Ciclo di vita del prodotto

L’importanza di gestire l’intero ciclo di vita del prodotto

Ciclo di vita del prodotto

Cosa significa gestire il ciclo di vita del prodotto e perché anche per le PMI potrebbe essere un approccio vantaggioso?

“Il Product Lifecycle Management è un modello aziendale olistico, basato su soluzioni informative a supporto della creazione collaborativa, della gestione, della diffusione e dell’uso di tutta la conoscenza di prodotto”

– Sergio Terzi, docente del Politecnico di Milano

Il modello PLM diventa una necessità per tutte quelle aziende che intendono gestire i dati in maniera organizzata e tracciabile, oltre che seguire tutto il flusso dei prodotti anche dopo la loro produzione e uscita dalla fabbrica.

Ma quali sono i vantaggi derivanti dall’implementazione di un sistema PLM come PRO.FILE?

  • Gestione in sicurezza di tutto il ciclo di vita del prodotto.
  • Maggior collaborazione tra i reparti grazie alla piena condivisione del Know how aziendale.
  • Miglioramento dei flussi di lavoro e dei processi.
  • Risparmio di tempo.
  • Integrazione fra PLM – CAD – ERP.
  • Alta possibilità di personalizzazione.
  • Configurazione semplice (EASY.CON).

Sei curioso di capire come PRO.FILE potrebbe collocarsi all’interno della tua realtà aziendale, e come potremmo collaborare insieme?

Approfondiremo gli argomenti di tuo interesse, o fisseremo una demo di prodotto realizzata specificatamente per la tua realtà aziendale !

Puoi progettare prodotti digitali solo se meccanica, elettronica e sviluppo prodotto dialogano (bene) tra loro

Nel sistema ERP sono presenti solitamente tutte le informazioni riguardanti i componenti venduti, sia quelli relativi alla parte meccanica che quelli derivanti della parte elettronica e componenti software. Grazie a questo approccio si può creare un collegamento tra i diversi componenti. Insomma: chi opera nel dipartimento Commerciale o Acquisti o Logistica trova le informazioni raggruppate all’interno di un unico sistema IT… il lavoro quotidiano, di conseguenza, ne risulta privilegiato.

Ciò però non accade negli uffici R&D / progettazione / sviluppo prodotto. O perlomeno non accade se manca la soluzione PLM che fa da collettore di tutte le informazioni e dati prodotto. Tutte le informazioni sono presenti all’interno dei diversi sistemi CAD (meccanici, elettrici, elettronici o sviluppo software), in modo stagno, senza collegamento tra di loro.

Perché è necessario un collegamento?

L’assenza di un collegamento non permette di mostrare interconnessioni, con inevitabili conseguenze:

  • Mancato allineamento tra le modifiche elettriche/elettroniche e quelle meccaniche. Se, ad esempio, un progettista elettronico decide di modificare le dimensioni di un circuito stampato, il progettista meccanico dovrebbe automaticamente essere informato della modifica così da adattare l’alloggiamento che lo contiene.
  • Aumento dei doppioni, soprattutto quando le parti sono utilizzate in più lavorazioni. Il lavoro di produzione viene rallentato e ritardato per capire quale sia la parte da utilizzare. Se il doppione non viene rilevato si rischia di produrre prodotti doppi o pezzi difettosi.
  • Mancato collegamento tra macchina e versione software installata. La value proposition di un prodotto si sposta sempre più nella direzione del software: non conoscere quale versione software sia installata in un macchinario consegnato ad un cliente significa rendere arduo il lavoro di chi dovrà fare la manutenzione sul macchinario.

Il Product Data Backbone

Parliamo di prodotti digitali quando il prodotto ha una elevata percentuale di tecnologia informatica e software. L’utilizzo di un Product Data Backbone consente il collegamento di tutti i dati di prodotto e delle informazioni relative alle differenti discipline: meccanica, elettronica, sviluppo software. Si favorisce la creazione di un vocabolario aziendale condiviso che rende facilitata la comunicazione interdipartimentale.

Indipendentemente dall’area di creazione del componente (meccanica, elettronica, software) è possibile navigare all’interno della struttura prodotto avendo evidenza della versione usata, le revisioni fatte, dove sono usati i componenti. Così facendo si riduce al minimo la riprogettazione di componenti già esistenti e si favorisce il riutilizzo.

Il PLM rappresenta il Product Data Backbone dell’azienda: integra le informazioni provenienti da diversi software di progettazione (MCAD, ECAD e Software). Grazie alla connessione con l’ERP già in uso si aggiungono le informazioni commerciali in esso archiviate: i progettisti possono accedere alle giacenze, ai costi, alle parti più facilmente reperibili presso il fornitore. PLM e ERP si scambiano informazioni in modo bidirezionale creando una struttura navigabile tra prodotti e progetti.

Il processo di sviluppo prodotto necessita di informazioni chiare e precise. E’ possibile sapere con certezza le parti già esistenti, chi le ha realizzate, gli effetti possibili in caso di modifiche (Impact Matrix). Tale processo riduce i tempi di coordinamento tra le varie discipline, incentiva la collaborazione, consente la messa in produzione velocemente e senza errori.
La progressiva e inarrestabile digitalizzazione renderà sempre più necessario un collegamento tra tutte le informazioni relative al prodotto: il PLM diventerà il vero Product Data Backbone, la spina dorsale dei dati di prodotto dell’azienda. In tal modo l’area meccanica, elettronica e lo sviluppo software comunicheranno tra loro in modo fluido e sarà più facile creare i prodotti digitali.

Lo sai che con PRO.FILE puoi gestire, oltre ai CAD meccanici, anche i CAD di progettazione elettrica ed elettronica? Potrai così gestire in modo più produttivo una unica distinta base meccatronica! La soluzione PRO.FILE consente di integrare nativamente i due CAD elettrici più diffusi in Italia, SPAC di SD Project ed EPLAN.

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Fonte dell’articolo e credits immagine: PRO.FILE Italia

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gestione dei processi aziendali

Perché le aziende di successo gestiscono (bene) i loro processi aziendali

gestione dei processi aziendali

Che cosa è un processo aziendale?

