le nuove iniziative entrano in conflitto con progetti già esistenti e ben consolidati. Per dare il giusto valore all’adozione del cambiamento, le imprese devono quindi definire gli obiettivi aziendali, identificare chiaramente le aree di miglioramento, stabilire i KPI e definire un benchmark sulla maturità dei processi per scoprire e colmare le lacune esistenti.
Serve un approccio ben strutturato alla gestione del Change Management (OCM). L’implementazione di soluzioni PLM dovrebbe essere attuata attraverso un framework di realizzazione dei benefici. A seguire è necessaria un’attenzione costante per una corretta formazione dei singoli utenti, che ne aumenti gradualmente le competenze al fine di allinearsi con i processi ridefiniti e, infine, i sistemi.

Ciò comporterà a seguire una rivalutazione dei ruoli e delle responsabilità dei dipendenti, la creazione di piani di mitigazione, se necessari, e una sinergia di team interdisciplinari per supportare cicli di vita brevi e agili e ridurre il time-to-market, coinvolgendo nel contempo gli SME in ogni momento critico. Il modello di realizzazione dei benefici dovrebbe essere basato su un modello OCM orientato agli obiettivi, che funga da spinta alle singole parti interessate, e all’azienda nel suo complesso, per abbracciare con positività il cambiamento. A questo proposito, un approccio OCM a cinque vie (consapevolezza, desiderio, conoscenza, abilità e rinforzo – acron. Inglese ADKAR) dovrebbe focalizzarsi principalmente sull’allineamento organizzativo e sullo sviluppo di una roadmap valida a tutti i livelli aziendali, che definisca i requisiti di sponsorizzazione, la profondità e l’ampiezza dell’impegno dei dipendenti; un piano per creare competenze per la gestione di tecnologie e responsabilità e gestione della comunicazione.

A sua volta, questo richiederà ai PLM Manager di creare la consapevolezza del cambiamento del processo PLM, attraverso workshop e seminari informativi. Sarà importante attuare una rigorosa e strutturata strategia di formazione tecnica, per fornire ai dipendenti le competenze che si renderanno necessarie durante l’intero processo di transizione. Infine estendere le abilità dei dipendenti per coprire i servizi post-vendita e il sostentamento di un prodotto, consentirà alle imprese di avere un ROI in continuo incremento anche dopo la conclusione di una vendita.
Le aziende che hanno seguito questo approccio hanno ridotto i costi del prodotto del 17%, diminuito i costi di sviluppo prodotto del 16% e incrementato le entrate del 19%.

Migliorare la collaborazione: l'obiettivo finale del PLM

Secondo alcune ricerche dal 50% al 75% dei tentativi di cambiamento falliscono prima di aver raggiunto i risultati desiderati.  Nel tentativo di allineare le persone e i processi con obiettivi di business rinnovati, i produttori tendono a ignorare l’inevitabile incidenza dei cambiamenti di ingegneria (ECs). Questi sono particolarmente difficili da gestire perché le loro origini ed effetti sono frazionati in tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto. In effetti, per la maggior parte dei processi di NPD, la gestione dell’Engineering Change è diventata un collo di bottiglia notevole.

Oltre a sviluppare un piano formale per l’implementazione dell’ EC, le organizzazioni devono promuovere la comunicazione e la collaborazione tra le parti interessate per coordinare gli sforzi di esecuzione attraverso le fasi e le unità aziendali. Poiché i sistemi PLM sono progettati per fungere da repository di informazioni sulla progettazione e sulla produzione, le aziende sono già in grado di scambiare e accedere liberamente alle informazioni di prodotto e di configurazione. Le best practice possono essere condivise tra le diversi sedi, eliminando completamente la per costose iterazioni, riducendo i costi di sviluppo dal 30% al 50% e aumentando la fattibilità della produzione.

E tu, hai già definito il tuo obiettivo finale?

Vuoi ottimizzare i tuoi processievitare perdite di datitracciare in modo puntuale tutte le fasi del prodotto?
Hai mai valutato quanto una corretta gestione dell’intero ciclo di vita del prodotto potrebbe snellire e automatizzare i processi della tua azienda?
Ogni settore può essere coinvolto nella trasformazione digitale, traendone notevoli benefici sia economici che in termini di produttività.

Potresti  risparmiare in termini di tempo e di produttività con l’utilizzo di una soluzione PLM che permetta la piena collaborazione i diversi dipartimenti aziendali.

Noi di CADTEC applichiamo tutte le potenzialità della soluzione PRO.FILE che consente di ottimizzare i processi PLM, monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento e misurare le performance in ottica di miglioramento continuo.

Fonte dell’articolo: www.ltts.com

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Conviene investire in una soluzione PLM?

Introdurre in azienda una soluzione PLM porta all’ottimizzazione dei processi di sviluppo prodotto. I vantaggi sono ancora maggiori quando si estende il suo utilizzo anche oltre il controllo dei dati CAD e si arriva a gestire in modo strutturato tutti i documenti di prodotto e di commessa e le distinte base, organizzare e pianificare il flusso di lavoro e digitalizzare i processi nei diversi dipartimenti.

Gli effetti positivi del nuovo approccio al lavoro si evidenziano in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, dalla R&D all’organizzazione del lavoro, dalla produzione e supply chain sino al supporto post-vendita e manutenzione.

In base alle ricerche svolte dai principali istituiti di analisi e consulenza e valutate le esperienze degli utenti, investire nel PLM può portare in azienda un valore competitivo determinante e calcolabile con un ROI PLM.

