gestione dei processi aziendali

Perché le aziende di successo gestiscono (bene) i loro processi aziendali

gestione dei processi aziendali

Che cosa è un processo aziendale?

Un processo aziendale consente a un’azienda di descrivere chi fa cosa e in quale ordine. Un processo è una serie di task eseguiti in sequenza: input chiaramente definiti in ingresso e output prestabiliti in uscita. L’output può essere un servizio, un prodotto o qualche altro obiettivo organizzativo. Combinando tutti i processi aziendali, possiamo descrivere come opera l’azienda stessa. La gestione dei processi aziendali ottimale porta un notevole miglioramento del successo aziendale.

Per meglio comprendere il concetto paragoniamo un processo aziendale ad una ricetta. Immagina di essere a casa e di volere cucinare per cena qualcosa di diverso da un piatto di pasta o uova strapazzate. Sei in vena di sperimentare e cerchi una ricetta del risotto cremoso al gorgonzola. Scarichi una ricetta dal web e segui passo passo le indicazioni riportate per preparare il piatto di risotto. Non c’è nessuno lì al tuo fianco a verificare il tuo procedimento o a fornirti qualche suggerimento.

Ecco, una buona ricetta deve essere specifica. Pensa ancora al tuo risotto al gorgonzola. Hai seguito la ricetta, ma il risotto non è uscito come previsto. Perché è successo? Forse l’elenco degli ingredienti della ricetta non era abbastanza specifico. Forse le descrizioni di ciascun passaggio erano troppo vaghe.

Perché i processi sono importanti in un'azienda?

I processi aziendali sono la chiave per descrivere come un’azienda opera nella sua quotidianità. Pagare la fattura di un fornitore o elaborare l’ordine di un cliente sono entrambi processi aziendali. Le buone aziende hanno processi documentati. Consentono output coerenti, costanti e di alta qualità.
Documentando i loro processi, le aziende possono espandersi rapidamente. Le aziende che cercano di crescere mediante fusioni e acquisizioni necessitano di processi aziendali ben documentati per facilitare le integrazioni e supportare le operazioni aziendali unificate.
I processi sono anche cruciali per un efficace knowledge management. Possono essere utilizzati per la formazione dei nuovi dipendenti a svolgere le attività previste e ottenere i risultati desiderati. Ecco perché una gestione dei processi aziendali strutturata e organizzata è vitale per il successo di ogni azienda.

Perché i processi aziendali sono così importanti per il PLM?

I processi aziendali consentono alle aziende di sviluppare e progettare, vendere, fornire e dare supporto ai loro prodotti in modo efficace. Il valore dei processi lungo il ciclo di vita del prodotto influenza fortemente il successo del prodotto in questione. Sprechi e inefficienze in questi processi si traducono in consegne ritardate e problematiche legate alla qualità.

Come definiamo un processo aziendale?

La gestione dei processi aziendali è un approccio generale che aiuta a promuovere l’efficienza in azienda. Tale percorso ricomprende la documentazione dei processi esistenti (Process Mapping), la definizione dei processi futuri (BPM = Business Process Modelling), l’implementazione dei processi definiti (Process Deployment) e la misurazione dei processi (Process Monitoring). Mappatura, definizione e monitoraggio dei processi aziendali sono attività di fondamentale importanza in un sistema PLM.

Vediamo nel dettaglio ciascuna di queste fasi:

1. Mappatura dei processi aziendali
Per creare una mappa dei processi aziendali, possiamo utilizzare un diagramma di flusso del processo suddiviso mediante fasce funzionali “swim lane”: il diagramma di flusso mostra una fascia per ogni ruolo e indica le attività e gli eventi che ogni ruolo esegue. L’esempio seguente rappresenta il processo di vendita di una piccola azienda (in questo caso il diagramma mostra la situazione attuale).

2. Modellazione dei processi aziendali
Durante questa fase, creiamo un modello migliorato per i processi che l’azienda vuole ottimizzare. Il modello rappresenta una struttura condivisa per la discussione e la comunicazione. Questo aiuta le persone a capire come funzionerà il processo e dove è possibile fare delle ottimizzazioni. L’esempio seguente rappresenta il processo di vendita precedentemente illustrato ma ottimizzato, dopo la fase di rimodellazione.

3. Implementazione del processo aziendale
Dopo aver definito i nuovi processi, dobbiamo implementarli. Al fine di implementare i cambiamenti in modo produttivo, deve essere predisposto un piano di formazione e supporto. Dopo l’implementazione, passiamo alla gestione costante dei processi aziendali. Ma è fondamentale seguire il processo e assicurare un feedback adeguato: il nuovo processo funziona bene? Abbiamo bisogno di apportare degli aggiustamenti?

4. Monitoraggio dei processi aziendali
Un buon processo aziendale deve essere misurabile. Utilizziamo gli indicatori KPI (Key Performance Indicator) per misurare l’efficienza e l’implementazione del processo. Un KPI è una metrica, un attributo quantificabile che ci aiuta a descrivere la performance e che può essere misurato. I KPI aiutano l’azienda a stabilire obiettivi e monitorare i progressi e l’efficienza dell’implementazione.

Cosa identifica un buon processo aziendale?

È importante mantenere i processi aziendali al giusto livello di dettaglio. Le aziende a volte confondono processi e metodi. Un processo è un insieme sequenziale di attività di alto livello, con input e output chiari. I metodi definiscono come eseguire le attività definite in quelle fasi del processo nei relativi sistemi informativi. I metodi sono più dettagliati e specifici per ciascun sistema.

Un buon processo di business è chiaro, ben documentato e facile da capire e mettere in pratica. Le attività di un processo devono essere ben evidenti, così come i ruoli di ciascun attore e le informazioni che usano e creano. Tutto ciò che non è abbastanza chiaro genererà confusione e sprechi.

I processi devono essere misurabili e gestibili. In altre parole: sfruttiamo i dati in nostro possesso per monitorare il processo e comprendere se sta funzionando bene o sta procedendo con difficoltà. I processi aziendali sono i mattoncini di qualsiasi organizzazione di successo. I processi aziendali ben gestiti sono un potente asset strategico aziendale. Se vuoi che le persone lavorino nel modo corretto, devi definire questo modo con un processo aziendale.