Un processo aziendale consente a un’azienda di descrivere chi fa cosa e in quale ordine. Un processo è una serie di task eseguiti in sequenza: input chiaramente definiti in ingresso e output prestabiliti in uscita. L’output può essere un servizio, un prodotto o qualche altro obiettivo organizzativo. Combinando tutti i processi aziendali, possiamo descrivere come opera l’azienda stessa. La gestione dei processi aziendali ottimale porta un notevole miglioramento del successo aziendale.

Per meglio comprendere il concetto paragoniamo un processo aziendale ad una ricetta. Immagina di essere a casa e di volere cucinare per cena qualcosa di diverso da un piatto di pasta o uova strapazzate. Sei in vena di sperimentare e cerchi una ricetta del risotto cremoso al gorgonzola. Scarichi una ricetta dal web e segui passo passo le indicazioni riportate per preparare il piatto di risotto. Non c’è nessuno lì al tuo fianco a verificare il tuo procedimento o a fornirti qualche suggerimento.

Ecco, una buona ricetta deve essere specifica. Pensa ancora al tuo risotto al gorgonzola. Hai seguito la ricetta, ma il risotto non è uscito come previsto. Perché è successo? Forse l’elenco degli ingredienti della ricetta non era abbastanza specifico. Forse le descrizioni di ciascun passaggio erano troppo vaghe.

Perché i processi sono importanti in un'azienda?

I processi aziendali sono la chiave per descrivere come un’azienda opera nella sua quotidianità. Pagare la fattura di un fornitore o elaborare l’ordine di un cliente sono entrambi processi aziendali. Le buone aziende hanno processi documentati. Consentono output coerenti, costanti e di alta qualità.
Documentando i loro processi, le aziende possono espandersi rapidamente. Le aziende che cercano di crescere mediante fusioni e acquisizioni necessitano di processi aziendali ben documentati per facilitare le integrazioni e supportare le operazioni aziendali unificate.
I processi sono anche cruciali per un efficace knowledge management. Possono essere utilizzati per la formazione dei nuovi dipendenti a svolgere le attività previste e ottenere i risultati desiderati. Ecco perché una gestione dei processi aziendali strutturata e organizzata è vitale per il successo di ogni azienda.

Perché i processi aziendali sono così importanti per il PLM?

I processi aziendali consentono alle aziende di sviluppare e progettare, vendere, fornire e dare supporto ai loro prodotti in modo efficace. Il valore dei processi lungo il ciclo di vita del prodotto influenza fortemente il successo del prodotto in questione. Sprechi e inefficienze in questi processi si traducono in consegne ritardate e problematiche legate alla qualità.

Come definiamo un processo aziendale?

La gestione dei processi aziendali è un approccio generale che aiuta a promuovere l’efficienza in azienda. Tale percorso ricomprende la documentazione dei processi esistenti (Process Mapping), la definizione dei processi futuri (BPM = Business Process Modelling), l’implementazione dei processi definiti (Process Deployment) e la misurazione dei processi (Process Monitoring). Mappatura, definizione e monitoraggio dei processi aziendali sono attività di fondamentale importanza in un sistema PLM.

Vediamo nel dettaglio ciascuna di queste fasi:

1. Mappatura dei processi aziendali
Per creare una mappa dei processi aziendali, possiamo utilizzare un diagramma di flusso del processo suddiviso mediante fasce funzionali “swim lane”: il diagramma di flusso mostra una fascia per ogni ruolo e indica le attività e gli eventi che ogni ruolo esegue. L’esempio seguente rappresenta il processo di vendita di una piccola azienda (in questo caso il diagramma mostra la situazione attuale).

2. Modellazione dei processi aziendali
Durante questa fase, creiamo un modello migliorato per i processi che l’azienda vuole ottimizzare. Il modello rappresenta una struttura condivisa per la discussione e la comunicazione. Questo aiuta le persone a capire come funzionerà il processo e dove è possibile fare delle ottimizzazioni. L’esempio seguente rappresenta il processo di vendita precedentemente illustrato ma ottimizzato, dopo la fase di rimodellazione.

3. Implementazione del processo aziendale
Dopo aver definito i nuovi processi, dobbiamo implementarli. Al fine di implementare i cambiamenti in modo produttivo, deve essere predisposto un piano di formazione e supporto. Dopo l’implementazione, passiamo alla gestione costante dei processi aziendali. Ma è fondamentale seguire il processo e assicurare un feedback adeguato: il nuovo processo funziona bene? Abbiamo bisogno di apportare degli aggiustamenti?

4. Monitoraggio dei processi aziendali
Un buon processo aziendale deve essere misurabile. Utilizziamo gli indicatori KPI (Key Performance Indicator) per misurare l’efficienza e l’implementazione del processo. Un KPI è una metrica, un attributo quantificabile che ci aiuta a descrivere la performance e che può essere misurato. I KPI aiutano l’azienda a stabilire obiettivi e monitorare i progressi e l’efficienza dell’implementazione.

Cosa identifica un buon processo aziendale?

È importante mantenere i processi aziendali al giusto livello di dettaglio. Le aziende a volte confondono processi e metodi. Un processo è un insieme sequenziale di attività di alto livello, con input e output chiari. I metodi definiscono come eseguire le attività definite in quelle fasi del processo nei relativi sistemi informativi. I metodi sono più dettagliati e specifici per ciascun sistema.

Un buon processo di business è chiaro, ben documentato e facile da capire e mettere in pratica. Le attività di un processo devono essere ben evidenti, così come i ruoli di ciascun attore e le informazioni che usano e creano. Tutto ciò che non è abbastanza chiaro genererà confusione e sprechi.

I processi devono essere misurabili e gestibili. In altre parole: sfruttiamo i dati in nostro possesso per monitorare il processo e comprendere se sta funzionando bene o sta procedendo con difficoltà. I processi aziendali sono i mattoncini di qualsiasi organizzazione di successo. I processi aziendali ben gestiti sono un potente asset strategico aziendale. Se vuoi che le persone lavorino nel modo corretto, devi definire questo modo con un processo aziendale.

Hai mai valutato quanto vantaggio potresti ottenere riorganizzando e semplificando i tuoi processi aziendali? Digitalizzare i processi ti consente di rendere la tua azienda più snella e competitiva. Noi di CADTEC applichiamo tutte le potenzialità della soluzione PRO.FILE che consente di ottimizzare i processi PLM, monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento e misurare le performance in ottica di miglioramento continuo.