I principali vantaggi di una soluzione PLM - Il ROI PLM per le aziende

Benefici quantificabili ed economici:

  • Processi accelerati e produttività in aumento.
  • Costi di sviluppo prodotto ridotti grazie anche all’ottimizzazione delle parti.
  • Sprechi in termini di tempo e risorse ridotti con attività a maggior valore aggiunto.
  • Presenza sul mercato più forte, grazie alla riduzione del Time-to-market.


Benefici non direttamente quantificabili e immateriali:

  • Qualità del prodotto incrementata.
  • Certezza e univocità del dato.
  • Servizio al cliente più efficiente, con rapido recupero di tutte le informazioni.
  • Immagine del brand rafforzata sul mercato.
  • Riduzione dei costi grazie al riutilizzo e all’ottimizzazione delle parti.
  • Riduzione dei costi grazie alla gestione dello sviluppo meccatronico del prodotto.

E ora vuoi metterti all’opera? Ogni azienda ha le sue specificità, ma sappiamo darti una stima dei vantaggi e dei benefici che puoi ottenere da una soluzione di Product & Document Lifecycle Management come PRO.FILE. Segui il ROI PLM Calculator di PRO.FILE e ti ricontatteremo per calcolare il tuo ROI con te.

Noi di CADTEC siamo PRO.FILE Competence Center dal 2002: vuoi esplorare insieme a noi le diverse opportunità del PLM? Ti mostreremo come e dove puoi trarre vantaggio dalla soluzione PLM, quali processi possono essere semplificati e come digitalizzare il tuo businessContattaci subito!

Fonte dell’articolo: blog PRO.FILE Italia

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Sviluppo interdisciplinare del prodotto col supporto del PLM

Le sfide nella progettazione meccatronica

I Dipartimenti R&D vedono sempre maggiore interazione tra CAD meccanici e CAD elettrici nello sviluppo del prodotto e ciò rappresenta una vera e propria sfida per i progettisti.
In base ad una ricerca condotta dalla VDMA (associazione tedesca costruttori macchine e impianti), nel caso dello sviluppo di progetti di carattere meccatronico, circa 80% degli ingegneri progettisti si dichiara non soddisfatto delle interfacce tra i sistemi MCAD e ECAD. Eppure occorre tenere presente che al giorno d’oggi i prodotti meccatronici non sono solo beni strumentali destinate all’industria, ma lo sono sempre più anche normali oggetti di utilizzo quotidiano: essi contengono infatti gruppi meccanici, componenti elettrici e anche elementi elettronici, talvolta anche corredati di parti idrauliche e pneumatiche.

Come superare le criticità

Adottando un approccio sistematico di carattere IT, la gestione coerente dei dati mediante una soluzione PLM può migliorare i processi di coordinamento e favorire l’efficienza nella gestione dei costi: a causa dell’elevato livello di complessità dei sistemi meccatronici, essi possono funzionare correttamente solo se tutti i singoli aspetti sono perfettamente armonizzati. Ciò significa, ad esempio, che la versione software valida è memorizzata nella EPROM giusta, sul circuito stampato correttamente e posizionato nell’alloggiamento adatto.

L’Università di Bochum, nella Ruhr in Germania, è guidata da molti anni dal Prof. Abramovici ed è una delle poche cattedre certificate ISO 9001 in Germania. Da molti anni le sue ricerche vertono nell’ambito esclusivo del PLM e dell’Ingegneria virtuale, con particolare attenzione all’ambito del PLM dedicato ai prodotti meccatronici. In base alle ricerche qui condotte dal Prof. Abramovici, le soluzioni PLM possono contribuire a ridurre di circa il 20% il numero di modifiche derivanti dalle interazione progettazione meccanica ed elettronica, consentendo alle aziende di ridurre i tempi e i costi di sviluppo.

I benefici del PLM nello sviluppo interdisciplinare

Le soluzioni PLM hanno lo scopo di colmare il divario tra le diverse discipline nello sviluppo e nella manutenzione dei prodotti meccatronici, e nel dettaglio

  • forniscono un unico sistema di memorizzazione di dati.
  • integrano i dati e le strutture di prodotto.
  • mitigano i problemi di coordinamento attraverso la gestione del flusso di lavoro e dei processi.
  • aiutano a sincronizzare e a documentare le attività scaglionate.

Anche la tua azienda progetta prodotti che racchiudono componenti di varia natura (meccanica, elettrica, elettronica)? Stai cercando un PLM che possa gestire tutti questi elementi ed armonizzarli? Affidati a chi ha già gestito progetti PLM specifici in questo settore e prenota una demo. Scoprirai come PRO.FILE può aiutarti a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi di prodotti meccatronici.

Per approfondire: sito web PRO.FILE Italia

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benchmark PLM

Benchmarking PLM: come farlo al meglio

benchmark PLM

Una riflessione doverosa

Per molte aziende intraprendere un progetto PLM e portarlo avanti nel modo corretto non è affatto una passeggiata.

Alcuni affermano che un progetto PLM sia un progetto infinito, ma è meglio pensarlo come a un viaggio. Per quanto questa affermazione possa essere vera, ogni viaggio dovrebbe comunque avere delle pietre miliari e delle stazioni dove potersi riposare, godere dei traguardi raggiunti e pianificare la successiva parte del viaggio.

Uno dei progetti che solitamente porta con sé molti punti interrogativi è il benchmark PLM. Ci sono aziende che fanno protrarre questa fase di benchmarking per anni, senza tuttavia procedere con step successivi. Ci sono anche progetti PLM “impazziscono” nel momento in cui si arriva al punto di prendere una decisione. Come prevenire tutto ciò e pianificare nel modo più ragionevole il prossimo passo da fare in questo viaggio?

Il punto di partenza è fondamentale, quali sono gli obiettivi del benchmark PLM!