Hai mai valutato quanto vantaggio potresti ottenere riorganizzando e semplificando i tuoi processi aziendali? Digitalizzare i processi ti consente di rendere la tua azienda più snella e competitiva. Noi di CADTEC applichiamo tutte le potenzialità della soluzione PRO.FILE che consente di ottimizzare i processi PLM, monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento e misurare le performance in ottica di miglioramento continuo.

Contattaci per un confronto senza impegno o per una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo e delle immagini: blog shareplm.com

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Product Data Backbone: viaggio nel PLM

Verso il Product Data Backbone: un viaggio approfondito nel PLM. Viaggiare spesso significa lasciare la strada battuta per esplorare nuovi sentieri. Non sappiamo bene cosa ci attenderà il percorso che stiamo per intraprendere, ma vale la pena esplorare nuovi mondi!

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La maledizione delle isole dati isolate

Immagina di stare in mezzo all’oceano e goderti una vista molto ampia e rilassante. Sei in cima ad una collina e all’orizzonte riesci a scorgere alcune isole. Ti concentri su di esse e immagini quale potrà essere la tua prossima meta, l’isola che andrai a visitare nella tua prossima escursione in barca.
Si tratta di isole distanti tra loro, diverse, alcune difficili da raggiungere… e se fossero delle isole di dati isolate?

Cos’è un’isola dei dati? Pensa al concetto di isola di dati quando:

  • i dati sulla qualità del prodotto sono memorizzati in un foglio di calcolo, su un laptop, senza connessione con il resto del dipartimento.
  • i dati del cliente sono memorizzati nel database di vendita e il resto dell’organizzazione non può averne accesso.

Le isole dati isolate sono come quelle isole che hai potuto individuare solo con una visione d’insieme, rivolto all’orizzonte, dall’alto sopra una collina, perché le distanze tra queste isole sono i diversi database di una azienda che sono disconnessi tra loro.

E così, mentre la vista dall’alto è bella e molto scenografica, le cose iniziano a complicarsi una volta che hai bisogno di accedere a una di queste isole perché:

  • Le isole sono difficili da raggiungere in quanto l’accesso è limitato o rigidamente definito.
  • Avere un accesso all’isola è molto costoso.
  • Una volta arrivato sull’isola, scopri che la lingua per colloquiare è differente dalla tua (i tipi di file sono diversi e / o difficili da utilizzare).
  • Devi anche imparare a vivere (e operare) in un nuovo ambiente,che potrebbe farti sentire estraneo o essere intimidatorio nei confronti dei nuovi arrivati.

Esistono isole dati isolate in tutte le organizzazioni, la soluzione? Un Product Data Backbone aziendale

Questo scenario riflette essenzialmente la situazione che esiste nelle aziende di tutte le dimensioni, in ogni parte del mondo.

Le aziende nel corso degli anni hanno utilizzato un’ampia varietà di applicazioni e strumenti settoriali/dipartimentali per supportare le attività operative quotidiane come la gestione della Progettazione e le modifiche, la Qualità, la programmazione della Produzione, il comparto Sales, etc… Seguendo questa impostazione, le aziende sviluppano isole di dati isolate che non sono condivise né ben manutenute.

E qui iniziano i problemi…

  • Se i dati non sono facilmente disponibili per coloro che ne hanno bisogno all’interno dell’organizzazione, queste persone sprecheranno una quantità inutile di tempo alla ricerca di quei dati.
  • Senza una fonte centrale dei dati chiara e univoca, il rischio di trovare la versione errata di tali dati aumenta notevolmente.

Il risultato finale delle isole di dati è che si prendono decisioni basate su dati errati, ad ogni livello della gerarchia aziendale.

I limiti di lavorare con Excel

Utilizzato da molti, Excel è la soluzione più economica e più diffusa utilizzata da tutte le aziende. Questo strumento “potente” fornisce le funzionalità aziendali di base della disponibilità, della conservazione dei dati e della possibilità di scrivere codice semplice. Di conseguenza, viene utilizzato per implementare “semplici applicazioni aziendali” che comprendono una combinazione di dati regolati da “regole aziendali”.

Col tempo, tuttavia, le funzionalità di base di Excel non saranno più sufficienti, a causa delle dimensioni e della complessità dei file.
Ma, cosa più importante… non ci sono tracciabilità, cronologia e strumenti di collaborazione integrati in Excel.
Ma non finisce qui… poiché all’interno di un’azienda esistono più reparti, esistono anche numerosi database con logiche diverse. A volte questi prodotti hanno funzionalità semplici e contengono persino gli stessi dati tra i vari reparti. Ciò crea isole di dati con dati duplicati all’interno di un’azienda. E qui sorge la fatidica domanda: dov’è il file master corretto? Quando ogni reparto o divisione possiede un proprio Excel, senza alcuna comunicazione tra dipartimenti, i dati vengono condivisi senza un database centralizzato per mantenerlo normalizzato. E le nuove versioni di Excel possono essere in grado di contenere circa 65.000 record…

Come può essere utile un adeguato sistema di gestione dei dati

Un sistema di gestione dei dati come un sistema PLM può fornire la semplicità di configurazione di una soluzione di Excel con una posizione centralizzata per i dati, scalabile e con pieno controllo degli accessi secondo i permessi definiti internamente. E copre tutti gli inconvenienti che generalmente accompagnano le applicazioni personalizzate e locali. Inoltre, offre la sicurezza di una funzione di backup e un meccanismo di notifica che si collega all’azienda.

Hai mai considerato quanto potresti risparmiare in termini di tempo e di produttività con l’utilizzo di una soluzione PLM? Hai già una soluzione PDM ma non soddisfa più le tue esigenze e non ti permette di mettere in collaborazione i diversi dipartimenti aziendali?

