La ricetta perfetta per guidare il Change Management con il PLM

Quando le aziende decidono di intraprendere un progetto PLM (Product Lifecycle Management) si aspettano di ottenere un cambiamento radicale nei risultati di business. Come? Fornendo l’accesso a dati di qualità, snellendo e razionalizzando i processi di sviluppo prodotto, migliorando l’efficienza aziendale. Molto spesso si definiscono obiettivi troppo alti e pretenziosi e – dopo grossi investimenti e sforzi – i benefici attesi non vengono raggiunti.

Le trasformazioni digitali basate sul PLM sono difficili perché abbracciano attività interdipartimentali, incrociando/scontrandosi con processi, cultura e sistemi ben consolidati e radicati. McKinsey & Company, nella sua ricerca The Inconvenient Truth About Change Management, afferma che circa il 70% di tutti i programmi di cambiamento falliscono. E il PLM non fa eccezione.

Perciò come occorre comportarsi? Esiste una ricetta segreta per affrontare le minacce comuni agli interventi di Change Management di successo?

Inizia la tua iniziativa di cambiamento con gli ingredienti giusti

Crea una visione convincente per il cambiamento: è la chiave per iniziare bene l’iniziativa PLM. Parti dal risultato in mente. La tua visione è una “immagine” di ciò che aspiri a raggiungere con il tuo programma di trasformazione PLM.
La tua visione deve andare oltre l’iniziativa di cambiamento stessa… oltre il problema che deve risolvere, per uno scopo più ampio e più significativo.
Una buona visione deve essere chiara e semplice: deve fornire direzione, ispirazione e impegno al cambiamento. Perché vale la pena cambiare? Ad esempio: per sviluppare prodotti o servizi migliori, per essere la prima azienda del settore completamente digitale end-to-end, per collaborare in modo stretto con clienti e fornitori grazie ad una condivisione più efficace dei dati.

Una volta condiviso con tutti gli stakeholders la visione prosegui impostando la strategia: gli obiettivi e il percorso migliore per raggiungerli. Obiettivi chiari e raggiungibili, che possano essere misurati e fungere da motivazione.

Una volta definita la tua visione e la tua strategia è ora il momento di costruire il team di progetto. Questo gruppo sarà incaricato di definire gli step del progetto PLM, essere promotore del cambiamento e, infine, guidare l’implementazione e il lancio in produzione. Il tutto con sostegno (essenziale) del top management. Ciò farà di certo la differenza tra il successo o il fallimento dell’iniziativa PLM.

I mattoni per far funzionare il progetto

Processo, comunicazione, formazione e supporto sono la chiave per il cambiamento della tua organizzazione. Processi ben definiti, con ruoli e obiettivi chiari, aiutano le persone a superare l’imbarazzo e il disagio di cambiare il loro modo di lavorare. I nuovi processi devono guidarle – passo dopo passo – lungo il percorso di Change Management per renderlo operativo.

La comunicazione gioca un ruolo importante in una trasformazione PLM. Le comunicazioni regolari sono essenziali per mantenere le persone coinvolte, ottenere il buy-in e l’impegno. Scegli diverse tipologie di comunicazione per coinvolgere il tuo pubblico. Prendi in considerazione e-mail, focus group, webinar, aggiornamenti sul portale aziendale o sessioni di feedback. Una interazione regolare e proattiva può ridurre la resistenza e coinvolgere i dipendenti sentendosi parte del processo.

Le iniziative di cambiamento falliscono ripetutamente a causa di falle nella strategia di formazione e supporto. Assicurati di fornire la giusta formazione nel momento dell’implementazione e del go-live: manuali scritti, corsi di formazione, supporto costante, dimostrazioni di best practice e casi di successo, tips & tricks per risparmiare tempo nella operatività quotidiana di tutti i giorni.
Supportare gli utenti e assicurarsi che ottengano tutto il supporto necessario è altrettanto importante, soprattutto durante i primi mesi dopo l’implementazione. Quando sorgono delle domande o delle richieste, risolvile rapidamente, non rimandare.

I motori del cambiamento

Il Program Management è un motore di cambiamento per quanto riguarda il PLM. Un progetto PLM ben organizzato, con iniziative collegate chiare e un piano di implementazione strategica orientato al successo, pone le basi per una trasformazione digitale di successo.

Per motivare il cambiamento, devi spiegare perché la situazione corrente non funziona e contrastarla con i benefici di un miglioramento. Fai prendere coscienza alla tua organizzazione del fatto che le cose così come stanno non vanno bene e che il cambiamento potrà farle funzionare meglio. Devi creare un senso di urgenza per avvisare l’organizzazione che il cambiamento deve avvenire qui e ora. Devi fornire ai dipendenti la possibilità di dare feedback e sfogare le loro preoccupazioni, così come esprimere la loro soddisfazione.

Infine, misura i progressi con gli indicatori KPI che riguardano la visione, la strategia e gli obiettivi. Le metriche devono concentrarsi su indicatori chiave che possano valutare la salute generale del tuo programma di Change Management. È importante celebrare i successi, anche il raggiungimento dei singoli obiettivi durante gli step di implementazione. Dare visibilità ai piccoli cambiamenti e creare slancio per cambiamenti più grandi sono ciò che rende i dipendenti desiderosi di partecipare al processo.

Comprensione e superamento della resistenza al cambiamento

La resistenza è una parte naturale del cambiamento. La resistenza al cambiamento può essere radicata nella paura, nella mancanza di fiducia o semplicemente nella confusione. A volte, i dipendenti potrebbero concentrarsi solo sulla parte che andrà ad impattare sul proprio lavoro quotidiano e potrebbero non riuscire ad avere una visione d’insieme, non riconoscere l’impatto positivo del cambiamento sull’intera organizzazione. Pertanto, potrebbero trovare il cambiamento dirompente e totalmente inutile.

Chiedere alle persone di cambiare è chiedere loro di uscire dalla loro zona di comfort. Se riuscirai a comprendere le cause della resistenza al cambiamento nella tua organizzazione sarà più facile trasformare la paura in cooperazione.