Identificare gli obiettivi aziendali. Per quanto possa sembrare scontato, molte aziende non hanno ben chiari i loro obiettivi di business per il PLM e il processo di benchmarking. Senza obiettivi, l’analisi comparativa del PLM può facilmente trasformarsi in un processo infinito e infruttuoso di dibattiti e discussioni.

Definire gli obiettivi tecnici. Le tecnologie ricoprono un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo, concordare anticipatamente alcuni aspetti tecnici può aiutare a prendere una decisione più veloce sull’architettura, sulla possibile tecnologia da adottare e ambito di applicazione della soluzione.

Organizzare un team di esperti interni ed esterni. E’ fondamentale circondarsi di esperti di ambito sia tecnico che organizzativo. Così facendo si avrà il supporto da parte di coloro che conoscono in modo approfondito l’organizzazione dell’azienda ma anche di chi saprà dare consigli sulle possibili tecnologie da adottare.

Accettare criteri quantificati e qualificati. Per prendere una decisione nel processo di benchmarking è necessario concordare in anticipo una serie di criteri. Condividere e discutere con il team questi criteri significa essere certi di non andare a interferire o mettere in discussione aspetti “intoccabili” dell’organizzazione.

I 3 grandi DO NOT del benchmark PLM

1. NON confrontare i prodotti PLM prima di aver definito chiaramente la strategia, gli obiettivi di business e le applicazioni della tecnologia. Sarà solamente tempo sprecato a discutere di elementi che potrebbero essere irrilevanti per l’azienda.

2. NON iniziare il processo di benchmarking prima di aver formato un team di persone con funzioni decisionali e conoscenza dei flussi di lavoro e processi che si intendono gestire con l’implementazione del PLM.

3. NON mischiare benchmarking esterni di PLM, tecnologie e best practice, con la valutazione interna dei processi aziendali, organizzazione del lavoro e tecnologie già in uso.

In conclusione

Operando con il giusto approccio il benchmark PLM è un progetto meno complesso di quanto si possa pensare. Stabilendo degli obiettivi, lavorando sulla strategia, isolando le aree di conflitto senza mescolare processi tecnologici, di business e flussi di lavoro, è possibile ottenere con tempi ragionevoli un progresso ben visibile. Successivamente, procedendo per step ben pianificati anche la fase di implementazione sarà più agevole e senza troppi scossoni nell’organizzazione del lavoro quotidiano.

Anche tu stai valutando un sistema PLM per meglio gestire dati e documenti di prodotto? Temi che il tuo viaggio sia infinito o non sai da dove partire per essere produttivo in tempi brevi? Noi di CADTEC abbiamo un metodo di lavoro collaudato che ti permette di concentrarti solo su ciò che è importante per il tuo business, evitando di perdere tempo e denaro. Inoltre, la filosofia flessibile e modulare della soluzione PRO.FILE ti permette di arrivare al go-live in modo rapido per iniziare fin da subito a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi.

Contattaci per un confronto senza impegno o per una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: blog Beyond PLM

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Ecco perché ERP e PLM dovrebbero andare a braccetto nelle imprese manifatturiere

Il PLM controlla le Informazioni
Crea > Revisiona > Riutilizza

L’ ERP controlla le Risorse
Acquista > Revisiona > Vendi

I rischi di slegare i due sistemi

Esiste un numero significativo di aziende, dove i dipendenti, pur essendo risorse altamente specializzate e ben pagate, impiegano il loro tempo in lavori burocratici e a basso valore aggiunto. Un esempio significativo è l’inserimento manuale delle distinte materiali (BOM) nel sistema ERP: il rischio di errore umano è elevato e il metodo piuttosto superato.

Al di là del costo di personale qualificato speso solo per digitare informazioni da Excel in ERP, occorre considerare l’impatto che un errore di battitura può avere:

  • si acquistano o producono componenti errati che costano denaro e riducono il profitto.
  • si accumulano ritardi nella produzione e magari si incorre in penali di contratto.
  • il cliente è insoddisfatto.
  • la reputazione viene compromessa e il danno d’immagine è elevato.

Integrare ERP e PLM

Nelle aziende manifatturiere l’ERP e il sistema PDM / PLM dovrebbero andare a braccetto ed essere integrati tra loro!
Una soluzione PDM / PLM con una connessione bidirezionale con l’ERP consentirà di sincronizzare dati e documenti di prodotto tra i due sistemi e aiuterà a risolvere tali problemi.

PDM / PLM come Product Data Backbone

In primo luogo, il sistema PDM / PLM deve fungere da Product Data Backbone dei dati di prodotto: mette in struttura gerarchica e collega tra loro i dati e i documenti del prodotto e allo stesso tempo tiene sotto controllo versioni e revisioni.

Il Product Data Backbone garantisce che la distinta base (BOM) e i documenti associati – come specifiche, manuali, etc. – vengano automaticamente sincronizzati con il sistema ERP.

Di conseguenza,

  • chi si occupa di produzione ha sempre accesso alla versione corretta del disegno CAD da produrre.
  • chi si occupa degli acquisti ha accesso in tempo reale ai documenti e alle informazioni aggiornate (ad es. i disegni costruttivi) senza uscire dal consueto ambiente di lavoro ERP, scrivere richieste email o effettuare chiamate ai colleghi.
  • chi si occupa di progettazione ha accesso in tempo reale alle informazioni sulle componenti di acquisto presenti nell’ERP, come la quantità presente a magazzino, il prezzo, lo stato (ad es. se obsoleto…).

In sintesi

Ecco come trarre i maggiori vantaggi dell’integrazione tra i due sistemi:

  • Il PLM supporta nel progettare e rilasciare un prodotto.
  • L’ERP supporta la pianificazione, in che modo il prodotto sarà fabbricato e venduto.