Contattaci per un confronto senza impegno o per una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo e delle immagini: blog shareplm.com

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benchmark PLM

Benchmarking PLM: come farlo al meglio

benchmark PLM

Una riflessione doverosa

Per molte aziende intraprendere un progetto PLM e portarlo avanti nel modo corretto non è affatto una passeggiata.

Alcuni affermano che un progetto PLM sia un progetto infinito, ma è meglio pensarlo come a un viaggio. Per quanto questa affermazione possa essere vera, ogni viaggio dovrebbe comunque avere delle pietre miliari e delle stazioni dove potersi riposare, godere dei traguardi raggiunti e pianificare la successiva parte del viaggio.

Uno dei progetti che solitamente porta con sé molti punti interrogativi è il benchmark PLM. Ci sono aziende che fanno protrarre questa fase di benchmarking per anni, senza tuttavia procedere con step successivi. Ci sono anche progetti PLM “impazziscono” nel momento in cui si arriva al punto di prendere una decisione. Come prevenire tutto ciò e pianificare nel modo più ragionevole il prossimo passo da fare in questo viaggio?

Il punto di partenza è fondamentale, quali sono gli obiettivi del benchmark PLM!

Identificare gli obiettivi aziendali. Per quanto possa sembrare scontato, molte aziende non hanno ben chiari i loro obiettivi di business per il PLM e il processo di benchmarking. Senza obiettivi, l’analisi comparativa del PLM può facilmente trasformarsi in un processo infinito e infruttuoso di dibattiti e discussioni.

Definire gli obiettivi tecnici. Le tecnologie ricoprono un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo, concordare anticipatamente alcuni aspetti tecnici può aiutare a prendere una decisione più veloce sull’architettura, sulla possibile tecnologia da adottare e ambito di applicazione della soluzione.

Organizzare un team di esperti interni ed esterni. E’ fondamentale circondarsi di esperti di ambito sia tecnico che organizzativo. Così facendo si avrà il supporto da parte di coloro che conoscono in modo approfondito l’organizzazione dell’azienda ma anche di chi saprà dare consigli sulle possibili tecnologie da adottare.

Accettare criteri quantificati e qualificati. Per prendere una decisione nel processo di benchmarking è necessario concordare in anticipo una serie di criteri. Condividere e discutere con il team questi criteri significa essere certi di non andare a interferire o mettere in discussione aspetti “intoccabili” dell’organizzazione.

I 3 grandi DO NOT del benchmark PLM

1. NON confrontare i prodotti PLM prima di aver definito chiaramente la strategia, gli obiettivi di business e le applicazioni della tecnologia. Sarà solamente tempo sprecato a discutere di elementi che potrebbero essere irrilevanti per l’azienda.

2. NON iniziare il processo di benchmarking prima di aver formato un team di persone con funzioni decisionali e conoscenza dei flussi di lavoro e processi che si intendono gestire con l’implementazione del PLM.

3. NON mischiare benchmarking esterni di PLM, tecnologie e best practice, con la valutazione interna dei processi aziendali, organizzazione del lavoro e tecnologie già in uso.

In conclusione

Operando con il giusto approccio il benchmark PLM è un progetto meno complesso di quanto si possa pensare. Stabilendo degli obiettivi, lavorando sulla strategia, isolando le aree di conflitto senza mescolare processi tecnologici, di business e flussi di lavoro, è possibile ottenere con tempi ragionevoli un progresso ben visibile. Successivamente, procedendo per step ben pianificati anche la fase di implementazione sarà più agevole e senza troppi scossoni nell’organizzazione del lavoro quotidiano.

Anche tu stai valutando un sistema PLM per meglio gestire dati e documenti di prodotto? Temi che il tuo viaggio sia infinito o non sai da dove partire per essere produttivo in tempi brevi? Noi di CADTEC abbiamo un metodo di lavoro collaudato che ti permette di concentrarti solo su ciò che è importante per il tuo business, evitando di perdere tempo e denaro. Inoltre, la filosofia flessibile e modulare della soluzione PRO.FILE ti permette di arrivare al go-live in modo rapido per iniziare fin da subito a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi.

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Fonte dell’articolo: blog Beyond PLM

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Digital Twin e la cultura ‘data driven’

Digital Twin: una definizione

La moderna accezione di ‘Digital Twin’ rimanda alla presentazione ‘Conceptual Ideal for PLM’ del Dr. M. Grieves pubblicata nel 2002 all’università del Michigan. Questo termine, tuttavia, risale originariamente agli anni ’60 e fu utilizzato dalla NASA in riferimento alla creazione di un duplicato ‘terrestre’ dei sistemi interni alle navicelle spaziali. Successivamente venne utilizzato anche come base per lo sviluppo delle simulazioni computerizzate.

Quali sono i principali componenti del Digital Twin?

I due macro-elementi da collegare sono lo spazio virtuale e lo spazio reale (o fisico). Questo collegamento avviene attraverso un processo di ‘mirroring’ o ‘twinning’ (gemellaggio) che segue il prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.
Nella sostanza si tratta di raccogliere tutti i dati, le informazioni e i processi di un elemento fisico, come ad esempio un prodotto, e sdoppiarlo in una versione virtuale. Questo consente di esaminarlo e studiarlo in ogni sua parte ed inoltre apre molteplici possibilità per simulazioni e analisi predittive.

Applicazioni pratiche nelle IIoT: la cultura ‘data-driven’

In concomitanza all’introduzione del concetto di Internet of Things nelle aziende (IIoT), il Digital Twin ha trovato la sua condizione di massimo sviluppo. In particolare, nel settore delle industrie 4.0, il Digital Twin viene applicato in numerose applicazioni e crea lo spazio ideale per la diffusione dei fenomeni di digitalizzazione e di cultura ‘data-driven’. Con questo termine s’intende l’approccio alla presa di decisioni aziendali fondamentali, come ad esempio dati di prodotto, basandosi sui dati raccolti ed analizzati.