Stai intraprendendo anche tu un processo di cambiamento con l’introduzione di una soluzione PLM? La tua azienda ha bisogno di migliorare il proprio lavoro quotidiano?
Temi che un nuovo metodo di lavoro possa spaventare i tuoi utenti? Parliamo insieme del tuo progetto: scoprirai che con una soluzione come PRO.FILE i cambiamenti verranno introdotti per step successivi e autoconsistenti, gli utenti continueranno a lavorare nel loro consueto ambiente CAD e la tua iniziativa PLM apporterà benefici a tutta la tua organizzazione!

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di Change Management con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo e credits immagine: blog shareplm.com

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Processo digitale: benefici e vantaggi con il PLM

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Eliminare la carta non significa digitalizzare i processi

Per definire un processo realmente digitale non è sufficiente passare dalla carta al file digitale. Occorre stare attenti alle apparenze e non accontentarsi solo di lavorare con un file in formato PDF.
Ciò che fa la differenza è il modo in cui vengono gestite le informazioni e come possono dare maggior valore aggiunto all’azienda. I documenti sono letti dalle persone, le informazioni digitali vengono processati dal sistema. Ciò significa che scannerizzare un documento (email, PDF, disegni) e archiviarlo nel File System non equivale alla digitalizzazione. Così facendo le informazioni contenute nel documento non sono utilizzabili digitalmente. Le informazioni devono essere gestite, bene. Devono essere strutturate e processabili, con la possibilità di collegamenti e link tra di loro per ricercare velocemente ciò che serve.

Un processo è digitale solo se le informazioni possono essere ulteriormente utilizzate ed elaborate

Oggi bisogna fare un’attenta valutazione per distinguere in un’azienda i processi digitali falsi da quelli reali. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”. La fattura scansionata spedita come PDF da un fornitore al proprio cliente per e-mail ne è un tipico esempio. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili digitalmente. Per un processo aziendale veramente digitale occorrono informazioni che siano realmente digitali.
Nel caso della fattura, è necessario innanzitutto che i dati delle immagini vengano letti mediante OCR (Optical Character Recognition), siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Se il valore dell’ordine coincide con il valore della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità per il pagamento. La classica elaborazione automatizzata delle fatture senza intervento dell’uomo è esempio lampante di un vero processo aziendale digitale.

Un processo digitale è tale solo se le informazioni:

  • sono utilizzabili digitalmente.
  • sono elaborate meccanicamente.
  • è possibile l’interscambio tra i sistemi IT, sono collegati fra loro a tale scopo.

Digitalizzare i processi in Progettazione e R&D

Quanto detto può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo.
Le informazioni presenti in un sistema PLM sono dati, documenti e processi che fanno parte dello sviluppo e della gestione del prodotto. Un esempio può essere il processo di modifica. La richiesta di modifica di un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per diventare tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e linkata automaticamente con il rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora di classificarla completamente come digitale. E non è soltanto l’informazione sulla modifica che deve essere disponibile a livello digitale e deve essere collegata con la documentazione di modifica, bensì anche il task che ne deriva.

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un task per email e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto il task deve essere assegnato nel software PLM ad un utente incaricato e ciascun documento deve essere presente una sola volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida poi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal task.

In conclusione

Questi due scenari ci fanno comprendere quando un processo può definirsi realmente digitale. E che ogni settore dell’azienda può essere coinvolto in questa trasformazione digitale, traendone notevoli benefici sia economici che in termini di produttività. L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione: il sistema ERP (con SCM, Business Intelligence e manutenzione) per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza, i sistemi Office (inclusi Intranet, il portale e il sistema CRM) nonché i software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto.

I tuoi processi sono veramente digitali? Stai sfruttando appieno le informazioni nel tuo lavoro quotidiano? Hai mai valutato quanto risparmio potrebbe avere la tua azienda lavorando con dati univoci e di qualità.

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Fonte dell’articolo: blog di PRO.FILE Italia

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Product Data Backbone: viaggio nel PLM

Verso il Product Data Backbone: un viaggio approfondito nel PLM. Viaggiare spesso significa lasciare la strada battuta per esplorare nuovi sentieri. Non sappiamo bene cosa ci attenderà il percorso che stiamo per intraprendere, ma vale la pena esplorare nuovi mondi!

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La maledizione delle isole dati isolate

Immagina di stare in mezzo all’oceano e goderti una vista molto ampia e rilassante. Sei in cima ad una collina e all’orizzonte riesci a scorgere alcune isole. Ti concentri su di esse e immagini quale potrà essere la tua prossima meta, l’isola che andrai a visitare nella tua prossima escursione in barca.
Si tratta di isole distanti tra loro, diverse, alcune difficili da raggiungere… e se fossero delle isole di dati isolate?

Cos’è un’isola dei dati? Pensa al concetto di isola di dati quando:

  • i dati sulla qualità del prodotto sono memorizzati in un foglio di calcolo, su un laptop, senza connessione con il resto del dipartimento.
  • i dati del cliente sono memorizzati nel database di vendita e il resto dell’organizzazione non può averne accesso.

Le isole dati isolate sono come quelle isole che hai potuto individuare solo con una visione d’insieme, rivolto all’orizzonte, dall’alto sopra una collina, perché le distanze tra queste isole sono i diversi database di una azienda che sono disconnessi tra loro.

E così, mentre la vista dall’alto è bella e molto scenografica, le cose iniziano a complicarsi una volta che hai bisogno di accedere a una di queste isole perché:

  • Le isole sono difficili da raggiungere in quanto l’accesso è limitato o rigidamente definito.
  • Avere un accesso all’isola è molto costoso.
  • Una volta arrivato sull’isola, scopri che la lingua per colloquiare è differente dalla tua (i tipi di file sono diversi e / o difficili da utilizzare).
  • Devi anche imparare a vivere (e operare) in un nuovo ambiente,che potrebbe farti sentire estraneo o essere intimidatorio nei confronti dei nuovi arrivati.

Esistono isole dati isolate in tutte le organizzazioni, la soluzione? Un Product Data Backbone aziendale

Questo scenario riflette essenzialmente la situazione che esiste nelle aziende di tutte le dimensioni, in ogni parte del mondo.

Le aziende nel corso degli anni hanno utilizzato un’ampia varietà di applicazioni e strumenti settoriali/dipartimentali per supportare le attività operative quotidiane come la gestione della Progettazione e le modifiche, la Qualità, la programmazione della Produzione, il comparto Sales, etc… Seguendo questa impostazione, le aziende sviluppano isole di dati isolate che non sono condivise né ben manutenute.