Integrando ERP e PLM è possibile ottenere benefici evidenti fin da subito:

  • scambio dati rapido e sicuro tra ERP e Engineering
  • basta utilizzo di dati e documenti errati o obsoleti
  • riduzione al minimo del numero dei componenti, evitando la riprogettazione e i costi di gestione dei doppioni
  • soddisfazione del cliente ai massimi livelli
  • … è essenziale per la strategia di  digitalizzazione / Industria4.0 dell’azienda

Vuoi organizzare la conoscenza aziendale in modo razionale ed efficace? Vuoi migliorare la condivisione della conoscenza e lo scambio di informazioni tra le diverse aree aziendale senza ritardi e con la certezza di mettere a disposizione sempre dati aggiornati in tempo reale? Richiedi una demo di PRO.FILE Product & Document Lifecycle Management presso la tua sede o richiedi la documentazione del webinar di PRO.FILE Italia per approfondire l’argomento.

Fonte dell’articolo: Dimitri Baumtrok (PROCAD)

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La gestione centralizzata dei documenti per ottimizzare le procedure d’ordine

Nelle aziende manifatturiere che sono dedicate alla progettazione R&D le procedure d’ordine sono spesso molto complesse e strutturate. E’ necessaria una stretta collaborazione tra i diversi dipartimenti aziendali coinvolti (Ufficio Tecnico, Ufficio Acquisti, Area Produzione) e i fornitori esterni all’azienda.
Una comunicazione così articolata non è facile da gestire perché all’interno dell’azienda – se non presente un Product Data Backbone come PRO.FILE – esistono molto spesso vocabolari e terminologia differenti per descrivere lo stesso componente e ognuno ha accesso all’informazione frastagliata e non aggiornata in quanto duplicata su vari sistemi IT settoriali.

E se gli ordini contengono un elevato numero di articoli come gestirli?
E’ pensabile spendere troppo tempo per mettere insieme tutte le comunicazioni e la relativa documentazione?
Inoltre, se l’ordine e la gestione dei documenti non vanno di pari passo, diventa difficile associare con precisione la versione delle specifiche agli ordini. Come garantire l’aggiornamento continuo dei numerosi documenti nel corso dell’intero processo?

Una soluzione sviluppata in modo specifico per lo scambio di documenti tecnici supporta l’area Acquisti ad organizzare in modo più semplice e sicuro i processi di approvvigionamento e logistica, evitando così di incorrere in ritardi e disallineamenti.

Facile. Controllato. Confidenziale. PROOM: la piattaforma digitale di condivisione dei documenti e la collaborazione con partner esterni nelle imprese di ingegneria.

Vuoi approfondire la conoscenza di PROOM che consente cloud storage e cloud sharing specifico per lo scambio di documenti nelle aziende tecniche? La garanzia dello scambio semplice, sicuro e tracciato, a portata di click!
Richiedi copia della documentazione del webinar “Il PLM al di là dei confini aziendali – Collaborative PLM con PROOM” oppure contattaci per una demo presso la tua sede!

Fonte dell’articolo e credits immagine: Blog Pro.file Italia

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La ricetta perfetta per guidare il Change Management con il PLM

Quando le aziende decidono di intraprendere un progetto PLM (Product Lifecycle Management) si aspettano di ottenere un cambiamento radicale nei risultati di business. Come? Fornendo l’accesso a dati di qualità, snellendo e razionalizzando i processi di sviluppo prodotto, migliorando l’efficienza aziendale. Molto spesso si definiscono obiettivi troppo alti e pretenziosi e – dopo grossi investimenti e sforzi – i benefici attesi non vengono raggiunti.

Le trasformazioni digitali basate sul PLM sono difficili perché abbracciano attività interdipartimentali, incrociando/scontrandosi con processi, cultura e sistemi ben consolidati e radicati. McKinsey & Company, nella sua ricerca The Inconvenient Truth About Change Management, afferma che circa il 70% di tutti i programmi di cambiamento falliscono. E il PLM non fa eccezione.

Perciò come occorre comportarsi? Esiste una ricetta segreta per affrontare le minacce comuni agli interventi di Change Management di successo?

Inizia la tua iniziativa di cambiamento con gli ingredienti giusti

Crea una visione convincente per il cambiamento: è la chiave per iniziare bene l’iniziativa PLM. Parti dal risultato in mente. La tua visione è una “immagine” di ciò che aspiri a raggiungere con il tuo programma di trasformazione PLM.
La tua visione deve andare oltre l’iniziativa di cambiamento stessa… oltre il problema che deve risolvere, per uno scopo più ampio e più significativo.
Una buona visione deve essere chiara e semplice: deve fornire direzione, ispirazione e impegno al cambiamento. Perché vale la pena cambiare? Ad esempio: per sviluppare prodotti o servizi migliori, per essere la prima azienda del settore completamente digitale end-to-end, per collaborare in modo stretto con clienti e fornitori grazie ad una condivisione più efficace dei dati.

Una volta condiviso con tutti gli stakeholders la visione prosegui impostando la strategia: gli obiettivi e il percorso migliore per raggiungerli. Obiettivi chiari e raggiungibili, che possano essere misurati e fungere da motivazione.

Una volta definita la tua visione e la tua strategia è ora il momento di costruire il team di progetto. Questo gruppo sarà incaricato di definire gli step del progetto PLM, essere promotore del cambiamento e, infine, guidare l’implementazione e il lancio in produzione. Il tutto con sostegno (essenziale) del top management. Ciò farà di certo la differenza tra il successo o il fallimento dell’iniziativa PLM.