Noi di Cadtec aiutiamo le aziende a gestire tutta l’informazione aziendale, definendo le regole e riorganizzando i processi. Un’unica piattaforma – un Product Data Backbone come PRO.FILE – è fondamentale per garantire certezza del dato e ridurre drasticamente i costi dovuti alla gestione dei duplicati. Come? Richiedi una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: sito web plm-blog.com

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10 regole per guidare la trasformazione digitale

Perché è necessaria la trasformazione digitale?

Sono passati oltre 15 anni da quando Internet ha fatto il suo ingresso prepotente nella nostra vita quotidiana, anche in azienda e in tutte le organizzazioni economiche, e ora si è in grado di comprendere appieno la portata di questa rivoluzione epocale. La trasformazione digitale è un percorso irreversibile, prioritario e necessario: responsabili e dirigenti devono essere pronti ad affrontare il cambiamento per sopravvivere e vincere nel mercato.
Ma per quale motivo tale percorso è tanto prioritario? Clienti e utilizzatori sono digitali, pertanto le organizzazioni che vogliono non solo crescere ma, semplicemente, sopravvivere, devono adattarsi alla nuova realtà richiesta dai loro stessi clienti. La trasformazione è necessaria per fornire una risposta alle loro necessità: si tratta di una forza trasformatrice per le aziende poiché cambia la maniera in cui gli internauti s’informano, stabiliscono dei rapporti con altri utenti e consumano prodotti e servizi. Un processo in continua evoluzione, man mano che la tecnologia disponibile diviene via via più raffinata e evoluta.

Esistono delle linee guida?

Il cambiamento tanto invocato non è un fattore congiunturale, bensì un fattore strutturale per le aziende e l’economia in generale: imprese e organizzazioni devono disegnare un nuovo modello economico e sociale. Non basta dire che l’utente è l’epicentro, ma si deve poi orientare tutta l’organizzazione per essere capaci di coprire veramente le sue esigenze specifiche.
Si deve tenere in conto che l’obiettivo della trasformazione digitale non è la tecnologia in sé, la capacità di stare dentro del mondo dei social o avere l’app nel cellulare. La tecnologia è un motore di cambiamento ma non è il cambiamento.

Anche se ogni organizzazione ha delle peculiarità che l’hanno portata a definire dei processi specifici, l’esperienza mostra che esistono delle linee guida che possono essere assunte per generare modelli e best practice senza commettere errori che altre hanno sofferto altre imprese.

Le regole d’oro per comprendere la trasformazione digitale

Sulla base di quanto detto possiamo stabilire un breve decalogo sulle implicazioni e i percorsi da seguire per intraprendere un processo di trasformazione digitale.

1. La tecnologia – da sola – non basta!

Focalizzare le proprie attenzioni solo sulla parte tecnologica è un grave errore, molto comune, e dalle conseguenze pessime: il rischio è quello di non comprendere adeguatamente la portata del cambiamento.

In questo senso è illuminante lo studio condotto dal MIT Sloan School of Management sulla maturità digitale delle organizzazioni. Secondo la ricerca, l’analisi del grado di digitalizzazione di un’organizzazione deve ricomprendere due dimensioni diverse. Da una parte l’intensità digitale misurata in termini d’insediamento tecnologico, dall’altra parte, quella che si riferisce all’intensità della trasformazione nella gestione. La prima misurerebbe l’inversione realizzata in progetti tecnologici orientati a cambiare la gestione tecnologica dell’impresa basata nella tecnologia (rapporti con i clienti, inversione tecnologica, ecc.). La seconda ha a che fare con lo sviluppo interno delle capacità di leadership necessarie per trasformare in maniera integrale tutta l’organizzazione. Esse devono agire in simbiosi poiché solo così facendo il cambiamento può avvenire su larga scala.

Inoltre, prosegue lo studio, dall’analisi reale dei dati di punto vendita di un numero significativo di aziende in diversi settori, si nota che quelle organizzazioni e imprese che hanno portato alla pratica una trasformazione in entrambe le due dimensioni

  • quelle denominate digitalmente mature sono un 26% più remunerative dei suoi competitor, e ricevono un 9% in più dei suoi ingressi.
  • le organizzazioni denominate ‘fashioniste’, anche se si godono di un certo grado di maturità in alcune delle sue aree, mancano di una strategia orientata alla trasformazione interna in processi e cultura dell’organizzazione anche se stanno scommettendo fortemente per l’insediamento tecnologico nelle sue strutture.

2. Una rotta ben definita per la trasformazione

La trasformazione digitale è un processo lungo e costoso e dunque ha bisogno di una rotta ben definita. Non si tratta della consecuzione di azioni marginali. Questo processo deve far parte della strategia globale dell’azienda, sposata e supportata dalla Direzione e fatta propria da tutti i lavoratori dell’impresa.
Come qualsiasi programma strategico si parte con l’intraprendere un processo di analisi interno ed esterno per capire da dove è opportuno partire. Da qui ne deve scaturire un documento-guida che fissa in modo chiaro obiettivi, azioni, calendari, escalation e responsabilità. E’ inoltre indispensabile stabilire indicatori e strumenti che permettono il controllo del processo. La figura chiave è il Chief Digital Officer (CDO), la persona responsabile di orientare l’organizzazione e mettere in atto la strategia.

3. Flessibilità

Di fronte alla rapidità dei cambiamenti e alla costante innovazione tecnologica, le organizzazioni devono essere capaci di adattare le proprie strutture e i propri processi al ritmo dettato dal mercato e dagli utenti “iperconnessi”. Decisioni rapide ed efficaci fanno la differenza: pensare come una grande azienda, ma agire velocemente come una start-up.

4. Processi

Una volta stabilita la roadmap della trasformazione e aver orientato l’organizzazione verso questo obiettivo, è necessario riorganizzare i processi per costruire un nuovo modello di azienda più dinamico, partecipativo e collaborativo. Ancora una volta gli strumenti tecnologici sono solo un mezzo per raggiungere lo scopo, e non devono diventare essi stessi un obiettivo.