E qui iniziano i problemi…

  • Se i dati non sono facilmente disponibili per coloro che ne hanno bisogno all’interno dell’organizzazione, queste persone sprecheranno una quantità inutile di tempo alla ricerca di quei dati.
  • Senza una fonte centrale dei dati chiara e univoca, il rischio di trovare la versione errata di tali dati aumenta notevolmente.

Il risultato finale delle isole di dati è che si prendono decisioni basate su dati errati, ad ogni livello della gerarchia aziendale.

I limiti di lavorare con Excel

Utilizzato da molti, Excel è la soluzione più economica e più diffusa utilizzata da tutte le aziende. Questo strumento “potente” fornisce le funzionalità aziendali di base della disponibilità, della conservazione dei dati e della possibilità di scrivere codice semplice. Di conseguenza, viene utilizzato per implementare “semplici applicazioni aziendali” che comprendono una combinazione di dati regolati da “regole aziendali”.

Col tempo, tuttavia, le funzionalità di base di Excel non saranno più sufficienti, a causa delle dimensioni e della complessità dei file.
Ma, cosa più importante… non ci sono tracciabilità, cronologia e strumenti di collaborazione integrati in Excel.
Ma non finisce qui… poiché all’interno di un’azienda esistono più reparti, esistono anche numerosi database con logiche diverse. A volte questi prodotti hanno funzionalità semplici e contengono persino gli stessi dati tra i vari reparti. Ciò crea isole di dati con dati duplicati all’interno di un’azienda. E qui sorge la fatidica domanda: dov’è il file master corretto? Quando ogni reparto o divisione possiede un proprio Excel, senza alcuna comunicazione tra dipartimenti, i dati vengono condivisi senza un database centralizzato per mantenerlo normalizzato. E le nuove versioni di Excel possono essere in grado di contenere circa 65.000 record…

Come può essere utile un adeguato sistema di gestione dei dati

Un sistema di gestione dei dati come un sistema PLM può fornire la semplicità di configurazione di una soluzione di Excel con una posizione centralizzata per i dati, scalabile e con pieno controllo degli accessi secondo i permessi definiti internamente. E copre tutti gli inconvenienti che generalmente accompagnano le applicazioni personalizzate e locali. Inoltre, offre la sicurezza di una funzione di backup e un meccanismo di notifica che si collega all’azienda.

Hai mai considerato quanto potresti risparmiare in termini di tempo e di produttività con l’utilizzo di una soluzione PLM? Hai già una soluzione PDM ma non soddisfa più le tue esigenze e non ti permette di mettere in collaborazione i diversi dipartimenti aziendali?

Noi di Cadtec aiutiamo le aziende a gestire tutta l’informazione aziendale, definendo le regole e riorganizzando i processi. Un’unica piattaforma – un Product Data Backbone come PRO.FILE – è fondamentale per garantire certezza del dato e ridurre drasticamente i costi dovuti alla gestione dei duplicati. Come? Richiedi una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: sito web plm-blog.com

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10 regole per guidare la trasformazione digitale

Perché è necessaria la trasformazione digitale?

Sono passati oltre 15 anni da quando Internet ha fatto il suo ingresso prepotente nella nostra vita quotidiana, anche in azienda e in tutte le organizzazioni economiche, e ora si è in grado di comprendere appieno la portata di questa rivoluzione epocale. La trasformazione digitale è un percorso irreversibile, prioritario e necessario: responsabili e dirigenti devono essere pronti ad affrontare il cambiamento per sopravvivere e vincere nel mercato.
Ma per quale motivo tale percorso è tanto prioritario? Clienti e utilizzatori sono digitali, pertanto le organizzazioni che vogliono non solo crescere ma, semplicemente, sopravvivere, devono adattarsi alla nuova realtà richiesta dai loro stessi clienti. La trasformazione è necessaria per fornire una risposta alle loro necessità: si tratta di una forza trasformatrice per le aziende poiché cambia la maniera in cui gli internauti s’informano, stabiliscono dei rapporti con altri utenti e consumano prodotti e servizi. Un processo in continua evoluzione, man mano che la tecnologia disponibile diviene via via più raffinata e evoluta.

Esistono delle linee guida?

Il cambiamento tanto invocato non è un fattore congiunturale, bensì un fattore strutturale per le aziende e l’economia in generale: imprese e organizzazioni devono disegnare un nuovo modello economico e sociale. Non basta dire che l’utente è l’epicentro, ma si deve poi orientare tutta l’organizzazione per essere capaci di coprire veramente le sue esigenze specifiche.
Si deve tenere in conto che l’obiettivo della trasformazione digitale non è la tecnologia in sé, la capacità di stare dentro del mondo dei social o avere l’app nel cellulare. La tecnologia è un motore di cambiamento ma non è il cambiamento.

Anche se ogni organizzazione ha delle peculiarità che l’hanno portata a definire dei processi specifici, l’esperienza mostra che esistono delle linee guida che possono essere assunte per generare modelli e best practice senza commettere errori che altre hanno sofferto altre imprese.

Le regole d’oro per comprendere la trasformazione digitale

Sulla base di quanto detto possiamo stabilire un breve decalogo sulle implicazioni e i percorsi da seguire per intraprendere un processo di trasformazione digitale.

1. La tecnologia – da sola – non basta!

Focalizzare le proprie attenzioni solo sulla parte tecnologica è un grave errore, molto comune, e dalle conseguenze pessime: il rischio è quello di non comprendere adeguatamente la portata del cambiamento.

In questo senso è illuminante lo studio condotto dal MIT Sloan School of Management sulla maturità digitale delle organizzazioni. Secondo la ricerca, l’analisi del grado di digitalizzazione di un’organizzazione deve ricomprendere due dimensioni diverse. Da una parte l’intensità digitale misurata in termini d’insediamento tecnologico, dall’altra parte, quella che si riferisce all’intensità della trasformazione nella gestione. La prima misurerebbe l’inversione realizzata in progetti tecnologici orientati a cambiare la gestione tecnologica dell’impresa basata nella tecnologia (rapporti con i clienti, inversione tecnologica, ecc.). La seconda ha a che fare con lo sviluppo interno delle capacità di leadership necessarie per trasformare in maniera integrale tutta l’organizzazione. Esse devono agire in simbiosi poiché solo così facendo il cambiamento può avvenire su larga scala.