I mattoni per far funzionare il progetto

Processo, comunicazione, formazione e supporto sono la chiave per il cambiamento della tua organizzazione. Processi ben definiti, con ruoli e obiettivi chiari, aiutano le persone a superare l’imbarazzo e il disagio di cambiare il loro modo di lavorare. I nuovi processi devono guidarle – passo dopo passo – lungo il percorso di Change Management per renderlo operativo.

La comunicazione gioca un ruolo importante in una trasformazione PLM. Le comunicazioni regolari sono essenziali per mantenere le persone coinvolte, ottenere il buy-in e l’impegno. Scegli diverse tipologie di comunicazione per coinvolgere il tuo pubblico. Prendi in considerazione e-mail, focus group, webinar, aggiornamenti sul portale aziendale o sessioni di feedback. Una interazione regolare e proattiva può ridurre la resistenza e coinvolgere i dipendenti sentendosi parte del processo.

Le iniziative di cambiamento falliscono ripetutamente a causa di falle nella strategia di formazione e supporto. Assicurati di fornire la giusta formazione nel momento dell’implementazione e del go-live: manuali scritti, corsi di formazione, supporto costante, dimostrazioni di best practice e casi di successo, tips & tricks per risparmiare tempo nella operatività quotidiana di tutti i giorni.
Supportare gli utenti e assicurarsi che ottengano tutto il supporto necessario è altrettanto importante, soprattutto durante i primi mesi dopo l’implementazione. Quando sorgono delle domande o delle richieste, risolvile rapidamente, non rimandare.

I motori del cambiamento

Il Program Management è un motore di cambiamento per quanto riguarda il PLM. Un progetto PLM ben organizzato, con iniziative collegate chiare e un piano di implementazione strategica orientato al successo, pone le basi per una trasformazione digitale di successo.

Per motivare il cambiamento, devi spiegare perché la situazione corrente non funziona e contrastarla con i benefici di un miglioramento. Fai prendere coscienza alla tua organizzazione del fatto che le cose così come stanno non vanno bene e che il cambiamento potrà farle funzionare meglio. Devi creare un senso di urgenza per avvisare l’organizzazione che il cambiamento deve avvenire qui e ora. Devi fornire ai dipendenti la possibilità di dare feedback e sfogare le loro preoccupazioni, così come esprimere la loro soddisfazione.

Infine, misura i progressi con gli indicatori KPI che riguardano la visione, la strategia e gli obiettivi. Le metriche devono concentrarsi su indicatori chiave che possano valutare la salute generale del tuo programma di Change Management. È importante celebrare i successi, anche il raggiungimento dei singoli obiettivi durante gli step di implementazione. Dare visibilità ai piccoli cambiamenti e creare slancio per cambiamenti più grandi sono ciò che rende i dipendenti desiderosi di partecipare al processo.

Comprensione e superamento della resistenza al cambiamento

La resistenza è una parte naturale del cambiamento. La resistenza al cambiamento può essere radicata nella paura, nella mancanza di fiducia o semplicemente nella confusione. A volte, i dipendenti potrebbero concentrarsi solo sulla parte che andrà ad impattare sul proprio lavoro quotidiano e potrebbero non riuscire ad avere una visione d’insieme, non riconoscere l’impatto positivo del cambiamento sull’intera organizzazione. Pertanto, potrebbero trovare il cambiamento dirompente e totalmente inutile.

Chiedere alle persone di cambiare è chiedere loro di uscire dalla loro zona di comfort. Se riuscirai a comprendere le cause della resistenza al cambiamento nella tua organizzazione sarà più facile trasformare la paura in cooperazione.

Stai intraprendendo anche tu un processo di cambiamento con l’introduzione di una soluzione PLM? La tua azienda ha bisogno di migliorare il proprio lavoro quotidiano?
Temi che un nuovo metodo di lavoro possa spaventare i tuoi utenti? Parliamo insieme del tuo progetto: scoprirai che con una soluzione come PRO.FILE i cambiamenti verranno introdotti per step successivi e autoconsistenti, gli utenti continueranno a lavorare nel loro consueto ambiente CAD e la tua iniziativa PLM apporterà benefici a tutta la tua organizzazione!

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di Change Management con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo e credits immagine: blog shareplm.com

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Processo digitale: benefici e vantaggi con il PLM

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Eliminare la carta non significa digitalizzare i processi

Per definire un processo realmente digitale non è sufficiente passare dalla carta al file digitale. Occorre stare attenti alle apparenze e non accontentarsi solo di lavorare con un file in formato PDF.
Ciò che fa la differenza è il modo in cui vengono gestite le informazioni e come possono dare maggior valore aggiunto all’azienda. I documenti sono letti dalle persone, le informazioni digitali vengono processati dal sistema. Ciò significa che scannerizzare un documento (email, PDF, disegni) e archiviarlo nel File System non equivale alla digitalizzazione. Così facendo le informazioni contenute nel documento non sono utilizzabili digitalmente. Le informazioni devono essere gestite, bene. Devono essere strutturate e processabili, con la possibilità di collegamenti e link tra di loro per ricercare velocemente ciò che serve.

Un processo è digitale solo se le informazioni possono essere ulteriormente utilizzate ed elaborate

Oggi bisogna fare un’attenta valutazione per distinguere in un’azienda i processi digitali falsi da quelli reali. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”. La fattura scansionata spedita come PDF da un fornitore al proprio cliente per e-mail ne è un tipico esempio. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili digitalmente. Per un processo aziendale veramente digitale occorrono informazioni che siano realmente digitali.
Nel caso della fattura, è necessario innanzitutto che i dati delle immagini vengano letti mediante OCR (Optical Character Recognition), siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Se il valore dell’ordine coincide con il valore della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità per il pagamento. La classica elaborazione automatizzata delle fatture senza intervento dell’uomo è esempio lampante di un vero processo aziendale digitale.