5. Comunicazione e trasparenza

La necessità di coinvolgere tutti i membri del team richiede uno sforzo importante nella comunicazione interna che assume un ruolo da protagonista. La trasparenza e la collaborazione sono fondamentali per l’innovazione. Questi modelli si sono dimostrati di grande utilità, anche per aiutare all’organizzazione ad avere chiara la roadmap e capire il tipo di decisioni che devono essere prese.

6. Data driven

Il mondo digitale apporta numerosi ‘insights’ in tutti i processi interni ed esterni. Saper mettere in ordine i dati che si originano è ancora più importante. Le grandi imprese digitali che sono riuscite ad arrivare a una posizione di leadership hanno come caratteristica comune: l’attenzione ai dati.
Tutte loro, da Google fino Amazon, passando per Uber o Netflix sono ‘data companies’: imprese che danno valore alla conoscenza dell’utente basato sui dati di database. La trasformazione ha per obiettivo soddisfare le domande degli utenti, i dati sono le matematiche del cambiamento, il meccanismo imprescindibile per ottimizzare l’azienda nella sua totalità.

7. Attrarre i migliori talenti

L’espansione dei nuovi modelli di business comporta la necessità di incorporare nuovi profili, velocemente. Ciò che fa la differenza fra le imprese di successo è la loro capacità di identificare, riconoscere e attrarre i migliori talenti. Essere in grado di gestirlo è diventata una delle colonne della trasformazione, tanto che i dipartimenti HR devono giocare un ruolo preminente.

8. Formazione e abilitazione

In un modello di cambiamento costante in cui l’innovazione genera ritmi di obsolescenza tecnologica senza precedenti, le aziende sono obbligate ad offrire soluzioni formative adatte. I dipartimenti HR devono diventare consulenti formativi offrendo soluzioni personalizzate e anticipatorie delle domande di formazione dei suoi clienti: i lavoratori.
Allo stesso tempo i processi formativi sono declinati in modo da soddisfare nuove qualifiche digitali necessarie in un ambiente professionale che richiede competenza e massima expertise nelle nuove metodologie. Senza dimenticare che la formazione è anche diventata una carta vincente nell’attrarre e trattenere i migliori talenti.

9. Verso le EASS (Enterprise As A Service)

La digitalizzazione sta spingendo la trasformazione da prodotti a servizi: una delle possibilità della trasformazione è quella di evolversi verso i modelli EAAS. Ne sono esempio le aziende di utilities che all’inizio sembravano lontani dalla digitalizzazione ma che ora stanno anche loro sperimentando in maniera diretta la trasformazione.
Inoltre, il modello EAAS permette l’incursione delle imprese in settori diversi dai propri, com’è il caso delle imprese di telecomunicazioni quando agiscono come banche e come imprese di assicurazione.

10. Cultura della trasformazione

La cultura dell’impresa è basata su valori intangibili, costruiti nel corso degli anni e dei decenni, che fanno parte del DNA e del know how di ogni organizzazione. Conciliare i valori pre-esistenti e fondanti e al tempo stesso introdurre una cultura del cambiamento e dell’innovazione è una delle sfide più importanti e complesse che ci si trova ad affrontare.

Concludendo…

Quando si parla di digital transformation occorre evitare l’errore di concentrarsi troppo sul digitale e non abbastanza sulla trasformazione: la tecnologia è puramente un fattore abilitante, il più delle volte, le persone sono le risorse più preziose di un’organizzazione e il digitale è solo la strumentazione fornita per consentire loro di svolgere in modo più efficace il loro lavoro.

La grande maggioranza dei punti trattati in precedenza come la trasparenza, la struttura organizzativa o il disegno dei processi interni devono essere sempre allineati con l’obiettivo del cambiamento.
In conclusione, la trasformazione è un processo continuo che richiede uno sforzo condiviso e dal cui successo dipende il futuro dell’organizzazione stessa. La trasformazione digitale non è un’opzione, ma un obbligo.

Stai intraprendendo un percorso di trasformazione digitale in azienda? Contattaci per conoscere le nostre soluzioni di gestione dei dati e di tutta l’informazione aziendale e per prenotare una demo.

Per approfondire: siti web cultora.it e CapGemini Blog

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Document Process Management: 5 motivi per introdurlo in azienda

Ogni azienda, tutti i giorni, deve gestire una quantità enorme di informazioni: tuttavia molto spesso spende soldi per cercare di governarla, ma senza riuscire a renderla un elemento produttivo e utile per rafforzare la propria competitività.

Perché queste criticità?

È la desolante conclusione di una ricerca condotta in Italia e tesa ad analizzare il rapporto tra i manager e l’informazione aziendale:

  • Una impresa media spende circa 1,5 milioni di € all’anno per acquisire dati e informazioni già presenti all’interno del proprio sistema ICT.
  • Il 42% dei professionisti utilizza, senza esserne consapevole, informazioni errate almeno una volta a settimana.
  • Il 52% dei manager ritiene alquanto insufficiente la capacità della propria azienda di gestire il proprio patrimonio di informazione.
  • Il 38% di essi si muove in maniera casuale e caotica all’interno dei propri dati non strutturati.

Eppure, la semplicità di accesso ai dati viene reputata come asset fondamentale della competitività aziendale.

Come governare questa situazione?

È necessario adottare un approccio che consenta la gestione dei documenti durante tutto il loro ciclo di vita: generazione e produzione, lavorazione, accesso e archiviazione. Così facendo tutti i documenti verranno generati in un formato adatto, in sicurezza, con possibilità di revisione, notifiche, statistiche e assegnazione di attività alle risorse.
Il Document Process Management integra persone, tecnologie e processi al fine di gestire adeguatamente il documento come luogo dove sono contenuti e risiedono dati, informazioni e conoscenze dell’azienda, il vero capitale.

Mediante questo nuovo approccio il documento non è più solo un elemento statico, bensì dinamico, in evoluzione e ben caratterizzato.

5 motivi per adottare il Document Process Management

1. Ridurre i costi
Grazie a workflow predefiniti, distribuzione della conoscenza secondo logiche ben definite e monitoraggio dello stato di avanzamento delle attività sarà possibile intervenire in ogni momento in caso di deviazione dallo standard, senza dover successivamente recuperare il gap perso.