Inoltre, prosegue lo studio, dall’analisi reale dei dati di punto vendita di un numero significativo di aziende in diversi settori, si nota che quelle organizzazioni e imprese che hanno portato alla pratica una trasformazione in entrambe le due dimensioni

  • quelle denominate digitalmente mature sono un 26% più remunerative dei suoi competitor, e ricevono un 9% in più dei suoi ingressi.
  • le organizzazioni denominate ‘fashioniste’, anche se si godono di un certo grado di maturità in alcune delle sue aree, mancano di una strategia orientata alla trasformazione interna in processi e cultura dell’organizzazione anche se stanno scommettendo fortemente per l’insediamento tecnologico nelle sue strutture.

2. Una rotta ben definita per la trasformazione

La trasformazione digitale è un processo lungo e costoso e dunque ha bisogno di una rotta ben definita. Non si tratta della consecuzione di azioni marginali. Questo processo deve far parte della strategia globale dell’azienda, sposata e supportata dalla Direzione e fatta propria da tutti i lavoratori dell’impresa.
Come qualsiasi programma strategico si parte con l’intraprendere un processo di analisi interno ed esterno per capire da dove è opportuno partire. Da qui ne deve scaturire un documento-guida che fissa in modo chiaro obiettivi, azioni, calendari, escalation e responsabilità. E’ inoltre indispensabile stabilire indicatori e strumenti che permettono il controllo del processo. La figura chiave è il Chief Digital Officer (CDO), la persona responsabile di orientare l’organizzazione e mettere in atto la strategia.

3. Flessibilità

Di fronte alla rapidità dei cambiamenti e alla costante innovazione tecnologica, le organizzazioni devono essere capaci di adattare le proprie strutture e i propri processi al ritmo dettato dal mercato e dagli utenti “iperconnessi”. Decisioni rapide ed efficaci fanno la differenza: pensare come una grande azienda, ma agire velocemente come una start-up.

4. Processi

Una volta stabilita la roadmap della trasformazione e aver orientato l’organizzazione verso questo obiettivo, è necessario riorganizzare i processi per costruire un nuovo modello di azienda più dinamico, partecipativo e collaborativo. Ancora una volta gli strumenti tecnologici sono solo un mezzo per raggiungere lo scopo, e non devono diventare essi stessi un obiettivo.

5. Comunicazione e trasparenza

La necessità di coinvolgere tutti i membri del team richiede uno sforzo importante nella comunicazione interna che assume un ruolo da protagonista. La trasparenza e la collaborazione sono fondamentali per l’innovazione. Questi modelli si sono dimostrati di grande utilità, anche per aiutare all’organizzazione ad avere chiara la roadmap e capire il tipo di decisioni che devono essere prese.

6. Data driven

Il mondo digitale apporta numerosi ‘insights’ in tutti i processi interni ed esterni. Saper mettere in ordine i dati che si originano è ancora più importante. Le grandi imprese digitali che sono riuscite ad arrivare a una posizione di leadership hanno come caratteristica comune: l’attenzione ai dati.
Tutte loro, da Google fino Amazon, passando per Uber o Netflix sono ‘data companies’: imprese che danno valore alla conoscenza dell’utente basato sui dati di database. La trasformazione ha per obiettivo soddisfare le domande degli utenti, i dati sono le matematiche del cambiamento, il meccanismo imprescindibile per ottimizzare l’azienda nella sua totalità.

7. Attrarre i migliori talenti

L’espansione dei nuovi modelli di business comporta la necessità di incorporare nuovi profili, velocemente. Ciò che fa la differenza fra le imprese di successo è la loro capacità di identificare, riconoscere e attrarre i migliori talenti. Essere in grado di gestirlo è diventata una delle colonne della trasformazione, tanto che i dipartimenti HR devono giocare un ruolo preminente.

8. Formazione e abilitazione

In un modello di cambiamento costante in cui l’innovazione genera ritmi di obsolescenza tecnologica senza precedenti, le aziende sono obbligate ad offrire soluzioni formative adatte. I dipartimenti HR devono diventare consulenti formativi offrendo soluzioni personalizzate e anticipatorie delle domande di formazione dei suoi clienti: i lavoratori.
Allo stesso tempo i processi formativi sono declinati in modo da soddisfare nuove qualifiche digitali necessarie in un ambiente professionale che richiede competenza e massima expertise nelle nuove metodologie. Senza dimenticare che la formazione è anche diventata una carta vincente nell’attrarre e trattenere i migliori talenti.

9. Verso le EASS (Enterprise As A Service)

La digitalizzazione sta spingendo la trasformazione da prodotti a servizi: una delle possibilità della trasformazione è quella di evolversi verso i modelli EAAS. Ne sono esempio le aziende di utilities che all’inizio sembravano lontani dalla digitalizzazione ma che ora stanno anche loro sperimentando in maniera diretta la trasformazione.
Inoltre, il modello EAAS permette l’incursione delle imprese in settori diversi dai propri, com’è il caso delle imprese di telecomunicazioni quando agiscono come banche e come imprese di assicurazione.

10. Cultura della trasformazione

La cultura dell’impresa è basata su valori intangibili, costruiti nel corso degli anni e dei decenni, che fanno parte del DNA e del know how di ogni organizzazione. Conciliare i valori pre-esistenti e fondanti e al tempo stesso introdurre una cultura del cambiamento e dell’innovazione è una delle sfide più importanti e complesse che ci si trova ad affrontare.

Concludendo…

Quando si parla di digital transformation occorre evitare l’errore di concentrarsi troppo sul digitale e non abbastanza sulla trasformazione: la tecnologia è puramente un fattore abilitante, il più delle volte, le persone sono le risorse più preziose di un’organizzazione e il digitale è solo la strumentazione fornita per consentire loro di svolgere in modo più efficace il loro lavoro.

La grande maggioranza dei punti trattati in precedenza come la trasparenza, la struttura organizzativa o il disegno dei processi interni devono essere sempre allineati con l’obiettivo del cambiamento.
In conclusione, la trasformazione è un processo continuo che richiede uno sforzo condiviso e dal cui successo dipende il futuro dell’organizzazione stessa. La trasformazione digitale non è un’opzione, ma un obbligo.