Un processo digitale è tale solo se le informazioni:

  • sono utilizzabili digitalmente.
  • sono elaborate meccanicamente.
  • è possibile l’interscambio tra i sistemi IT, sono collegati fra loro a tale scopo.

Digitalizzare i processi in Progettazione e R&D

Quanto detto può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo.
Le informazioni presenti in un sistema PLM sono dati, documenti e processi che fanno parte dello sviluppo e della gestione del prodotto. Un esempio può essere il processo di modifica. La richiesta di modifica di un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per diventare tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e linkata automaticamente con il rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora di classificarla completamente come digitale. E non è soltanto l’informazione sulla modifica che deve essere disponibile a livello digitale e deve essere collegata con la documentazione di modifica, bensì anche il task che ne deriva.

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un task per email e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto il task deve essere assegnato nel software PLM ad un utente incaricato e ciascun documento deve essere presente una sola volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida poi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal task.

In conclusione

Questi due scenari ci fanno comprendere quando un processo può definirsi realmente digitale. E che ogni settore dell’azienda può essere coinvolto in questa trasformazione digitale, traendone notevoli benefici sia economici che in termini di produttività. L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione: il sistema ERP (con SCM, Business Intelligence e manutenzione) per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza, i sistemi Office (inclusi Intranet, il portale e il sistema CRM) nonché i software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto.

I tuoi processi sono veramente digitali? Stai sfruttando appieno le informazioni nel tuo lavoro quotidiano? Hai mai valutato quanto risparmio potrebbe avere la tua azienda lavorando con dati univoci e di qualità.

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Fonte dell’articolo: blog di PRO.FILE Italia

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Product Data Backbone: viaggio nel PLM

Verso il Product Data Backbone: un viaggio approfondito nel PLM. Viaggiare spesso significa lasciare la strada battuta per esplorare nuovi sentieri. Non sappiamo bene cosa ci attenderà il percorso che stiamo per intraprendere, ma vale la pena esplorare nuovi mondi!

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La maledizione delle isole dati isolate

Immagina di stare in mezzo all’oceano e goderti una vista molto ampia e rilassante. Sei in cima ad una collina e all’orizzonte riesci a scorgere alcune isole. Ti concentri su di esse e immagini quale potrà essere la tua prossima meta, l’isola che andrai a visitare nella tua prossima escursione in barca.
Si tratta di isole distanti tra loro, diverse, alcune difficili da raggiungere… e se fossero delle isole di dati isolate?

Cos’è un’isola dei dati? Pensa al concetto di isola di dati quando:

  • i dati sulla qualità del prodotto sono memorizzati in un foglio di calcolo, su un laptop, senza connessione con il resto del dipartimento.
  • i dati del cliente sono memorizzati nel database di vendita e il resto dell’organizzazione non può averne accesso.

Le isole dati isolate sono come quelle isole che hai potuto individuare solo con una visione d’insieme, rivolto all’orizzonte, dall’alto sopra una collina, perché le distanze tra queste isole sono i diversi database di una azienda che sono disconnessi tra loro.

E così, mentre la vista dall’alto è bella e molto scenografica, le cose iniziano a complicarsi una volta che hai bisogno di accedere a una di queste isole perché:

  • Le isole sono difficili da raggiungere in quanto l’accesso è limitato o rigidamente definito.
  • Avere un accesso all’isola è molto costoso.
  • Una volta arrivato sull’isola, scopri che la lingua per colloquiare è differente dalla tua (i tipi di file sono diversi e / o difficili da utilizzare).
  • Devi anche imparare a vivere (e operare) in un nuovo ambiente,che potrebbe farti sentire estraneo o essere intimidatorio nei confronti dei nuovi arrivati.

Esistono isole dati isolate in tutte le organizzazioni, la soluzione? Un Product Data Backbone aziendale

Questo scenario riflette essenzialmente la situazione che esiste nelle aziende di tutte le dimensioni, in ogni parte del mondo.

Le aziende nel corso degli anni hanno utilizzato un’ampia varietà di applicazioni e strumenti settoriali/dipartimentali per supportare le attività operative quotidiane come la gestione della Progettazione e le modifiche, la Qualità, la programmazione della Produzione, il comparto Sales, etc… Seguendo questa impostazione, le aziende sviluppano isole di dati isolate che non sono condivise né ben manutenute.

E qui iniziano i problemi…

  • Se i dati non sono facilmente disponibili per coloro che ne hanno bisogno all’interno dell’organizzazione, queste persone sprecheranno una quantità inutile di tempo alla ricerca di quei dati.
  • Senza una fonte centrale dei dati chiara e univoca, il rischio di trovare la versione errata di tali dati aumenta notevolmente.

Il risultato finale delle isole di dati è che si prendono decisioni basate su dati errati, ad ogni livello della gerarchia aziendale.

I limiti di lavorare con Excel

Utilizzato da molti, Excel è la soluzione più economica e più diffusa utilizzata da tutte le aziende. Questo strumento “potente” fornisce le funzionalità aziendali di base della disponibilità, della conservazione dei dati e della possibilità di scrivere codice semplice. Di conseguenza, viene utilizzato per implementare “semplici applicazioni aziendali” che comprendono una combinazione di dati regolati da “regole aziendali”.