2. Migliorare le performance
L’automatizzazione di alcune attività consente di dirottare le risorse verso attività a maggior valore aggiunto. Gli strumenti di analisi consentono di monitorare i livelli di performance e di apportare eventuali correzioni.

3. Abbattere i costi nascosti
Accedere ai documenti cartacei richiede almeno 85 ore all’anno per ciascun dipendente. Si comprende facilmente che se si estende la riflessione all’intera azienda i numeri sono davvero fuori controllo. Adottare un percorso di dematerializzazione significa rendere l’informazione subito disponibile, senza tempi morti.

4. Incrementare il livello di sicurezza
Proprio perché le informazioni rappresentano il vero capitale dell’impresa, esso deve essere protetto per prevenire accessi non autorizzati e potenziale diffusione.

5. Incrementare la soddisfazione dei dipendenti
Il lavoro burocratico e amministrativo viene automatizzato e i dipendenti possono essere destinati ad attività a maggior valore aggiunto, con un incremento della soddisfazione lavorativa.

In conclusione

Gestire in maniera consapevole l’intero ciclo di vita dei documenti può davvero fare la differenza all’interno di una azienda. La sfida fondamentale è quella di rendere consapevoli management e utenti delle loro criticità attuali e del fatto che l’ottimizzazione dei flussi documentali potrebbe essere davvero la chiave di volta per la propria competitività e per dare risposte veloci e adeguate al mercato.

Mettere l’informazione giusta a disposizione della persona giusta nel momento giusto non è né facile né scontato, ma le soluzioni che possono aiutarvi a raggiungere questo risultato non mancano. La tua azienda ha già un sistema evoluto di gestione documentale?

Vuoi valutare quali potrebbero essere i vantaggi dell’introduzione di un Document Process Management in azienda? Stai cercando un partner che sia in grado di seguirti in tutto questo percorso proponendoti una soluzione aziendale per gestire l’informazione a 360 gradi e tutti i processi che la governanoScopri CADTEC e contattaci per intraprendere il tuo percorso verso la digitalizzazione.

Fonte dell’articolo: sito web techeconomy.it

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Gestire la conoscenza per evitare sprechi in progettazione e freni all’innovazione

Innovare non significa solamente proporre sul mercato prodotti o servizi differenti rispetto ai competitor, ma significa rendere le buone idee sviluppate una parte solida e robusta all’interno della struttura aziendale, struttura che le deve mantenere vive e vitali nel corso del tempo.

L’innovazione deve essere sostenibile

L’innovazione quindi deve essere sostenibile, come dice il Prof. Terzi del Politecnico di Milano, e supportata da strumenti e modelli strutturati per lo sviluppo prodotto: logiche lean per rendere la progettazione più flessibile e agile, tecniche e strumenti sofisticati da applicare al design (CAE, CAS e KBE), pratiche per l’innovazione sistematica come il metodo TRIZ e strumenti di gestione dei dati e della conoscenza come il PDM e il PLM.
Tutti questi strumenti, tuttavia, sono ben lontani dall’essere applicati in modo sistematico nella quotidiana realtà italiana.

Da una indagine condotta dall’Osservatorio Ge.Co. sul tema Innovazione e Sviluppo Prodotto su un campione di imprese italiane, le criticità organizzative che emergono sono:

  • Continue richieste di modifiche di progetti di sviluppo in corso d’opera con inevitabile allungamento dei tempi previsti (per il quasi 100% delle aziende intervistate).
  • Costante sforamento del budget iniziale di progetto e impossibilità di gestire adeguatamente il tempo e le mansioni dei progettisti (per oltre l’80% del campione).
  • Le attività di tipo “burocratico”, la stesura di documenti e i report da compilare periodicamente: queste spostano l’attenzione dal processo di sviluppo verso attività non strettamente necessarie e un allungamento dei tempi di sviluppo è inevitabile (per oltre il 50% del campione).

A queste si sommano anche una serie di criticità operative:

  • Definizione di ruoli e responsabilità non certa, con stagnazione del progetto e decisioni ritardate (per il 50% delle imprese che hanno partecipato all’indagine).
  • Difficoltà di riutilizzo di componenti o progetti già realizzati, ciò significa conoscenza non condivisa e sprecata (per oltre il 50%).
  • Sistemi IT presenti non sono compatibili e in connessione tra loro costringendo a lavori di codifica manuale con rischio di errori e omissioni (per il 40% del campione).

Cosa manca nel processo di innovazione?

Qual è il comune denominatore evidenziato nelle criticità elencate? La (mancata o solo parziale) gestione della conoscenza: catturarla, gestirla, rappresentarla e analizzarla, recuperarla e riutilizzarla. Che sia conoscenza personale o aziendale, che derivi dallo sviluppo di nuovi progetti o da progetti già completati, che sia strutturata o destrutturata, la conoscenza va e deve essere gestita per creare valore aggiunto e una base per l’innovazione e lo sviluppo prodotto.
Uno strumento di collaborazione e accumulo della conoscenza è il PLM (Product Lifecycle Management) per la gestione del ciclo di vita del prodotto e la sua piena integrazione con soluzioni ICT operative e sistemi ERP: grazie a queste soluzioni è possibile consultare e recuperare la conoscenza generata da progetti precedenti per sfruttarla nello sviluppo dei futuri progetti.

Recuperare la conoscenza e non significa NON innovare o NON creare prodotti nuovi o innovativi, significa piuttosto risparmiare tempo che può essere speso in attività più performanti, sfruttare l’esperienza precedente formalizzata, recuperare parti che rimarranno comunque inalterate nel tempo, imparare e correggere eventuali errori commessi in precedenza.

Queste soluzioni promuovono la creazione di una struttura dati coerente e un archivio di conoscenza condiviso dall’intera azienda in grado di supportare diverse esigenze di gestione dati e aggiornabile in tempo reale, facilmente accessibile.
Non solo, il PLM consente alle aziende di gestire l’intero ciclo di vita del prodotto, supportando il processo di decision making in maniera efficace e immediata.