Stai intraprendendo un percorso di trasformazione digitale in azienda? Contattaci per conoscere le nostre soluzioni di gestione dei dati e di tutta l’informazione aziendale e per prenotare una demo.

Per approfondire: siti web cultora.it e CapGemini Blog

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Come implementare il PLM in azienda e vivere felici

Le criticità del processo di implementazione

Esistono diversi livelli di complessità nel processo di implementazione di una soluzione PLM: pianificazione lunga, sovraccarico di budget, ritardi di personalizzazione, ma non è più ragionevole pensare che l’introduzione di un sistema PLM richieda un team di più persone per un periodo di tempo che va sino ai 3 anni. Una volta arrivati al go-live, inoltre, il progetto non può considerarsi completato ma si inserisce nel lungo percorso di Change management.

Un sistema PDM-PLM deve essere implementato in modo agevole e rapida per dare subito dimostrazione della propria efficacia e della bontà dell’investimento fatto: ogni progetto PLM deve mutare nel tempo e adattarsi alle differenti esigenze dell’azienda, ma non sempre ciò è possibile perché viene considerato un sistema troppo complesso e ingessato.

Come vincere la sfida

Una moderna soluzione PDM-PLM deve seguire l’approccio di implementazione mediante ‘Configurazione’, riducendo così i costi di IT e consentendo un’introduzione iterativa e graduale. Il sistema PRO.FILE in Italia, per esempio, segue proprio questo tipo di approccio e viene introdotto con il metodo EASY.CON appositamente concepito da PROCAD.

Il sistema è configurabile, il che significa che quanto viene discusso nel progetto può essere subito attuato nel sistema, viene valutato dal responsabile o amministratore interno di progetto e, se necessario, nuovamente modificato. Quando si riesce a implementare con successo uno step (per esempio la definizione dei tipi di documento), si può passare allo step successivo, etc.
Questo metodo di procedere assicura che il Competence Center capisca esattamente le necessità e i bisogni del cliente e che anche i membri del team del cliente sia focalizzati sui risultati.

Il learning by doing

Per il cliente è particolarmente importante che durante il progetto i propri amministratori di PRO.FILE vengano addestrati a un ‘learning by doing’ per realizzare da soli gli adeguamenti sul sistema: l’azienda impara a realizzare in autonomia gli adeguamenti necessari e al termine del progetto d’implementazione è in grado di ampliare autonomamente l’impiego della sua installazione di PRO.FILE attraverso la configurazione.

I 5 fattori chiavi nell’implementazione

1. Parlare con gli utenti finali
L’utente finale può essere un ingegnere responsabile della gestione dei dati di progettazione, il gestore del programma che esegue il processo ECO o la persona responsabile dell’integrazione dei dati tra il PDM e il sistema ERP. Ciò che è importante, è parlare con le persone che svolgono un lavoro effettivo e non solo con il personale IT che gestiscono l’infrastruttura. Per la maggior parte delle aziende manifatturiere, la maggiore influenza sull’implementazione PLM arriverà dagli ingegneri che utilizzano sistemi CAD / PDM e dal Dipartimento di Produzione che utilizza il software ERP.

2. Sviluppare un piano on-board per gli utenti finali
Riuscire a convincere tutti gli utenti ad accedere al sistema PLM e ad utilizzarlo per la gestione dei processi è un incubo? E’ importante focalizzarsi su top 3 designer, addetti alla pianificazione della produzione e vendite. Una volta ottenuto l’impegno da loro, verranno conquistati di conseguenza anche i restanti utenti.

3. Avere una persona singola responsabile per il roll-out del sistema
Ogni nuovo processo in azienda rappresenta un cambiamento per gli utenti: serve responsabilità per farlo, per spegnere il sistema esistente e sostituirlo con uno nuovo. Nel mondo PLM, significa avere il controllo sulla gestione dei file CAD 3D, BOM, controllo ECO e trasferimento dei dati e delle informazioni alla produzione: occorre far riferimento ad una persona che sia in grado di controllare tutti e 4 questi elementi.

4. Politica e marketing interno
Anche l’implementazione PLM pianificata nel minimo dettaglio può andare storta se non si istruiscono le persone su cosa fare, si stabiliscono relazioni con persone interessate a promuovere il sistema e a raccontare casi di successo.

5. Educare al PLM
Nel PLM, 5 sono gli argomenti su cui educare

  1. come ingegneri e progettisti CAD archiviano file, revisioni e dati relativi
  2. come accelerare il processo di cambiamento e ottimizzare il processo ECO
  3. come controllare il costo del prodotto
  4. come consegnare BOM accurati
  5. come coinvolgere tutti i Dipartimenti aziendali per essere integrati e reperire agevolmente dati e informazioni tecniche.

Concludendo…

L’implementazione del PLM è un processo articolato. È necessario disporre di conoscenze PLM, di progettazione e di produzione sufficienti per orchestrare la pianificazione e l’esecuzione di questo processo. Coinvolgi tutti gli utenti, controlla il funzionamento del PLM con la formazione di un amministratore interno di sistema e cura l’educazione al cambiamento e alla strutturazione dei processi aziendali.
Ciò garantirà il successo del processo di implementazione e impedirà di mandare in fumo gli sforzi fatti sinora.

Vuoi che il tuo progetto di implementazione PLM sia un successo? Affidati a chi ha già gestito progetti PLM specifici in questo settore e contattaci. Scoprirai come PRO.FILE, può aiutarti a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi.

Per approfondire: sito fabbricafuturo.it e beyondplm.com

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Progetto di gestione documentale: il successo in 3 step

Il document management impatta sulla dimensione organizzativa delle imprese

Processi, persone e tecnologie: queste le tre dimensioni costitutive di ciascuna azienda. E’ per questo che su queste occorre agire, ottimizzandole, per attuare una gestione documentale efficace e competitiva. Il fine ultimo non è solo contenere i costi, ma rendere dati e informazioni un vero e proprio capitale.

Adottare un sistema di document management DMS significa seguire la via della digital transformation mediante:

  • processi nuovi e formalizzati.
  • persone motivate che sostengono e promuovono il cambiamento positivo.
  • tecnologie abilitanti supportate da conoscenze strutturate

I processi

Parola chiave: ridefinire i processi. In azienda circa il 60-80% dei dati è destrutturato e senza alcun controllo perché gestito su carta, appunti, e-mail, cloud, mobile…oppure oralmente. Correzioni, revisioni, carichi di lavoro non sono monitorati e se perde traccia con molta facilità.