Col tempo, tuttavia, le funzionalità di base di Excel non saranno più sufficienti, a causa delle dimensioni e della complessità dei file.
Ma, cosa più importante… non ci sono tracciabilità, cronologia e strumenti di collaborazione integrati in Excel.
Ma non finisce qui… poiché all’interno di un’azienda esistono più reparti, esistono anche numerosi database con logiche diverse. A volte questi prodotti hanno funzionalità semplici e contengono persino gli stessi dati tra i vari reparti. Ciò crea isole di dati con dati duplicati all’interno di un’azienda. E qui sorge la fatidica domanda: dov’è il file master corretto? Quando ogni reparto o divisione possiede un proprio Excel, senza alcuna comunicazione tra dipartimenti, i dati vengono condivisi senza un database centralizzato per mantenerlo normalizzato. E le nuove versioni di Excel possono essere in grado di contenere circa 65.000 record…

Come può essere utile un adeguato sistema di gestione dei dati

Un sistema di gestione dei dati come un sistema PLM può fornire la semplicità di configurazione di una soluzione di Excel con una posizione centralizzata per i dati, scalabile e con pieno controllo degli accessi secondo i permessi definiti internamente. E copre tutti gli inconvenienti che generalmente accompagnano le applicazioni personalizzate e locali. Inoltre, offre la sicurezza di una funzione di backup e un meccanismo di notifica che si collega all’azienda.

Hai mai considerato quanto potresti risparmiare in termini di tempo e di produttività con l’utilizzo di una soluzione PLM? Hai già una soluzione PDM ma non soddisfa più le tue esigenze e non ti permette di mettere in collaborazione i diversi dipartimenti aziendali?

Noi di Cadtec aiutiamo le aziende a gestire tutta l’informazione aziendale, definendo le regole e riorganizzando i processi. Un’unica piattaforma – un Product Data Backbone come PRO.FILE – è fondamentale per garantire certezza del dato e ridurre drasticamente i costi dovuti alla gestione dei duplicati. Come? Richiedi una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: sito web plm-blog.com

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10 regole per guidare la trasformazione digitale

Perché è necessaria la trasformazione digitale?

Sono passati oltre 15 anni da quando Internet ha fatto il suo ingresso prepotente nella nostra vita quotidiana, anche in azienda e in tutte le organizzazioni economiche, e ora si è in grado di comprendere appieno la portata di questa rivoluzione epocale. La trasformazione digitale è un percorso irreversibile, prioritario e necessario: responsabili e dirigenti devono essere pronti ad affrontare il cambiamento per sopravvivere e vincere nel mercato.
Ma per quale motivo tale percorso è tanto prioritario? Clienti e utilizzatori sono digitali, pertanto le organizzazioni che vogliono non solo crescere ma, semplicemente, sopravvivere, devono adattarsi alla nuova realtà richiesta dai loro stessi clienti. La trasformazione è necessaria per fornire una risposta alle loro necessità: si tratta di una forza trasformatrice per le aziende poiché cambia la maniera in cui gli internauti s’informano, stabiliscono dei rapporti con altri utenti e consumano prodotti e servizi. Un processo in continua evoluzione, man mano che la tecnologia disponibile diviene via via più raffinata e evoluta.

Esistono delle linee guida?

Il cambiamento tanto invocato non è un fattore congiunturale, bensì un fattore strutturale per le aziende e l’economia in generale: imprese e organizzazioni devono disegnare un nuovo modello economico e sociale. Non basta dire che l’utente è l’epicentro, ma si deve poi orientare tutta l’organizzazione per essere capaci di coprire veramente le sue esigenze specifiche.
Si deve tenere in conto che l’obiettivo della trasformazione digitale non è la tecnologia in sé, la capacità di stare dentro del mondo dei social o avere l’app nel cellulare. La tecnologia è un motore di cambiamento ma non è il cambiamento.

Anche se ogni organizzazione ha delle peculiarità che l’hanno portata a definire dei processi specifici, l’esperienza mostra che esistono delle linee guida che possono essere assunte per generare modelli e best practice senza commettere errori che altre hanno sofferto altre imprese.

Le regole d’oro per comprendere la trasformazione digitale

Sulla base di quanto detto possiamo stabilire un breve decalogo sulle implicazioni e i percorsi da seguire per intraprendere un processo di trasformazione digitale.

1. La tecnologia – da sola – non basta!

Focalizzare le proprie attenzioni solo sulla parte tecnologica è un grave errore, molto comune, e dalle conseguenze pessime: il rischio è quello di non comprendere adeguatamente la portata del cambiamento.

In questo senso è illuminante lo studio condotto dal MIT Sloan School of Management sulla maturità digitale delle organizzazioni. Secondo la ricerca, l’analisi del grado di digitalizzazione di un’organizzazione deve ricomprendere due dimensioni diverse. Da una parte l’intensità digitale misurata in termini d’insediamento tecnologico, dall’altra parte, quella che si riferisce all’intensità della trasformazione nella gestione. La prima misurerebbe l’inversione realizzata in progetti tecnologici orientati a cambiare la gestione tecnologica dell’impresa basata nella tecnologia (rapporti con i clienti, inversione tecnologica, ecc.). La seconda ha a che fare con lo sviluppo interno delle capacità di leadership necessarie per trasformare in maniera integrale tutta l’organizzazione. Esse devono agire in simbiosi poiché solo così facendo il cambiamento può avvenire su larga scala.

Inoltre, prosegue lo studio, dall’analisi reale dei dati di punto vendita di un numero significativo di aziende in diversi settori, si nota che quelle organizzazioni e imprese che hanno portato alla pratica una trasformazione in entrambe le due dimensioni

  • quelle denominate digitalmente mature sono un 26% più remunerative dei suoi competitor, e ricevono un 9% in più dei suoi ingressi.
  • le organizzazioni denominate ‘fashioniste’, anche se si godono di un certo grado di maturità in alcune delle sue aree, mancano di una strategia orientata alla trasformazione interna in processi e cultura dell’organizzazione anche se stanno scommettendo fortemente per l’insediamento tecnologico nelle sue strutture.