Il ruolo del PLM nel promuovere l’innovazione

Molte volte, soprattutto nelle PMI e in alcuni settori in particolare, le potenzialità dei sistemi PLM non sono sempre comprese e a volte addirittura ‘spaventano’; tuttavia essi risultano un punto di forza determinante per promuovere l’innovazione, perché i ruoli sono chiari e determinati, il recupero della conoscenza e la collaborazione immediati, il tempo di sviluppo prodotto si può concentrare esclusivamente su attività di valore. Nessun cliente finale è disposto a pagare per sprechi, inefficienze e attività burocratiche.

Alcuni imperativi per l’introduzione di una soluzione PLM:

  1. informatizzare e digitalizzare;
  2. formalizzare i processi e le fonti di conoscenza;
  3. basare i progetti su conoscenza sviluppata precedentemente, limitando l’esclusiva dipendenza dalla variabile “esperienza umana”;
  4. evitare strumenti non condivisi e non facilmente accessibili e/o interpretabili;
  5. facilitare l’estrapolazione, selezione e riutilizzo di dati, limitando il tempo necessario al reperimento di dati utili.

benefici principali:

  • riduzione di tempi e costo di sviluppo.
  • miglioramento della gestione dell’attività di progettazione.
  • miglioramento della qualità della progettazione stessa.
  • miglioramento della comunicazione tra i progettisti.

A questi si aggiungono poi:

  • l’aumento della produttività delle risorse.
  • il miglioramento della standardizzazione dei componenti.
  • il grado e la velocità di innovazione.
  • la riduzione dei costi di prodotto e del tempo delle risorse impiegate.

Concludendo…

La conoscenza è alla base di tutti i processi e le attività aziendali. E la conoscenza, in tutte le sue forme, deriva dalla valorizzazione delle persone che vivono all’interno dell’azienda: le loro competenze ed esperienze arricchiscono l’azienda, ma la mancanza di un sistema formalizzato, strutturato ed efficace di gestione della conoscenza fa sì che le conoscenze restino solo nella mente delle persone o che lo scambio sia parziale e solo verbale, magari in un momento di pausa, davanti ad una macchinetta del caffé.
Troppo spesso le aziende sono in balia delle competenze e conoscenze personali e quando le persone se ne vanno portano con sé anche tutto il loro sapere.
Ecco quindi che la ricchezza di conoscenza propria di ciascuna risorsa va trasformata e resa fruibile, accessibile a tutti, mantenibile nel tempo. Ed è proprio di qui che siamo partiti: le aziende non solo devono introdurre innovazione, ma renderla sostenibile e mantenerla nel tempo.

La tua azienda ha bisogno di riorganizzare la gestione della conoscenza e potenziare la collaborazione tra le risorse? Vuoi ridurre gli sprechi in progettazione e favorire il riutilizzo dei componenti? Scopri di più sulla soluzione PRO.FILE e richiedi la nostra consulenza nella riorganizzazione dei processi: richiedi una demo presso la tua sede!

Fonte dell’articolo: fabbricafuturo.it

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Digitalizzazione dei documenti: gestione strutturata o destrutturata?

La maggior parte delle relazioni di business in Italia avviene mediante gestione cartacea, ma a quali costi?

Relazionarsi con tutti gli attori del nostro business in modo più efficace ed efficiente è sicuramente un obiettivo da perseguire per ogni azienda perché porta ad una riduzione sensibile dei costi diretti e indiretti e ad un aumento del fatturato. Relazionarsi significa anche gestire in modo organizzato e razionale tutte le informazioni e i servizi (contratti, ordini, spedizioni, fatturazione e pagamenti).
Ma allora perché in Italia la maggior parte di questi rapporti viene gestita su supporto cartaceo? Tonnellate di documenti, stampati, inviati e scambiati a mezzo mail, catalogati, archiviati: a quali costi (materiali, duplicazione, risorse impegnate in attività a basso valore aggiunto, spazio per gli archivi)? E i costi nascosti (margini di errore o perdita, impatto ambientale, procedure di lavoro)?

Da una ricerca dell’Osservatorio Digital innovation del POLIMI si evince che:”Chi lavora quotidianamente con le informazioni spende in media il 20-30% del tempo nel gestire informazioni e documenti che si trovano su supporto cartaceo”

Eppure gli strumenti e la normativa per la dematerializzazione dei documenti non mancano: e allora perché non intraprendere questo processo?

Come dematerializzare un documento?

Dematerializzare un documento significa convertire i documenti cartacei in documenti elettronicigestirli attraverso soluzioni software dedicatecondividerli in modo rapido e funzionale.

Una volta reso digitale il documento può anche essere inviato in conservazione digitale a norma – come previsto dalla legge italiana – per dare valore legale, fiscale e civile, al pari del documento cartaceo.

Inoltre, per qualsiasi necessità, ci si trova costretti a fare riferimento agli specialisti del prodotto, in quanto agli utenti finali non vengono dati tutti gli strumenti per riprogrammare e riadattare la soluzione prescelta.

La maggior parte dei prodotti presenti sul mercato inoltre, sono programmabili, pertanto, prima di essere perfettamente aderenti alla realtà di ogni azienda, devono essere lungamente adattati dai consulenti dell’azienda fornitrice e prevedono lunghi tempi di analisiprogrammazione, sviluppo; anche il minimo ampliamento non può essere svolto in autonomia.

La dematerializzazione 2.0

Creare dei PDF da un documento cartaceo e conservarli in un archivio digitale del File System non è sufficiente! Le informazioni contenute sono comunque statiche, non possono essere modificate, aggiornate, analizzate e rese vive: è solo una immagine statica.
Parliamo di dematerializzazione 2.0 quando la gestione dell’informazione è strutturata e dinamica: il documento elettronico viene immesso nei processi informativi e reso vivo, i dati contenuti sono leggibili, elaborabili e condivisibili in automatico. La gestione dell’informazione è così efficiente, rapida e produttiva, sia nella comunicazione interna che con gli interlocutori esterni all’organizzazione: la relazione è basata su una miglior qualità, senza attese, smarrimenti, inutili duplicati.