Ecco perché si avverte la necessità di gestire in modo integrato i flussi documentali. Gestire il contenuto e la ricerca al suo interno, significa efficienza organizzativa migliorata, processi aziendali accelerati e condivisione dell’informazione aziendale (anche a supporto dell’innovazione).

La gestione documentale, mediante l’archivio digitale documentale e i sistemi di workflow, è lo strumento che ridefinisce dati, informazioni e conoscenza di un’azienda. Non è un processo certamente facile, specialmente quello legato all’attivazione di workflow, ma partendo dall’analisi del contesto e dei processi esistenti, si può fare il primo passo per mettersi sulla buona strada.
Implementare un sistema DMS significa maggiore reattività e risparmio di tempo? Probabilmente sì, ma solo se si coinvolgono anche le persone.

Le persone

Coinvolgere le persone in questo percorso significa decretare fin dall’inizio il successo di questa nuova metodologia di lavoro: sono i veri attori della trasformazione, coloro che vivono l’azienda ogni giorno e che conoscono i processi che la governano.

Nel concreto i sistemi di Document management non solo permettono di ridurre i tempi e le modalità con cui le persone gestiscono dati e documenti, ma permettono loro di gestirli in modo riconosciuto e riconoscibile all’organizzazione, colleghi e superiori. Si gettano le basi anche per il Knowledge management perché i sistemi mettono le persone nella condizione di organizzare e sedimentare pratiche, contratti, ma anche dati e informazioni sui clienti, in modo che essi siano sempre agevolmente raggiungibili: si va ad impattare direttamente su quella quota tempo perso alla ricerca del documento giusto al momento giusto.
Un’azienda che ha DMS ha personale più efficiente? Probabilmente si, ma quale tecnologia deve supportaci in questo progetto?

La tecnologia

Si tratta di strumenti e soluzioni capaci di supportare e guidare i processi e le attività quotidiane delle persone. Quando un nuovo sistema DMS entra nelle imprese, esso obbliga le imprese a ripensarsi. Ripensarsi, spesso, fin nella loro identità, se è vero che identità e capitale intellettuale si costruiscono anche a partire da come si sedimenta e struttura il knowledge aziendale.

Le tecnologie, come sempre accade, abilitano questa realtà e forniscono strumenti capaci di riorganizzare le imprese: pensiamo alla sicurezza. La tecnologia è chiamata a rispondere con soluzioni che aiutino le persone a mettere in atto processi sicuri (processi di produzione, di archiviazione e di scambio).

La ridefinizione di processi, persone e tecnologie porta a comprendere come il document management oggi abbia sempre più a che fare anche con big data e analytics.

Come scegliere lo strumento ideale?

Un’azienda riorganizzata nelle sue tre dimensioni nell’ottica in DMS è un’azienda che da una parte “fa ordine” nei dati e nei processi; ma è anche una impresa che produce molti più dati aggregabili da analizzare con opportune analytics.

Scegliere la soluzione di gestione documentale ottimale per il tuo business è fondamentale. Noi di CADTEC ci occupiamo di gestire l’informazione aziendale in tutti i dipartimenti, contattaci per una demo personalizzata o una visita conoscitiva.

Fonte dell’articolo: sito web techeconomy.it

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Come scegliere il giusto PLM nel settore automotive

Le peculiarità del settore automotive

Il settore dell’automotive è regolato da regole e procedure severe: lo sanno bene i fornitori di primo livello. Sono i cosiddetti TIER 1, quelli direttamente coinvolti nel sistema di ricerca e sviluppo, progettuale e produttivo di ogni casa automobilistica. Essi infatti sono coinvolti in fasi molto delicate, di stretta collaborazione, con un importante flusso di scambio dati tra cliente e supplier.
La prima richiesta: fornire i modelli CAD e altri documenti di sviluppo nello stesso formato CAD in uso presso il cliente.

Cosa è fondamentale valutare nella scelta di un PLM nel settore automotive

Proprio in virtù della forte specializzazione nel settore, il fornitore dell’industria automobilistica solitamente è in grado di servire diversi partner e deve quindi avere competenze solide e strutturate con più sistemi di modellazione solida CAD 3D.
Per gestire tutti i dati in modo uniforme e garantire processi di sviluppo strutturati, secondo regole approvate e condivise, l’utilizzo di una soluzione PDM-PLM è fondamentale: la necessità comunque di lavorare con differenti software CAD rende determinante che tale soluzione supporti il multi-CAD.
Piattaforme di questo tipo consentono integrazioni efficaci con tutti i più importanti CAD utilizzati da sempre nel settore automobilistico (CATIA, Siemens NX, PTC CREO).

Inoltre, occorre riflettere su un altro aspetto fondamentale. Bisogna gestire dati, informazioni e processi che vanno ben oltre la propria sede fisica e la propria organizzazione aziendale. Occorre gestire anche dati, informazioni e processi propri del committente, in piena sicurezza e con la garanzia di totale salvaguardia dei dati in possesso. E’ necessario garantire una gestione protetta dei dati e dei documenti tra i clienti che sono anche concorrenti tra loro.

I 4 requisiti che il PLM deve soddisfare

Quali sono allora i requisiti che un sistema PDM e PLM per i fornitori del settore automobilistico deve rispettare?

1. Integrazione e gestione multi-CAD. Gestione dei dati e dei documenti nei differenti formati CAD che i vari produttori automobilistici utilizzano.

2. Tracciabilità delle modifiche: ogni modifica dei modelli CAD e dei documenti deve essere accuratamente documentata.

3. Trasparenza nello scambio dei dati tra casa automobilistica e fornitore. Lo status di approvato e la quantità di dati e documenti scambiati  devono essere sempre trasparenti.

4. Rigorosa salvaguardia del cliente. Garantire una gestione protetta dei dati e dei documenti tra i clienti concorrenti del settore automobilistico.

Sei una azienda del settore automotive o sei un fornitore specializzato del settore? Affidati a chi ha già gestito progetti PLM specifici in questo settore e contattaci.  Scoprirai come PRO.FILE, può aiutarti a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi.