Come possono i Digital Twins essere utili all’azienda? Ecco qualche esempio…

Le turbine di General Electric Co

La famosa multinazionale statunitense fondata nel 1892 si è sempre distinta per il suo carattere innovativo e per la capacità di investire in tecnologie industriali. Nello specifico l’azienda applica alle sue turbine (utilizzate sia nei sistemi eolici che all’interno dei motori dei jet) una fitta rete di sensori che comunicano con il Digital Twin virtuale in tempo quasi reale. Dal momento della vendita la turbina reale informa sull’utilizzo in corso la sua copia virtuale e questo permette non solo di registrare dati continuamente, ma anche di rilevare guasti, difformità, previsioni di decadimento e risoluzione di problematiche già in fase di testing.

Le auto di Tesla

Come per GE, Tesla ha fatto dell’evoluzione tecnologica un punto cardine della sua strategia di crescita aziendale. Le auto vendute, infatti, trasmettono ai loro gemelli virtuali ogni informazione che possa essere utile all’azienda per migliorare l’efficienza delle sue automobili, e non solo.

“Ogni giorno Tesla riceve l’equivalente di oltre 2 milioni di Km percorsi, sommando i contributi di tutte le auto. Questa enorme mole di dati consente di costruire una mappa costantemente aggiornata delle strade e di verificare la presenza di malfunzionamenti “strutturali”, cioè dipendenti dalla progettazione”
(Roberto Saracco, www.agendadigitale.eu)

Nei due esempi riportati ci si è concentrati sulla applicazione del concetto di Digital Twin nelle IoT, ma rimangono ancora da valutare le applicazioni alle analisi predittive e ai test che vengono messi in atto prima del rilascio del prodotto/servizio. Sono di rilievo tutte quelle fasi di ideazione e creazione di modelli virtuali che forniscono dati e informazioni che condizionano le successive fasi decisionali e di progetto.

Benefici innovativi del Digital Twin

I benefici dell’adozione dei Digital Twin sono innumerevoli e tipicamente cambiano in base alla necessità e all’utilizzo dell’azienda. Per alcune aziende sono legati a raccolte dati di prodotti già in uso, per altre consentono di testare nuove progettazioni, per altre ancora costituiscono le fasi virtuali di processi reali.

Fra i benefici più innovativi vi sono:

  • Le applicazioni del medesimo Digital Twin a supporto di più settori o addirittura più aziende

Poniamo come esempio la Digital Twin creata per un’automobile. Questa non solo potrà aiutare diverse aree della medesima azienda (come progettazione, manutenzione, prospetti di vendita) ma sarà utile anche ad aziende esterne come ad esempio le assicurazioni o i venditori di pneumatici. La condivisione di questi dati permetterà di ridurre le spese di creazione del Digital Twin e aumentare la precisione dei dati raccolti.

  • Le integrazioni fra Digital Twins

Il principio alla base delle integrazioni fra gemelli digitali consiste nell’applicazione pratica dei loro gemelli reali. In funzionamento ogni componente interagisce con altri e questo comporta degli ulteriori dati di aggregato.

Ad esempio un impianto eolico, per funzionare, necessita di vari componenti integrati (come turbine, pale, motore). I Digital Twins di ognuno di questi componenti se legato agli altri e posto in simulazione, potrà fornire dati molto più precisi su usura, guasti ed eventuali altre problematiche.

Il PLM come Digital Twin

L’implementazione del PLM in azienda permette tutta una serie di benefici che coinvolgono vari reparti, come ad esempio la condivisione di documenti, l’archiviazione sicura, la gestione dei processi e la risoluzione delle problematiche di versione.

La spinta alla digitalizzazione, tuttavia, ha richiesto più attenzione ai processi, alle IoT, ai dati e alla gestione del prodotto nel suo intero ciclo di vita. Questo insieme di informazioni crea a tutti gli effetti un vero e proprio Digital Twin che sviluppa il concetto di PLM e lo eleva a strumento di sviluppo processi, di simulazione di scenari futuri e fornisce una soluzione predittiva e gestionale del prodotto.

Pensiamo ad esempio ad un Product Lifecycle Management System che raccoglie tutti i dati di prodotto di un’azienda di packaging. Oltre alla gestione dei documenti e delle informazioni utili ad essere archiviate in prospettiva di futura consultazione, il gemello digitale permette di simulare delle migliorie all’impianto, cambi di fornitore, modifiche alla materia prima, analisi predittive utili a marketing e reparto amministrativo/finanziario dell’azienda e crea delle vere e proprie stime (ad esempio di vendita).

Con la spinta a Digitalizzazione e Industria 4.0 il PLM come Digital Twin, se opportunamente implementato, può permettere alle aziende di migliorare la qualità dei processi, dei prodotti e consentire l’integrazione con tecnologie innovative (quali IIoT) senza mai perdere di vista il bilancio di efficienza/efficacia.

Si tratta di fornire alle aziende uno strumento che li porta direttamente a poter usufruire delle evoluzioni tecnologiche e le innovazioni dell’industria 4.0 ponendosi come precursori e creatori delle tendenze rivoluzionarie in ambito industriale.

Fonti

– https://www.automazionenews.it/digital-twin/

– https://www.agendadigitale.eu/industry-4-0/industry-4-0-modello-digital-twin-migliora-sviluppo-prodotti/

– https://www.gartner.com/en/newsroom/press-releases/2019-02-20-gartner-survey-reveals-digital-twins-are-entering-mai 

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dematerializzazione

Dematerializzazione: uno dei motori chiave dell’attività delle aziende moderne

dematerializzazione

Dematerializzazione significa prima di tutto digitalizzare i processi, ovvero trasferire le informazioni dal formato fisico a quello digitale.

La maggior parte delle aziende di tutto il mondo sta riuscendo a ridurre notevolmente l’utilizzo della carta. Anche la Pubblica Amministrazione ha abbracciato il paradigma GED, della Gestione elettronica dei documenti, consigliando, talvolta obbligando, imprese e singoli cittadini ad adeguarsi alla documentazione elettronica per la redazione e la consegna agli uffici pubblici, di atti e procedure relativi alla propria attività.

A questo punto è interessante capire a che punto sia realmente l’applicazione dei processi di dematerializzazione nella vita quotidiana.

La Digital Trasformation è in continua espansione

Quando si parla di dematerializzazione è inevitabile fare riferimento alla “Digital Transformation”, oggi al centro delle discussioni in tutti i settori,  soprattutto quando si parla di processi ICT.