Digital Transformation: nuovo approccio organizzativo

Il focus si sposta dal documento al processo: non basta eliminare la carta!
Oltre ai processi di dematerializzazione dei documenti cartacei, si deve porre sempre maggiore attenzione alla standardizzazione delle procedure, più razionali e veloci, tracciabili e analizzabili: ciò garantisce trasparenza e qualità nella gestione dell’informazione, come nessuna attività manuale potrebbe mai fare.

Stampare meno carta non è l’obiettivo principale, ma solo il prodotto di una rivoluzione più ampia e di un profondo cambio organizzativo che fa parte della digital transformation.

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Fonte dell’articolo: sito web digital4.biz

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Best practice: come integrare CAD e ERP con il PLM

La comunicazione tra i diversi reparti di una azienda non sono sempre facili, per approcci differenti e per diversi modi di operare all’interno dell’organizzazione. Eppure il processo e il flusso di lavoro tra le aree R&D e progettazione, da una parte, e i reparti produttivi, supply chain e service, dall’altra, dovrebbero essere snelli e immediati. La soluzione è integrare CAD e ERP con il PLM per una condivisione totale.

Non è più possibile pensare che tutte le informazioni tecniche vengano trasferite manualmente tra i diversi sistemi informatici, con notevole dispendio di tempo e risorse umane: perché non indirizzare i propri collaboratori verso attività a maggior valore aggiunto? E l’errore umano dove lo inseriamo?

Il ruolo del PLM Product Lifecycle Management: la base per una collaborazione a prova d’errore

E’ fondamentale accelerare la condivisione dei dati per integrare CAD e ERP con il sistema PLM in uso creando una knowledge base comune.

Tutto ciò si può concretizzare nella implementazione di un sistema PLM Product Lifecycle Management: i progettisti realizzano i disegni CAD, generano i codici articolo, gestiscono le distinte base di produzione e service, scelgono i materiali, il PLM automatizza lo scambio con il sistema ERP già in uso, anche nel caso di modifiche ed aggiornamenti.

I vantaggi?

  • Articoli e codici aziendali sempre aggiornati, con sincronizzazione automatica delle caratteristiche tecniche e progettuali.
  • Distinte base BOM sempre aggiornate, con trasferimento automatico all’ERP e comparazione delle distinte base.
  • Disegni di produzione sempre aggiornati, ad uso della Produzione e della Supply Chain grazie anche alla generazione di formati neutri e alla visualizzazione immediata.

E il flusso inverso?
Per integrare CAD e ERP il flusso dev’essere bidirezionale: gli sviluppatori tecnici devono avere accesso alle informazioni sulle parti acquistate memorizzate nell’ERP e ai diversi componenti di commercio dei vari fornitori, per una gestione razionale dei costi e dei doppioni.

Ma alla fine quale sistema IT prevale?
A prevalere è sicuramente il processo: non è importante dove i dati vengono archiviati, bensì avere sempre e ovunque disponibili i dati del business per poter prendere decisioni veloci e consapevoli.

Perché scegliere PRO.FILE come ponte per integrare CAD e ERP?

La connessione di PRO.FILE con i sistemi ERP permette:

  • scambio bidirezionale di articoli, codici e descrizioni.
  • scambio bidirezionale di Distinte Base Tecniche (Engineering BOM) o di Produzione (Manufacturing BOM).
  • invio al sistema ERP di disegni in formato visualizzabile (es. PDF, Tiff, ecc..) o gli hyperlink ai disegni.
  • visualizzazione direttamente su PRO.FILE dati del sistema ERP come ad esempio prezzi, fornitori, tempi di consegna e giacenze.

Vuoi organizzare la conoscenza aziendale in modo razionale ed efficace? Vuoi migliorare la condivisione della conoscenza e lo scambio di informazioni tra le diverse aree aziendale senza ritardi e con la certezza di mettere a disposizione sempre dati aggiornati in tempo reale?

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trasformazione digitale

L’Industria 4.0: si parte dalla progettazione del prodotto e del servizio

trasformazione digitale

Trasformazione digitale non significa solo cambiare ed evolvere il modo di organizzare la Produzione con l’aiuto delle nuove tecnologie interconnesse, ma riveste un aspetto fondamentale nella fase precedente, la progettazione e ingegnerizzazione del prodotto industriale.

Questa riflessione arriva direttamente dal Prof. Terzi del Politecnico di Milano che, insieme al suo team, ha condotto uno studio nell’ambito del progetto europeo Manutelligence.

Le 4 rivoluzioni progettuali

Per comprendere come si è arrivati sino a questo punto è opportuno analizzare le diverse rivoluzioni progettuali, che si sono succedute nell’ambito della progettazione nel corso degli ultimi decenni:

1. La Prima Rivoluzione Progettuale, la digitalizzazione dei disegni:
dalla progettazione su carta a quella digitale mediante CAD 2D e 3D.

2. La Seconda Rivoluzione Progettuale, la digitalizzazione dei processi:
dall’assieme CAD ai software CAM, CAE e DMU per la simulazione.

3. La Terza Rivoluzione Progettuale, la digitalizzazione della conoscenza:
l’interazione tra progettista e prodotto progettato mediante la realtà virtuale.

4. Stiamo ora vivendo la Quarta Rivoluzione Progettuale, la digitalizzazione della comunicazione:
accesso a dati e informazioni in modo facile e immediato, sempre e ovunque, impensabile sino a pochi anni fa.