Fonte dell’articolo: sito PRO.FILE Italia

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Digitalizzazione con il PLM: come creare nuovo valore?

Parlare di trasformazione digitale al giorno d’oggi è molto attuale e le aziende hanno compreso che governare i dati e le informazioni che utilizzano ogni giorno e trarre valore da essi rappresenta un valore aggiunto per essere competitive.

Tuttavia, quando il progetto di trasformazione digitale diviene davvero concreto, è utile fare delle chiare riflessioni su come una soluzione PLM possa fare la differenza in questo percorso, uscendo dai vecchi schemi.

Occorre valutare in primo luogo come applicare la trasformazione digitale e dove agire per aumentare la produttività e l’efficacia del progetto di Digital Transformation:

  • Migliorare i processi esistenti
  • Creare un nuovo valore dai dati

Miglioramento dei processi esistenti

Un’azienda manifatturiera utilizza molto spesso più di un sistema informativo per organizzare i propri dati e più canali di comunicazione. Il sistema PLM serve proprio per automatizzare e centralizzare questi processi, come la gestione delle modifiche e il controllo del ciclo di vita del prodotto, il trasferimento delle informazioni al sistema ERP o agli altri strumenti di schedulazione della produzione, il co-engineering tra diverse sedi e con partner esterni. Queste funzionalità sono fondamentali e devono essere gestite e razionalizzate al meglio: ridefinire i propri processi per mezzo di un sistema PLM, introdurre approvazioni automatiche degli ordini di modifica e gestire molti altri aspetti dello sviluppo prodotto porterà a migliorare in modo evidente i processi esistenti e a eliminare quelli che invece non creano competitività.

Creare nuovo valore dai dati

Oltre a pensare a ciò che è già stato creato (e va ottimizzato) c’è un altro aspetto fondamentale della trasformazione digitale: creare nuovo valore.
Come? È necessario analizzare come la tecnologia digitale può creare un nuovo processo. Soprattutto: sarà un processo che non esisteva prima o (meglio ancora) uno che non era possibile senza le nuove tecnologie digitali? Un esempio di nuovo processo è quello che si può creare basandosi sulle nuove risorse di dati che possono essere disponibili nell’organizzazione grazie alle nuove tecnologie.

Ecco alcuni esempi:

  1. Modelli di dati e analisi dei silos incrociati. La raccolta e il collegamento di dati da più repository possono creare un nuovo processo di pianificazione. Ad esempio, la raccolta dei costi di produzione effettivi può creare un nuovo processo di consapevolezza dei costi e di previsione in fase di progettazione e vendita.
  2. Rendere le informazioni accessibili a livello globale e da remoto. La nuova tecnologia di condivisione dei dati può portare dati preziosi anche ai reparti e alle sedi remote non hanno mai avuto accesso a questi dati. In tal modo, possiamo contribuire a organizzare nuovi processi di supporto, manutenzione e catena di approvvigionamento che prima non erano disponibili.

In conclusione

Automatizzare e ottimizzare i processi esistenti è molto importante. La trasformazione dei processi esistenti richiederà tempo, impegno, formazione adeguata e cambiamenti organizzativi che coinvolgano e diano risalto a tutti gli attori coinvolti.
Tuttavia, sarà una sfida fondamentale anche pensare a ciò che potrebbe essere introdotto come nuovo processo, grazie alle nuove tecnologie digitali: si creerà valore aggiunto prezioso con un ROI più rapido e costi molto inferiori.

PRO.FILE è la piattaforma per l’era digitale  e offre a clienti presenti e futuri una nuova opportunità di approfondimento, ispirati dal motto “Il futuro digitale dei tuoi dati di prodotto”.  E’ in arrivo anche in Italia l’Impuls-Tour – digitalizzazione al 100%, l’evento che dà una spinta e nuovi impulsi alla digitalizzazione della vostra azienda.

Vuoi ulteriori informazioni? Ti interessa approfondire l’argomento o avere nuovi impulsi per il miglioramento della gestione del ciclo di vita dei prodotti e dei documenti? Contattaci per maggiori informazioni!

Fonte dell’articolo: blog Beyondplm.com

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PROOM piattaforma digitale di collaborazione

Team virtuali: quando la condivisione di file è necessaria.

PROOM piattaforma digitale di collaborazione

Nei progetti aziendali le piattaforme di Online Collaboration consentono alle imprese una condivisione di file sicura e di documenti fra i componenti di Team Virtuali.

Soprattutto in progetti complessi, i partecipanti sono molteplici e necessitano di continui scambi e revisioni dei medesimi file. Questo tipicamente crea problematiche di versioni, doppie copie, incertezza sulla validità del file ed in genere confusione e impossibilità di tracciamento.
Nel caso in cui i file siano documenti tecnici, di Know-how aziendali o che contengono dati sensibili, la questione della sicurezza del dato ricopre un ruolo fondamentale e necessita di particolare attenzione. Inoltre, la realizzazione sistematica di processi complessi è spesso possibile grazie al coinvolgimento di partner, fornitori e clienti; nasce di conseguenza la necessità di spazi sicuri e riservati dove condividere file e collaborare abbattendo le barriere aziendali.

Le piattaforme di Online Collaboration come PROOM, attraverso lo scambio di file in Stanze Progetto Virtuali create appositamente e condivise con i partecipanti, permettono un utilizzo di file in comune che garantisce sicurezza, tracciabilità, riservatezza ed integrazione nel sistema in uso dalle aziende coinvolte.

Il Concurrent Engineering nella pratica

Immaginiamo, ad esempio, la situazione contingente di un’azienda che lavora nello Sviluppo di Prodotti. Questo settore richiede molte conoscenze specialistiche che generalmente vengono ricercate attraverso la collaborazione con partner esterni.
La divisione del lavoro presuppone che i partner siano muniti della documentazione necessaria, ovvero: capitolati, modelli CAD e specifica documentazione di controllo e verifica.

Per tradizione, i file tecnici vengono scambiati con i partner in due modi: i partner di sviluppo hanno accesso diretto al sistema PLM (cosa che viene evitata il più possibile per motivi di sicurezza) oppure si procede allo scambio mediante metodi tradizionali come e-mail o FTP.
Lungo la durata della progettazione di un singolo prodotto, lo stesso file viene revisionato dalle persone coinvolte innumerevoli volte e se scambiato via mail creerà molteplici copie con differenti modifiche ma con i medesimi riferimenti. Questo le renderà impossibili da distinguere e genererà sprechi di tempo, energie e un rischio molto alto di errori.