Sergio Patano – Senior Research & Consulting Manager di IDC Italia,  spiega il punto di vista di IDC su questi temi:

La digitalizzazione è un fenomeno che sta investendo le aziende già da diverse decadi. Tuttavia, la forza che sta dimostrando in questi ultimi anni è davvero impressionante». «L’universo digitale è in continua e costante espansione (…). Questi dati devono poi essere immagazzinati, gestiti, analizzati e resi sicuri, per far sì che non siano solo un costo per l’azienda ma che possano contribuire a generare valore e nuovi revenue stream.

La carta «continua a sopravvivere» in vari contesti aziendali nonostante le previsioni, ma le inefficienze prodotte dai processi documentali tradizionali e la velocità raggiunta dalle transazioni di business odierne rendono necessario abbracciare il nuovo paradigma della dematerializzazione applicato a tutti gli ambiti.

Per avere un’idea di quanto l’argomento sia di interesse comune, basta pensare, per esempio, alla difficoltà che si incontra nel condividere documenti tra le varie business unit e all’esterno con clienti, partner e fornitori; al dispendio di tempo e di costi per la classificazione e ricerca delle informazioni, e all’altissima percentuale di errori derivanti dalle attività manuali, nei più svariati settori.

La dematerializzazione

La dematerializzazione rappresenta sicuramente una possibile soluzione a tutte le limitazioni derivanti dall’abituale utilizzo della documentazione cartacea.

A questo proposito, le indagini condotte da IDC evidenziano come le aziende stiano affrontando il problema da due differenti punti di vista:

  • il primo mira alla trasformazione intelligente in digitale dei documenti cartacei, tramite l’utilizzo, in aggiunta agli strumenti più tradizionali, di scanner stand-alone o stampanti multifunzione, delle nuove funzionalità di print & scan di cui i device mobili (tablet e smartphone) possono essere dotati.
  • il secondo tende a generare direttamente in digitale i documenti frutto di una qualunque transazione informativa, attraverso l’implementazione di soluzioni di firma digitale o grafometrica di form elettronici, di cattura di informazioni da portali e siti web.

Numerosi i vantaggi derivanti dall’implementazione di nuove soluzioni “legate al concetto più ampio della dematerializzazione e dell’automazione dei processi“, secondo i sondaggi di IDC, tra i quali:

  • la riduzione di oltre il 40%, dei documenti cartacei prodotti e circolanti all’interno dell’azienda, e dei relativi costi di stampa;
  • un risparmio di tempo speso in attività document intensive, quantificato in oltre tre ore settimanali;
  • la diminuzione pari al 50% circa degli errori manuali;
  • un recupero molto più rapido (12%) delle informazioni;
  • un decremento dei dei costi di archiviazione, di circa il 41%;
  • un conseguente incremento di produttività, quantificabile in oltre il 40%.

Secondo IDC, la dematerializzazione è solo un aspetto della gestione documentale nel suo complesso. Molte aziende, consapevoli dei vantaggi a 360°che le nuove soluzioni porteranno, stanno focalizzando i propri investimenti e la propria attenzione su soluzioni tecnologiche in grado di automatizzare e semplificare i processi aziendali. «È importante mettere in evidenza che tali soluzioni non possono da sole risolvere i problemi se non sono accompagnate da un processo di change management che aiuti gli utenti a comprenderne i reali benefici e che aiuti a portare miglioramenti incrementali per l’azienda» – conclude Patano.

Elementi di un processo di dematerializzazione di successo

Ci sono alcune specifiche caratteristiche facilmente misurabili, che aiutano a comprendere se un progetto di dematerializzazione sarà in grado di centrare gli obiettivi prefissati:

  • L’efficenza riscontrata dagli utilizzatori aumenta, e di conseguenza le tempistiche necessarie per creare e diffondere un documento sono più contenute;
  • I costi di gestione delle informazioni sono ridotti;
  • L’adeguamento e rispetto delle normative vigenti diviene sempre più automatico e la gestione è semplificata.

Dematerializzare i processi

Consideriamo le attività document intensive, cioè che prevedono un importante utilizzo di documenti all’interno di un’azienda, (ad es. la vendita e la fatturazione di un bene o di un servizio). Ogni settore aziendale svolge almeno una parte di un complesso processo, che parte dall’offerta e si conclude all’evasione e fatturazione dell’ordine. Si comprende quindi facilmente che la semplice digitalizzazione dei documenti non può che costituire uno degli step, per quanto indispensabili, della corsa verso una reale trasformazione digitale del modo di operare odierno, qualsiasi sia il tipo di attività che si conduce e qualsiasi sia l’ambito in cui si lavora o ci si muove.

La rilevanza giuridica dei documenti

Relativamente agli aspetti più legati alla pubblica amministrazione e quindi agli atti ufficiali, occorre sottolineare come l’accettazione dei documenti e dei processi digitali nelle transazioni poggi sulla loro validità e rilevanza giuridica, quindi a tutti gli effetti di legge, che essi devono necessariamente avere per sostituire a pieno titolo i processi cartacei tradizionali.

In ambito di pubblica amministrazione, per gli atti ufficiali, i processi cartacei sono sostituiti in toto da documenti e processi digitali che hanno la stessa validità e rilevanza giuridica. I documenti elettronici sono a tutti gli effetti equivalenti e sostituibili a quelli cartacei, sia che derivino dalla digitalizzazione di un documento cartaceo via scanner, sia che vengano generati direttamente in digitale da un file. In ogni caso il documento informatico contiene tutte le informazioni necessarie ad abilitare un processo e ha una validità completa anche dal punto di vista legale; deve essere accettato da tutti gli attori coinvolti nel processo stesso. La gestione di tutti gli aspetti informatici e delle ottimizzazioni coinvolte fa parte di quella categoria di soluzioni software e che viene identificata con l’ acronimo BPM (Business Process Management).

In conclusione

L’Italia si è posta in modo attivo all’interno di questo contesto di rinnovamento, assorbendo le idee più innovative messe in campo dalle tecnologie ICT, implementandole in leggi e normative che possono sostenere in modo concreto le aziende pronte ad accingersi a questo importante percorso di cambiamento.

Inoltre, aziende e governi, sembrano finalmente muoversi in accordo su un terreno che nonostante possa rivelarsi complesso e insidioso, si dimostra senza dubbio ricco di vantaggi e benefici tangibili. Del resto, lo sviluppo delle soluzioni dedicate a questo settore di mercato è stato e continua a essere notevole e costante.