2. Una rotta ben definita per la trasformazione

La trasformazione digitale è un processo lungo e costoso e dunque ha bisogno di una rotta ben definita. Non si tratta della consecuzione di azioni marginali. Questo processo deve far parte della strategia globale dell’azienda, sposata e supportata dalla Direzione e fatta propria da tutti i lavoratori dell’impresa.
Come qualsiasi programma strategico si parte con l’intraprendere un processo di analisi interno ed esterno per capire da dove è opportuno partire. Da qui ne deve scaturire un documento-guida che fissa in modo chiaro obiettivi, azioni, calendari, escalation e responsabilità. E’ inoltre indispensabile stabilire indicatori e strumenti che permettono il controllo del processo. La figura chiave è il Chief Digital Officer (CDO), la persona responsabile di orientare l’organizzazione e mettere in atto la strategia.

3. Flessibilità

Di fronte alla rapidità dei cambiamenti e alla costante innovazione tecnologica, le organizzazioni devono essere capaci di adattare le proprie strutture e i propri processi al ritmo dettato dal mercato e dagli utenti “iperconnessi”. Decisioni rapide ed efficaci fanno la differenza: pensare come una grande azienda, ma agire velocemente come una start-up.

4. Processi

Una volta stabilita la roadmap della trasformazione e aver orientato l’organizzazione verso questo obiettivo, è necessario riorganizzare i processi per costruire un nuovo modello di azienda più dinamico, partecipativo e collaborativo. Ancora una volta gli strumenti tecnologici sono solo un mezzo per raggiungere lo scopo, e non devono diventare essi stessi un obiettivo.

5. Comunicazione e trasparenza

La necessità di coinvolgere tutti i membri del team richiede uno sforzo importante nella comunicazione interna che assume un ruolo da protagonista. La trasparenza e la collaborazione sono fondamentali per l’innovazione. Questi modelli si sono dimostrati di grande utilità, anche per aiutare all’organizzazione ad avere chiara la roadmap e capire il tipo di decisioni che devono essere prese.

6. Data driven

Il mondo digitale apporta numerosi ‘insights’ in tutti i processi interni ed esterni. Saper mettere in ordine i dati che si originano è ancora più importante. Le grandi imprese digitali che sono riuscite ad arrivare a una posizione di leadership hanno come caratteristica comune: l’attenzione ai dati.
Tutte loro, da Google fino Amazon, passando per Uber o Netflix sono ‘data companies’: imprese che danno valore alla conoscenza dell’utente basato sui dati di database. La trasformazione ha per obiettivo soddisfare le domande degli utenti, i dati sono le matematiche del cambiamento, il meccanismo imprescindibile per ottimizzare l’azienda nella sua totalità.

7. Attrarre i migliori talenti

L’espansione dei nuovi modelli di business comporta la necessità di incorporare nuovi profili, velocemente. Ciò che fa la differenza fra le imprese di successo è la loro capacità di identificare, riconoscere e attrarre i migliori talenti. Essere in grado di gestirlo è diventata una delle colonne della trasformazione, tanto che i dipartimenti HR devono giocare un ruolo preminente.

8. Formazione e abilitazione

In un modello di cambiamento costante in cui l’innovazione genera ritmi di obsolescenza tecnologica senza precedenti, le aziende sono obbligate ad offrire soluzioni formative adatte. I dipartimenti HR devono diventare consulenti formativi offrendo soluzioni personalizzate e anticipatorie delle domande di formazione dei suoi clienti: i lavoratori.
Allo stesso tempo i processi formativi sono declinati in modo da soddisfare nuove qualifiche digitali necessarie in un ambiente professionale che richiede competenza e massima expertise nelle nuove metodologie. Senza dimenticare che la formazione è anche diventata una carta vincente nell’attrarre e trattenere i migliori talenti.

9. Verso le EASS (Enterprise As A Service)

La digitalizzazione sta spingendo la trasformazione da prodotti a servizi: una delle possibilità della trasformazione è quella di evolversi verso i modelli EAAS. Ne sono esempio le aziende di utilities che all’inizio sembravano lontani dalla digitalizzazione ma che ora stanno anche loro sperimentando in maniera diretta la trasformazione.
Inoltre, il modello EAAS permette l’incursione delle imprese in settori diversi dai propri, com’è il caso delle imprese di telecomunicazioni quando agiscono come banche e come imprese di assicurazione.

10. Cultura della trasformazione

La cultura dell’impresa è basata su valori intangibili, costruiti nel corso degli anni e dei decenni, che fanno parte del DNA e del know how di ogni organizzazione. Conciliare i valori pre-esistenti e fondanti e al tempo stesso introdurre una cultura del cambiamento e dell’innovazione è una delle sfide più importanti e complesse che ci si trova ad affrontare.

Concludendo…

Quando si parla di digital transformation occorre evitare l’errore di concentrarsi troppo sul digitale e non abbastanza sulla trasformazione: la tecnologia è puramente un fattore abilitante, il più delle volte, le persone sono le risorse più preziose di un’organizzazione e il digitale è solo la strumentazione fornita per consentire loro di svolgere in modo più efficace il loro lavoro.

La grande maggioranza dei punti trattati in precedenza come la trasparenza, la struttura organizzativa o il disegno dei processi interni devono essere sempre allineati con l’obiettivo del cambiamento.
In conclusione, la trasformazione è un processo continuo che richiede uno sforzo condiviso e dal cui successo dipende il futuro dell’organizzazione stessa. La trasformazione digitale non è un’opzione, ma un obbligo.

Stai intraprendendo un percorso di trasformazione digitale in azienda? Contattaci per conoscere le nostre soluzioni di gestione dei dati e di tutta l’informazione aziendale e per prenotare una demo.

Per approfondire: siti web cultora.it e CapGemini Blog

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