PROOM: la soluzione definitiva per la tua condivisione di file

Nel sistema proposto ognuno dei partecipanti avrà accesso ad uno Stanza Progetto Virtuale in cui potrà condividere, modificare, suggerire migliorie ed implementare i medesimi file in tempo reale rimanendo sempre nella riservatezza di un ambiente privato ed eliminando le problematiche di tracciabilità, doppioni e versioni varie. Si creerà un ambiente multidisciplinare e riservato, paragonabile solamente ad un incontro fisico in un ufficio ma con la comodità dell’accesso da qualsiasi luogo in cui ci si trovi anche tramite App dedicata.

Con PROOM la condivisione di file attraverso l‘integrazione della piattaforma di scambio nel sistema PLM è automatizzato e costantemente documentato. Attraverso l’accesso controllato si evitano conflitti di modifica, riducendo così le attività di coordinamento e gli errori nella scelta di versione.
L’attenzione è concentrata dunque sullo sviluppo e non sull’amministrazione e la ricerca di errori, come avveniva fino ad ora.

Fonte: PRO.FILE Italia

PROOM: la condivisione di file sicura, integrata e completa.

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Il valore della qualità del dato nel PLM

La trasformazione digitale non è solo un trend

Le aziende manifatturiere si preparano al futuro digitale. La trasformazione digitale è uno dei topic trend.

Ma cosa significa precisamente trasformazione digitale per i dati nelle aziende di progettazione?

La realtà delle imprese di questo settore è un insieme complesso di dati e sistemi IT. Tutti insieme, i dati sono gestiti da più sistemi storicamente creati ad uso dipartimentale e per funzione aziendale. Ma questo non è tutto. La moderna organizzazione della Produzione si sta muovendo verso una disintegrazione ancora maggiore. Per ottimizzare costi, prestazioni, accesso globale a risorse e forniture, le aziende manifatturiere sono ottimizzate con un set di funzioni molto specifico. I livelli degli appaltatori e dei fornitori sono costruiti per tenerlo attivo. E ciò crea un ulteriore livello di complessità dei dati.

Il prezzo della scarsa qualità del dato

Con riferimento ad un interessante articolo di Guido Treur il prezzo della scarsa qualità dei dati, il punto chiave su cui riflettere è: i dati di scarsa qualità non sono migliori dell’assenza stessa di dati. Il focus è soprattutto sui dati frammentati, sull’evoluzione dei dati e dei processi nelle aziende manifatturiere.

Ecco un passaggio:
Il punto cruciale del problema è che man mano che le aziende crescono, i loro dati business-critical diventano frammentati. Non esiste un quadro generale perché è disseminato tra le applicazioni, incluse le applicazioni locali. A mano a mano che questo cambiamento si verifica, i dati business-critical diventano incoerenti e nessuno sa quale applicazione abbia le informazioni più aggiornate. Riduce la produttività e costringe le persone a fare un sacco di lavoro manuale. Il New York Times ha definito questo come un addetto alle pulizie, un lavoro dove l’apporto manuale è ancora molto necessario – ciò che i data scientists chiamano Data Wrangling (campionamento dei dati), Data Munging e Data Cleaning. I data scientist, secondo le stime degli esperti, trascorrono dal 50 all’80% impegnati in questo lavoro più ordinario di raccolta e preparazione di dati digitali frammentati e non coerenti, prima che possano essere sfruttati come una miniera di pepite d’oro.

La frammentazione del dato è un aspetto critico

Tempo fa era accettato come buona prassi il mantenere i dati nell’Area Tecnica per asservire i processi interni di Progettazione ed Engineering.
La Pianificazione della Produzione era una funzione separata, gestita da un insieme separato di sistemi. Anche le Vendite e il Service erano separati.
La connessione dati e il passaggio di consegne tra i sistemi era importante, ma non fondamentale e necessario.
Con l’aumentare della velocità di produzione, il mercato globale e la complessità della supply chain si sono generati nuovi sistemi di dati. E la frammentazione dei dati è un vero problema per un efficace decision making nelle aziende.
E ora, mentre l’industria si sta spostando verso la Digital Transformation, la questione della frammentazione dei dati e della qualità dei dati sta diventando un aspetto critico.
Da un lato, l’azienda non può migliorare la qualità dei dati da un giorno all’altro. D’altra parte una delle battaglie che il PLM affronta nella fase di implementazione è la scarsa qualità dei dati.

Ma come si misura la qualità del dato?

Una delle cose più importanti che influisce sulla qualità dei dati è la duplicazione dei dati su più sistemi. Quando accade, errori e duplicati sono dietro l’angolo. Il primo passo verso una corretta integrazione è vedere dove sono conservati i dati e combinarli in modo coerente. Qui può essere estremamente vantaggioso investire in strumenti di comprovata qualità e accuratezza per aiutare a coordinare e sincronizzare le informazioni tra i database. E strutturare processi per creare un livello coerente di dati che rappresentano la connessione dati e gli aggiornamenti può essere estremamente utile.

Una delle tendenze recenti è presentare il PLM come la soluzione principe di gestione dei dati esistenti. Se questa è una buona strategia per prevenire il big bang del replace, la questione della qualità del dato non è da trascurare. Il modo in cui i dati sono connessi e sincronizzati definirà la qualità del sistema generale di gestione dei dati.

In conclusione

La trasformazione digitale richiederà una rivalutazione significativa delle metriche sulla qualità del dato. I vecchi modi di tenere i dati ‘sotto controllo’ potrebbero non essere sufficienti. I dati stanno diventando sempre più complessi e interconnessi. Fornire una valutazione della qualità dei dati dovrebbe essere al primo posto per coloro che si occupano di PLM ora e per i prossimi anni.

E tu come misuri la qualità del dato nella tua azienda? Ritieni che i dati e le informazioni vengano gestite in modo corretto creando valore aggiunto?

Creare una base più sicura dell’informazione e dare la certezza di lavorare sempre su dati e documenti aggiornati è il primo passo del nostro lavoro quotidiano: contattaci e scopri cosa possiamo fare per te!

Fonte dell’articolo: beyondplm.com

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