E la tua azienda sa misurare il successo di un progetto di dematerializzazione?

Noi di Cadtec, possiamo supportarti dandoti alcune informazioni, o maggiori delucidazioni per poter valutare ed intraprendere al meglio questo percorso di cambiamento.

Siamo a tua disposizione per un supporto o un’assistenza specifica.

Fonte dell’articolo: datamanager.it

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Ecco perché il PLM è un vantaggio competitivo per le aziende

Quanto spesso vi trovate a sprecare tempo inutilmente nella ricerca di un file o del modello CAD di un prodotto?

Quanto volte vi è capitato di dover riprogettare nuovamente un componente perché non è stato possibile trovare il modello originale?

La situazione è comune in azienda se non si utilizzano strumenti integrati per la gestione delle informazioni e dei dati, una soluzione PLM (Product Lifecycle Management). I sistemi di gestione dei dati di prodotto servono per controllare l’accesso e la gestione di tutti i dati relativi alle specifiche tecniche e realizzative dei prodotti e posso essere integrati con i sistemi CAD di modellazione.

Ne beneficia tutta l’azienda…

I sistemi PLM apportano benefici in tutti i dipartimenti dell’azienda:

  • Basta sprechi di tempo prezioso per cercare o rifare progetti già esistenti;
  • Risparmio di tempo e aumento della produttività;
  • Risparmio di denaro grazie ai costi ridotti;
  • Time To Market ridotto, elemento fondamentale per combattere la concorrenza nel mercato globale.

I vantaggi di un PLM

1° vantaggio: Ridurre i tempi di progettazione

Considerando che la progettazione di un nuovo prodotto contiene per l’85% conoscenza e componenti già progettati e utilizzati in progetti precedenti, diventa più veloce modificare prodotti già esistenti anziché riprogettarli da zero. Tutto ciò diventa ancora più evidente se pensiamo che altri dipartimenti aziendali possono beneficiare di informazioni su prodotti similari già presenti nei software aziendali (Ingegnerizzazione, Acquisti, Produzione, Assemblaggio, etc.).

2° vantaggio: Ridurre la fase di messa a punto dei processi

Riutilizzando i concetti già validati e maturi si riducono al minimo errori e scarti e la soddisfazione del cliente aumenta.  Questo perché la messa a punto dei processi si basa su esperienze consolidate che rendono il lavoro quotidiano più veloce e produttivo, efficace.

3° vantaggio: Migliorare l’organizzazione e la gestione delle informazioni

Organizzare le informazioni in modo efficiente significa, senza dubbio, certezza e univocità del dato. Grazie al PLM l’archiviazione è più razionale e snella, la duplicazione dei dati è ridotta e diminuisce il numero di parti da gestire nel database aziendale (e anche i costi associati).

4° vantaggio: Raccogliere la sfida della globalizzazione 

Il PLM facilita le aziende ad aprirsi verso mercati internazionali in modo facile e veloce, incentivando la collaborazione e il co-engineering tra le diverse sedi. Inoltre, il controllo sulle modifiche e sulle revisioni avviene in tempo reale evitando spiacevoli errori per l’utente.

Il PLM è la bacchetta magica?

I software PLM possono offrire alle aziende un netto vantaggio competitivo. Ci sono però delle riflessioni che l’azienda deve fare quando si accinge a scegliere una soluzione di questo tipo:

  • PLM e sistemi CAD in uso sono perfettamente integrati nella gestione dei dati e dei disegni esistenti?
  • Il PLM può essere connesso in maniera bidirezionale con il sistema gestionale per condividere la conoscenza e le informazioni in tutta l’azienda e per lo scambio di dati certo?
  • Il sistema può essere implementato in modo agevole e in tempi ragionevoli? Una implementazione mediante configurazione riduce i costi IT e consente una introduzione iterativa e graduale.

In conclusione

Ottenere vantaggi competitivi e strategici da un sistema PLM è possibile solo se la scelta del prodotto più idoneo viene fatta in base ai sistemi informativi e gestionali già presenti in azienda, per rendere più veloce ed efficace il passaggio e la condivisione delle informazioni.

PRO.FILE è la soluzione di Product & Document Lifecycle Management che consente di gestire, controllare e integrare i dati (PDM) e documenti (DMStec) di prodotto dall’inizio alla fine del ciclo di vita. Inoltre, si integra con i maggiori sistemi CAD e ERP presenti sul mercato. Contattaci per maggiori informazioni o richiedi una demo.

Fonte dell’articolo: rivista Tecnologie del filo

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Implementazione PLM: fra Change Management e Reverse Mentoring

L’implementazione di qualsiasi software in azienda è una questione estremamente delicata. Stressante per i decisori, impegnativa per gli utilizzatori e spesso va rivista a distanza per calcolarne l’effettivo ROI* con la dirigenza. In particolare, l’implementazione PLM come Product Lifecycle Management è una tipologia di software che cambia la filosofia aziendale, la gestione dei documenti, la collaborazione e la comunicazione fra reparti. Essa, infatti, punta a migliorare l’efficienza/efficacia dei processi in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Come evitare di farsi spaventare da un cambiamento così radicale della struttura? In che modo valutare anticipatamente le fasi di sviluppo del processo di implementazione? E’ possibile eliminare i blocchi di resistenza al cambiamento che potranno crearsi? Come gestire al meglio l’evoluzione aziendale verso il futuro?

Alcuni dei metodi più innovativi per mettere in atto questa implementazione PLM sono il Change Management e il Reverse Mentoring. Vanno intesi solamente come trend delle grandi compagnie e non come unici accorgimenti da mettere in atto; potrebbero, tuttavia, essere il punto di svolta per l’evoluzione aziendale.

Change Management, dalle Scienze Sociali ai cambiamenti aziendali.

Il Change Management è una tendenza di cui si parla molto (Forbes) ma, in realtà, è un concetto che esiste da centinaia di anni e consiste nella gestione dei cambiamenti. Nello specifico, la versione moderna del termine prevede un management che viene realizzato tramite fasi e strumenti dedicati, con particolare attenzione all’approccio umano alle trasformazioni.