Perché serve una soluzione PLM, Product Lifecycle Management

Una parte fondamentale è la scelta del software da utilizzare per la gestione dei dati e delle informazioni raccolte, in modo da garantire che esse siano utilizzabili in modo efficace ed efficiente, anche in un’ottica di miglioramento della progettazione: l’innovazione del prodotto non passa solo attraverso il know how sviluppato in fase progettuale, ma anche grazie alla conoscenza che deriva dall’utilizzo del prodotto e dal servizio correlato al prodotto stesso.

sistemi PLM per la gestione del ciclo di vita del prodotto sono lo strumento indicato per affrontare questa sfida, dalla fase di progettazione fino alle fasi di utilizzo e fine vita, con ancora maggiori potenzialità derivate dalle tecnologie IoT integrate nei prodotti connessi: i progettisti sono chiamati così a non progettare solo un prodotto, ma un connubio prodotto+servizio che fornisca valore aggiunto al cliente e si concretizzi nel processo di servitizzazione, un nuovo modello di Business per l’industria manifatturiera.

Stai cercando una soluzione PLM in grado di supportare le aree Tecniche e di R&D e di integrare tra loro differenti sistemi CAD? Vuoi riprogettare i processi interni all’azienda e monitorare lo stato di avanzamento dei progetti? Scopri le potenzialità di PRO.FILE come Product & Document Lifecycle Management e richiedi una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: industriaitaliana.it

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5 step infallibili per gestire l’implementazione di un DMS

Introdurre un sistema di gestione documentale DMS in azienda rappresenta sempre un notevole cambio organizzativo perché avrà di certo un forte impatto nella impostazione e gestione dei processi.

Non si tratta semplicemente di passare dal documento cartaceo a al file digitale, si tratta di un cambio culturale che deve coinvolgere tutte le risorse, dal top management ai lavoratori più operativi. Un nuovo modo per gestire il lavoro quotidiano e condividere la conoscenza per farla diventare un valore aggiunto.

Gli step fondamentali

Ma quali sono i principali step per raggiungere efficacemente l’obiettivo della digital transformation?

1. Focus su esigenze e obiettivi: cosa ci serve?
Come è possibile scegliere le tecnologie e le soluzioni più adatte alla propria organizzazione se non sono chiari fin dall’inizio le esigenze interne e gli obiettivi di business? Passaggio doveroso cui spesso non si presta la dovuta attenzione.

2. Analizzare i processi di business: cosa non ci serve?
Inutile avventurarsi in soluzione complesse, troppo strutturate o che non sono in grado di supportare l’utente nel suo lavoro di tutti i giorni.
Il personale interno è sicuramente il target da coinvolgere per comprendere lo stato as is e per trarre importanti spunti, evidenziare criticità e idee di miglioramento Anche questa è conoscenza, seppur nascosta, che fa parte del valore delle imprese.

3. Definire nuovi processi
Dopo analizzato è la situazione interna, è importante iniziare a classificare la tipologia di documenti che l’organizzazione produce, con relazioni tra i flussi che il documentale dovrà gestire e facilitare: nuovi modi di produrre, attribuire, approvare, condividere e salvare documenti. I nuovi processi dovranno tenere conto delle esigenze di knowledge dell’azienda e dell’infrastruttura IT già esistente.

4. Identificare la soluzione più adeguata alle esigenze
Tradurre obiettivi e necessità aziendali in soluzioni concrete non è facile affatto. Occorre affidarsi a chi è in grado di gestire e presidiare l’intero sviluppo di change management, dalla fase di identificazione dei processi di produzione documentale, passando per quella del supporto e formazione al personale, fino ad arrivare alla fase di assistenza e monitoraggio.

5. Coinvolgere gli utenti, sempre!
La user adoption è l’ingrediente che dà effettivamente vita alla soluzione DMS adottata. Per questo è importante coinvolgere il personale in tutte le fasi in cui il suo contributo possa essere fondamentale: comprensione dei processi, di test del sistema prima della sua piena operatività, sessioni formative specifiche per sfruttare fino in fondo ciò che la soluzione prescelta può offrire. Inoltre, un flusso di comunicazione integrato che accompagni l’azienda in questa fase di cambiamento organizzativo, e che prosegua durante il corso di tutto il progetto.

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Fonte dell’articolo: sito web techeconomy.it

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I sistemi di progettazione CAD 3D richiedono il PLM

La progettazione e lo sviluppo dei nuovi prodotti avviene oramai quasi esclusivamente con sistemi CAD 3D perché molto più performanti e capaci di dare specificità anche sofisticate al progetto.
I modelli che ne derivano, però, sono strutture di dati anche molto complesse che comprendono parti, assiemi e riferimenti con i documenti esterni: tutti questi oggetti devono essere conservati accuratamente per non rischiare di danneggiare i modelli o di perdere riferimenti che potrebbero impedire l’apertura del modello CAD stesso.

E’ possibile gestire e archiviare tutta questa mole di dati solo confidando nella capacità di archiviazione del file system? La risposta è no!

Perché scegliere una soluzione PDM/PLM?

Le soluzioni PDM/PLM consentono di:

  • tenere in ordine e archiviare correttamente i file 3D
  • archiviare in modo univoco e senza ridondanza i dati dell’archivio aziendale
  • gestire in modo corretto e adeguato le modifiche, versioni e revisioni
  • velocizzare i processi di engineering

riducendo quindi anche i costi aziendali.

I vantaggi del PDM/PLM nella gestione dei dati CAD

  • Controllo e monitoraggio dei processi di approvazione e di modifica per garantire la sicurezza dei processi
  • Controllo e monitoraggio delle informazioni correlate ai dati CAD, come i programmi CN, i piani di lavoro e disegni in formato neutro collegati a un modello specifico
  • Tracciabilità delle modifiche attraverso la gestione delle versioni e delle varianti
  • Lavoro in parallelo e simultaneous engineering, con la certezza di intervenire sempre sulla versione più aggiornata

Gli elementi funzionali di PDM/PLM nella gestione dei dati CAD

  • Salvataggio dei dati CAD in una memoria protetta
  • Creazione di versioni e varianti per monitorare e garantire la coerenza di tutti i riferimenti tra modelli CAD
  • Modifica e cancellazione di componenti senza condizionare gli assiemi esterni
  • Supporto per la parametrizzazione e la strutturazione delle famiglie di elementi
  • Liste ˈwhere-usedˈ e distinte base in diversi formati
  • Fornitura di parametri geometrici dal sistema CAD verso i metadati di classificazione del sistema PDM

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