“Questi strumenti comprendono un approccio strutturato che può essere efficacemente utilizzato per realizzare, accompagnare e supportare la transizione, aiutando così l’organizzazione a realizzare e governare la propria trasformazione” – Wikipedia.

Ma quali sono gli effettivi vantaggi del Change Management?

Tra i vantaggi che possono essere quantificabili vi sono:
– definizione chiara (e maggiorata) del ROI*;
– rispetto di tempi e budget prefissati per l’implementazione;
– raggiungimento puntuale degli obiettivi iniziali.

I maggiori benefici che apporta, tuttavia, non sono facilmente valutabili perché riguardano il personale aziendale coinvolto direttamente. Già nel 1974 Schön individua il cosiddetto “Conservatorismo Dinamico delle Organizzazioni” in cui sostiene come il conservatorismo “induce ad auto proteggersi dai cambiamenti non originati dalla propria volontà. Schön riconosce la crescente necessità delle organizzazioni a divenire più flessibili per far fronte alla crescente velocità dei cambiamenti che le investono in misura sempre maggiore, arrivando a dotarsi di un processo di ‘apprendimento’ continuo.” – Wikipedia

Le organizzazioni in genere, e le aziende nello specifico, possono utilizzare il Change Management come utile strumento per qualsiasi trasformazione aziendale, compresa l’implementazione PLM. In particolare, una gestione strutturata del processo diminuisce gli errori riscontrabili, permette di rispettare tempistiche, budget ed obiettivi, aumenta il coinvolgimento al progetto del personale riducendo le resistenze ed infine crea la coesione d’intenti di cui l’implementazione PLM necessita per essere efficace.

Reverse Mentoring: le generazioni a confronto

Un ulteriore sviluppo aziendale in voga (Corriere della Sera) è costituito dal Reverse Mentoring. Questo termine, per quanto di tendenza, nasce nel 1999 grazie a Jack Welch, ex CEO della General Electric. Egli ideò uno specifico (quanto semplice) programma per ridurre il gap generazionale. Welch “chiese ai 500 top manager dell’azienda di individuare giovani impiegati che potessero insegnare loro l’utilizzo del web. (..) Le competenze digitali dei junior e l’esperienza dei senior si incontrano.” – Fondirigenti

Oggi il Reverse Mentoring viene definito come uno dei capisaldi nello sviluppo della cultura al cambiamento. Utilizzare il know-how e le competenze aziendali in ottica di efficienza/efficacia permette non solo di risparmiare ma anche di aumentare la coesione del personale. Si rendendo così le skills proprie un bene comune a sostegno dell’intera impresa.

I principali benefici del Reverse Mentoring nell’Implementazione PLM

Un tempo, non così lontano, le competenze aziendali erano suddivise rigidamente fra settori ed in ognuna delle divisioni aziendali era presente una figura cardine.

Pensiamo ad esempio allo sviluppo di un prodotto, ed immaginiamo il “signor Giovanni”, dipendente dal lontano 1968 che conosce ogni particolare di ogni prodotto che è stato venduto in azienda. Gran lavoratore e perfetto risolutore di problemi si affida alle sue esperienze e ad anni di relazioni con fornitori e clienti.
Mai utilizzato un computer, si affida alle telefonate dirette per soluzionare grattacapi.
Immaginiamo ora di mettere nelle sue mani un PLM, uno strumento magnifico, completo ed efficiente che potrebbe risolvere molti dei suoi mal di testa e permettergli qualche giorno di ferie all’anno. Lo shock è assicurato e certamente egli diventerà un paladino della campagna anti-PLM.

Pensiamo ora di affiancare al signor Giovanni una delle nuove leve dell’ufficio: Francesco anno 2000, millennial con tanta voglia di imparare ma nessuna esperienza. La loro collaborazione permetterà ad entrambi di aumentare le competenze, li farà sentire utili e porterà il know-how ad essere condiviso e a costituire un valore aggiunto del loro lavoro.

L’uso del Reverse Mentoring nell’implementazione PLM non permette solamente di risparmiare sulle spese di formazione; abbatterà barriere generazionali e di competenza, darà dignità a tutte le figure coinvolte, diminuirà le resistenze al cambiamento e permetterà di utilizzare diversi approcci nella risoluzione di problemi.

Due metodi non fanno una soluzione!

Per quanto entrambi i metodi di cui si è trattato possano essere estremamente utili per un’ottima implementazione PLM, non è possibile utilizzarli come unico approccio.
La scelta di evolvere come azienda adottando un Product Lifecycle Management richiede attenzione e preparazione, dall’iniziale fase di scelta del prodotto e dei consulenti, alla comunicazione interna; dalla presentazione della proposta alla dirigenza fino alla comunicazione interna del cambiamento al personale coinvolto.

*ROI = Return on Investment o ritorno dell’investimento, la redditività degli investimenti effettuati dall’azienda.

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Industria 4.0 e PLM

Verso l’Industria 4.0: tra digitalizzazione e PLM

Industria 4.0 e PLM

“Il termine Industria 4.0 (…) indica una tendenza (…) che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti” – Wikipedia

La tendenza maggioritaria delle aziende è di concentrarsi sempre più nell’innovazione delle tecnologie produttive e nell’integrazione di tutte le fasi del ciclo produttivo in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Secondo i dati contenuti nel sondaggio della Staufen Akademie di dicembre 2014 le imprese meccaniche si approcciano all’industria 4.0 nei seguenti tre modi:

 

  1. un terzo circa non si è ancora confrontato con l’Industria 4.0;
  2. un altro 33% è ancora in una fase di orientamento e sta valutando i vari scenari in cui è possibile un suo impiego;
  3. il terzo rimanente delle imprese si vede già proiettato in quella che sarà la realizzazione della quarta rivoluzione industriale.

Processi digitalizzati, attenzione ai falsi

Nella pratica si trovano spesso processi che sono solo in apparenza digitali. Un processo digitale, infatti, si può definire tale solo se le informazioni sono nella condizione di essere ulteriormente elaborate. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”.

Ad esempio, una fattura scansionata spedita da un fornitore al proprio cliente per e-mail non è digitalizzata. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili o modificabili digitalmente. Nel caso specifico, è necessario che i dati delle immagini vengano letti mediante Optical Character Recognition, che siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Nel caso in cui i valori dell’ordine coincidano con i valori della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità finanziaria per il pagamento.

Un’elaborazione automatizzata tipo di un autentico processo aziendale digitale si caratterizza per informazioni utilizzabili digitalmente, elaborate meccanicamente e sistemi collegati fra loro a tale scopo.

Il PLM come ponte verso l’Industria 4.0

Esaminata dal punto di vista del PDM e PLM, la gestione completa dei dati di prodotto è la base per i processi gestionali in una produzione orientata verso Industria 4.0.

“La gestione efficiente ed efficace di questo modello di prodotto digitale che va dallo sviluppo alla vendita, dalla produzione alla messa in servizio fino alla creazione di valore per il cliente e alla garanzia dei servizi associati al prodotto, viene definita più o meno dall’inizio del nuovo secolo come gestione del ciclo di vita del prodotto o PLM. (…) Tale gestione dei dati di prodotto è il presupposto fondamentale affinché prodotti moderni, “intelligenti” e interconnessi svolgano la loro funzione e abbiano successo sul mercato mondiale. È la condizione essenziale affinché anche la produzione possa essere organizzata collegandola in modo “più intelligente”. È il requisito fondamentale per Industria 4.0”.
– Tesi Hechenberger del Sendler Circle –

Ciò che nel campo commerciale vale per le fatture, può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo. Una richiesta di modifica per un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per divenire tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e associata automaticamente al rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora una classificazione completamente digitale. E non è soltanto quest’informazione che deve essere disponibile a livello digitale e integrata nel sistema, bensì anche l’incarico che ne deriva.

Il processo aziendale digitale

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un incarico per e-mail e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto l’incarico deve essere attribuito nel software PLM mediante un file d’incarico e ciascun documento deve essere presente soltanto una volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida quindi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal file d’incarico.

Un’azienda pratica una digitalizzazione sistematica end-to-end quando dispone di informazioni in digitale e quando si adopera affinché esse possano essere immediatamente sfruttate da altri sistemi. Le informazioni devono quindi poter essere utilizzate nella loro forma digitale senza interazione umana ed essere in grado di attivare azioni e processi. Si parla, quindi, di “gestione dell’impatto”.

Per una corretta digitalizzazione in ingegneria meccanica, è necessaria una struttura portante adeguata che funga da base per le informazioni. Essa è rappresenta appunto dal Product Data Backbone.

L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione:

  • il sistema ERP per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza;
  • il sistema CRM;
  • il software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto: il Product Data Backbone.

Fonte: PRO.FILE Italia

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Ecco perché ERP e PLM dovrebbero andare a braccetto nelle imprese manifatturiere

Il PLM controlla le Informazioni
Crea > Revisiona > Riutilizza

L’ ERP controlla le Risorse
Acquista > Revisiona > Vendi

I rischi di slegare i due sistemi

Esiste un numero significativo di aziende, dove i dipendenti, pur essendo risorse altamente specializzate e ben pagate, impiegano il loro tempo in lavori burocratici e a basso valore aggiunto. Un esempio significativo è l’inserimento manuale delle distinte materiali (BOM) nel sistema ERP: il rischio di errore umano è elevato e il metodo piuttosto superato.

Al di là del costo di personale qualificato speso solo per digitare informazioni da Excel in ERP, occorre considerare l’impatto che un errore di battitura può avere:

  • si acquistano o producono componenti errati che costano denaro e riducono il profitto.
  • si accumulano ritardi nella produzione e magari si incorre in penali di contratto.
  • il cliente è insoddisfatto.
  • la reputazione viene compromessa e il danno d’immagine è elevato.

Integrare ERP e PLM

Nelle aziende manifatturiere l’ERP e il sistema PDM / PLM dovrebbero andare a braccetto ed essere integrati tra loro!
Una soluzione PDM / PLM con una connessione bidirezionale con l’ERP consentirà di sincronizzare dati e documenti di prodotto tra i due sistemi e aiuterà a risolvere tali problemi.

PDM / PLM come Product Data Backbone

In primo luogo, il sistema PDM / PLM deve fungere da Product Data Backbone dei dati di prodotto: mette in struttura gerarchica e collega tra loro i dati e i documenti del prodotto e allo stesso tempo tiene sotto controllo versioni e revisioni.

Il Product Data Backbone garantisce che la distinta base (BOM) e i documenti associati – come specifiche, manuali, etc. – vengano automaticamente sincronizzati con il sistema ERP.

Di conseguenza,

  • chi si occupa di produzione ha sempre accesso alla versione corretta del disegno CAD da produrre.
  • chi si occupa degli acquisti ha accesso in tempo reale ai documenti e alle informazioni aggiornate (ad es. i disegni costruttivi) senza uscire dal consueto ambiente di lavoro ERP, scrivere richieste email o effettuare chiamate ai colleghi.
  • chi si occupa di progettazione ha accesso in tempo reale alle informazioni sulle componenti di acquisto presenti nell’ERP, come la quantità presente a magazzino, il prezzo, lo stato (ad es. se obsoleto…).

In sintesi

Ecco come trarre i maggiori vantaggi dell’integrazione tra i due sistemi:

  • Il PLM supporta nel progettare e rilasciare un prodotto.
  • L’ERP supporta la pianificazione, in che modo il prodotto sarà fabbricato e venduto.

Integrando ERP e PLM è possibile ottenere benefici evidenti fin da subito:

  • scambio dati rapido e sicuro tra ERP e Engineering
  • basta utilizzo di dati e documenti errati o obsoleti
  • riduzione al minimo del numero dei componenti, evitando la riprogettazione e i costi di gestione dei doppioni
  • soddisfazione del cliente ai massimi livelli
  • … è essenziale per la strategia di  digitalizzazione / Industria4.0 dell’azienda

Vuoi organizzare la conoscenza aziendale in modo razionale ed efficace? Vuoi migliorare la condivisione della conoscenza e lo scambio di informazioni tra le diverse aree aziendale senza ritardi e con la certezza di mettere a disposizione sempre dati aggiornati in tempo reale? Richiedi una demo di PRO.FILE Product & Document Lifecycle Management presso la tua sede o richiedi la documentazione del webinar di PRO.FILE Italia per approfondire l’argomento.

Fonte dell’articolo: Dimitri Baumtrok (PROCAD)

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